1974

ANIMA LATINA

 

 

·        Abbracciala abbracciali abbracciati

·        Due mondi

·        Anonimo

·        Gli uomini celesti

·        Gli uomini celesti (ripresa)

·        Due mondi (ripresa)

·        Anima latina

·        Il salame

·        La nuova America

·        Macchina del tempo

·        Separazione naturale

 

 

Musicalmente può essere definito il migliore album di musica pop italiana degli anni settanta.

Scriviamo musicalmente non a caso, poiché i testi del sesto disco di Lucio Battisti non sono all’altezza delle straordinarie soluzioni musicali proposte nel disco.

“Anima latina” rappresenta la vetta della capacità compositiva istintiva e affascinante del primo periodo di Battisti e costituisce una pietra di paragone per ogni suo successivo lavoro, mettendo in evidenza una creatività musicale che non avrà più (se non in brevi momenti), quel dinamismo.

Da questo disco in poi, pian piano i lavori usciti sotto il binomio  Battisti-Mogol saranno sempre meno intensi.

Composto dopo un viaggio in sudamerica, “Anima Latina” è un  lavoro dove confluiscono e si fondono in nuovi schemi tutte  le esperienza del cantante e con in più l’innesto di suoni elettronici e di arrangiamenti condotti con una originalità che fa ricorso a soluzioni assolutamente inconsuete per la musica italiana d’autore.

Nessun singolo sarà tratto dall’album, e d’altronde sono soltanto un paio le canzoni cantabili del disco che vive un percorso del tutto originale e compatto perché ricchissimo di continue metamorfosi sonore.

Il lavoro si fa notare inoltre per l’eccellente qualità di una registrazione molto accurata e attenta nel trattamento timbrico degli strumenti.

Si accennava al fatto che in “Anima Latina”, la voce di Battisti viene per la prima volta progressivamente filtrata con echi, riverberi, oscillazioni, facendo da sfondo senza essere la sola protagonista, venendo interrotta e sovrapposta da inserimenti elettronici e rumori, perdendosi libera in melismi, in falsetti ed anche nelle scansioni un parlato drammatico.

Come era già accaduto in “Amore e non amore” (1971), la canzone d’autore e il marchio vocale di un cantante ormai famoso cede il passo alla sua musica; Battisti è da tempo svincolato dalle leggi di vendita del mercato discografico e la sua voglia di ricerca è ancora una volta liberata sino ad esprimersi in maniera irripetibile.

Accennavamo alla dicotomia fra testo e musica: le liriche del disco sono appena dignitose e talvolta deludenti; l’intenzione di Giulio Rapetti/Mogol era quella di prendere l’America come pretesto per raccontare i miti e i mali della società postmoderna con particolare riferimento all’esasperazione dei sensi e alla ricerca della tecnologia a discapito dell’identità personale.

Ma in questo album i testi indicano, nel migliore dei casi, una concezione dei rapporti fisici (dopo l’analogia amore/morte del primo periodo), come qualcosa di buffo a cui tutto sommato non ci si può sottrarre. Nel peggiore dei casi spesso si sfiora il vero e proprio pateracchio fatto anche di simbolismi puerili e astrattismi preconfezionati in cui Mogol da sempre mostra la corda.

Ma ancora una volta e in maniera irripetibile, la mediocrità dei versi viene innalzata dalle musiche e dalla voce di Lucio Battisti, urlata, in falsetto, mugolante, sguaiata, alta, piangente e quant’altro serve a far apparire sulle parole fallite del disco una musicalità che annulla le parole predisposte dai versi.

Sulla copertina del disco la luce di un tramonto appena cominciato illumina dei bambini che ballano e suonano in un grande spiazzo verde delimitato soltanto da alberi. Nell’immagine interna gli stessi bambini si stendono in circolo attorno ad una opulenta signora di mezza età, una “madre mediterranea”.

Nella busta interna lo stesso ambiente delle scene precedenti rimane assolato, nella luce calante e sgranata che illumina gli alberi. Una immagine malinconica in contrasto con quella spensierata della copertina, una raffigurazione che esemplifica i brani dell’album ora pieni di vitalità, ora di contemplazione.

L’apertura del  sesto lavoro di Battisti è affidata ad “Abbracciala, abbracciali, abbracciati” che  sembrerebbe dal titolo una specie di inno alla fratellanza, ed è invece una corrente di pensieri in cui si confonde amore, amicizia e sesso senza nessun percorso logico, come in un dormiveglia prolungato. Il tempo della batteria fisso e ipnotico fa da base per le vocalizzazioni di Battisti: è un segnale importante: i suoi normali fruitori sanno subito che in questo lavoro la sua voce non sarà più in primo piano.

In “Due mondi” il cantante duetta con Mara Cubeddu, una bella voce che vivrà qualche successo con il gruppo dei Daniel Santacruz Ensemble e con un interessante quanto fallimentare nelle vendite, primo disco.

Le liriche sondano ancora le contrapposizioni caratteriali di un uomo e una donna ricchi di voglie e di incomunicabilità. Il brano è ritmatissimo dalle note di chitarre sudamericane, ed anche per questa caratteristica risulterà il più programmato dalle radio fungendo da immaginario singolo di traino al LP.

Un piano elettrico e un sintetizzatore fanno invece da sfondo ad “Anonimo” una storia testualmente indefinita e arricchita da  effetti sonori ambientali che portano alla mente dell’ascoltatore un’atmosfera di campagna, dove le campane dei pascoli si tramutano nei timbri di un vibrafono.

Il flauto di Claudio Pascoli, con interventi misurati placa i furori erotici narrati dallo zoppicante testo di Mogol. Fortunatamente la musica scorre via splendidamente da sola, complessa e affascinante come nell’intermezzo dove un bellissimo intervento di un sintetizzatore che riprende la melodia che si ascolterà nel brano “Anima latina” La disillusione del protagonista e' espressa nel finale: una delusione a tempo di chitarra. 

Le stesse considerazioni valgono per “Gli uomini celesti” testo dissestato  quant’altro mai,  creato dall’idea di illustrare la volontà  ed i rischi di essere   liberi e non cedere a nessuna omologazione “ti faranno fumare per farti sognare che il futuro o un messia presto tutto cambierà ed avrai come danno una nuova condanna...”. In soccorso al caos tematico il dialogo vero è fra le due chitarre e gli inserimenti accuratamente asincronici degli altri strumenti, la voce straniata di Battisti rendono il brano splendido.

Le parole hanno una impennata significativa soltanto nel finale: “ma se tu rifiuterai di giocare all’attore, forse un libro scriverai come libero autore, e tu forse parlerai di orizzonti più vasti...”.

Il secondo lato del disco (parliamo ovviamente della vecchia concezione divisoria dei Long Playing), si apre con due brevissime  “riprese” di due canzoni del primo, rispettivamente “Gli uomini celesti” e di “Due mondi” con un piano e la voce di Battisti che introduce i primi versi della canzone, rallentati e contemplativi.

La vecchia simbiosi Mogol-Battisti di un tempo, ritorna in “Anima Latina”  senza esitazione il testo più riuscito di tutto l’album. Ricco di immagini poetiche e capace di descrivere con poche parole una felicità semplice e pagana che ogni sera riesce a dimenticare la miseria e i problemi della quotidianità. Versi di rilevo, perché realmente evocativi, con citazioni prese dai miti della società moderna: la gioia della vita, la vita dentro agli occhi dei bambini, denutriti, allegramente malvestiti, che nessun detersivo potente può aver veramente sbiadito”. L’anima latina descritta nel brano appare repentina e incontenibile: “Scende ruzzolando, dai tetti di lamiera, indugiando sulla scritta: “Bevi Coca Cola”. Fra le altre cose la  canzone  è  una  delle  pochissime  (in un lavoro sperimentale), ad avere quella cantabilità peculiare dei brani di Battisti, e fu per questo motivo che venne trasmessa dai canali radiofonici (delle allora arrembanti radio private), assieme a “Due mondi” praticamente come un immaginario 45 giri. L’introduzione è di grande respiro: chitarra, piano elettrico, e archi procedono e si dividono per ritornare staccando sulla prima strofa.

Subito dopo “Anima Latina” un effetto sitar e il suono di due remi che si muovono nell’acqua aprono “Il salame” un brano che nel testo vorrebbe essere ironico ma perimetra i confini di un altro fallimento. Non così (ancora una volta), la musica che fra continui cambi di tempo diventa ironica, sensuale, drammatica sino a far divenire il testo opzionale e fortunatamente senza far male a nessuno, senza essere ricordato.

Se mai qualcuno volesse comprendere la capacità compositiva di Battisti potrebbe utilizzare come esempio la partitura di “La Nuova America” canzone ostica che richiama in un medley di stereotipi (il country, l’hard rock ecc.), affascinante e dissonante i miti sonori degli Stati Uniti.

I cambiamenti sonori e di tempo (ben quattro), sono improvvisi e riuscitissimi e la dicotomia fra testo e musica si fa meno sentire in un brano emozionante anche perché permette per la prima volta l’ascolto della voce di Battisti soffocata da echi e da riverberi da oscillanti e in maniera avvincente, rimanere inconfondibile.

Il testo riscopre intensità dimenticate e si propone come uno dei migliori dell’album “...e purtroppo perdo anche te, se tu confondi mondi amore e proprietà”. Un’incomunicabilità descritta con filosofia “e certamente parleranno di sindrome depressiva, oppure diranno che e' morto un altro matto. Io avrò cercato solamente altrove quel contatto che qui non trovo che qui non ho. Macchina del tempo tu perdi i pezzi e non lo sai”.

Le parole sono l’annuncio del brano successivo, che si chiama proprio “Macchina del tempo” quasi completamente strumentale e appoggiato da un malinconico dinamismo, eseguito su un tempo strano e difficile (in particolare per la musica pop), come quello di 7/8. Strumentalmente complesso è organizzato su movimenti che ricordano strofe e finali di canzoni del disco appena accennate e sfuggenti.

L'immaginario protagonista-turista di “Anima Latina” termina il suo viaggio senza nessuna certezza, la “Nuova America” non esiste se non nella geografia del cuore.

Dubbi e le perplessità lo seguiranno per sempre: “Separazione naturale” ne completa infatti l'esperienza, e stavolta dal punto di vista interiore. Un sintetizzatore con le sue oscillazioni, fa da sfondo alla voce di Battisti, tesa nelle ultime imprescindibili parole dell’album che esprimono il dramma del viaggio fisicamente compiuto di fronte al falso movimento vissuto con la mente.

La disillusione amorosa che è maschera bellissima di quella esistenziale: “Se ne andrà molto presto, qualche frutto darà forse ancora, generosa talvolta com’è la natura. Ma se avessi il tempo per amarti un pò di più...”.

Pur non ripetendo il successo dei dischi precedenti, e senza essere trainato da nessun singolo, “Anima Latina” sarà 13 volte al primo posto in classifica fra il 1974 e il 1975, anni in cui il panorama della musica italiana comincia ad essere così povero da poter vedere in prospettiva persino positiva l’imminente boom della musica da discoteca.

Questo stesso album lascia, a tanti anni di distanza un senso di addio un epitaffio di tempi belli non solo perché passati per quelli che li hanno vissuti ma anche per essere stati caratterizzati, in campo musicale dalla capacità geniale di creare nuove sonorità con mezzi assai inferiori a quelli di adesso. E Battisti ha sempre avuto la incredibile capacità di far divenire pregi i difetti delle sue registrazioni.

Al disco partecipa Gianni Dall’Aglio che aveva fatto parte di un gruppo storico del beat italiano, I Ribelli e poi insieme a Mario Lavezzi e Alberto Radius del solo commercialmente sfortunato gruppo Il Volo.

 

 

ABBRACCIALA ABBRACCIALI ABBRACCIATI

 

Cosa ti dicevo mai? A che punto ero?

Ho quasi l'impressione che,

io con te perdo il sentiero.

Forse la psicologia

può spiegare questi strani vuoti

della mente mia.

Ora mi ricordo che parlavo di follia

e del grande amore, grande bugia.

Che ne pensi dimmi,

di un uomo tanto stupido da crederti sua?

Anima, alzati, apriti

abbracciala, abbracciali, abbracciati

Che ora è? E' tardi ormai.

Mia cara, cara amica

che ne dici se noi

portiamo a termine la nostra

dolcissima fatica.

Allontaniamoci verso il centro dell'universo.

 

DUE MONDI

 

L'universo che respira e sospinge la tua sfera

e la luce che ti sfiora, cosa vuoi?

Voglio te, una vita. Far l'amore nelle vigne.

Cade l'acqua ma non mi spegne.

Voglio te.

Oltre il monte c'è un gran ponte.

Una terra senza serra, dove i frutti son di tutti.

Non lo sai?

Voglio te, una vita. Far l'amore nelle vigne.

Cade l'acqua ma non mi spegne.

Voglio te.

E' una vela la mia mente prua verso l'altra gente

vento, magica corrente

quanto amore!

Voglio te, una vita. Far l'amore nelle vigne.

Cade l'acqua ma non mi spegne.

Voglio te. Mio per sempre!

Voglio te... te... te.

Ma tu non cambi mai.

Un braccio, che altro vuoi?

Un'ora me la dai.

L'amore è qualcosa di più

del vino, del sesso che tu prendi e dai.

Ah sarei una cosa tua?

Amore, gelosia amor di borghesia.

Da femmina latina a donna americana

non cambia molto... sai?

Voglio te, voglio te, voglio te, voglio te...

E’ una vela la mia mente prua verso l'altra gente.

Vento, magica corrente...

 

ANONIMO

 

Anonima la casa, anonima la gente, anonimo anch'io.

Un cane e ciak azione! 

All'improvviso un morso... Figlio mio!

La frutta nel giardino, i panni nel catino

e lei, ore ed ore.

Le gambe nude, il volto acceso ed

una colpa... dieci anni maggiore.

C'era lei...e cos'altro ancora?

Nascosti giù al fosso, complice il sesso,

a misurarsi, a masturbarsi un po'...

L'impulso di uno scatto, la palla io

che batto, che rete ho fatto!

Sudore che diventa alloro amore mio sei forte ti adoro.

Fermarsi poi ad un tratto lottar col reggiseno:

Che fai? sei matto?

Il cambio ed il volante, ma niente mi terrà distante.

C'era lei... E cos'altro ancora?

Mi ha colto in flagrante. Io sono l'amante.

Ragazzi, silenzio assoluto per carità.

Parlando del passato mi sono raffreddato.

Il lenzuolo dov'è andato?

Mi sembri un po' delusa. Oppure ti ho offesa?

Un goccio di benzina...

A farlo riposare, riparte il motore?

Su vieni a me vicina, stasera ho ancora

voglia di giocare.

 

GLI UOMINI CELESTI

 

La speranza spezzata è la tua eredità.

Fallimento di una vita di coraggio e di viltà.

Troverai sul cammino fango e corruzione.

E la voglia tu avrai di sdraiarti al suolo

per guardare come in un film i colombi in volo.

Ti faranno fumare per farti sognare che

il futuro od un messia presto tutto cambierà.

Ed avrai come vanto una nuova condanna

ti diranno che il vento è il respiro di una donna

per far sì che un lamento, uno solo,

copra ogni tormento di un velo.

Ma se tu rifiuterai di giocare all'attore

forse un libro scriverai come libero autore.

E tu forse parlerai di orizzonti più vasti

dove uomini celesti portandoti dei figli

ti diranno: "Scegli!"

ben sapendo che ridendo tu,

tu a loro ti unirai...

 

GLI UOMINI CELESTI (ripresa)

 

Strumentale

 

DUE MONDI (Ripresa)

 

Ma tu non cambi mai.

Un braccio, che altro vuoi?

Un'ora me la dai.

L'amore è qualcosa di più

del vino, del sesso che tu

prendi e dai.

Sarei una cosa tua?

Amore, gelosia

amor di borghesia.

Da femmina latina a donna americana

non cambia molto sai?

E' una vela...

è una vela la mia mente

prua verso l'altra gente

vento, magica corrente...

 

ANIMA LATINA

 

Scende ruzzolando dai tetti di lamiera

indugiando sulla scritta "Bevi Coca Cola".

Scende dai presepi vivi appena giunge sera...

Quando musica e miseria diventan cosa sola.

La gioia della vita.

La vita dentro agli occhi dei bambini

denutriti, allegramente malvestiti

che nessun detersivo potente può aver veramente sbiaditi.

E corre sulle spiagge atlantiche

seguendo il calcio di un pallone,

per finire nel grembo di grosse mamme antiche dalla pelle marrone.

E s'agita nel sangue delle genti dai canti e dalle risa rinvigorite

che nessuna forza, per quanto potente,

può aver veramente piegate.

 

IL SALAME

 

Alzati in punta di piedi.

Appoggiati contro di me.

Fra un anno io vado a scuola.

Dopo mi sposo con te.

Non ti interessa - ma non capisci niente, tu.

Scema!

E' bello stare solo noi,

che già ci conosciamo.

Non senti niente? Neanch'io.

Baciami, toccami qua...

Profumi buono, mio Dio!

Ma dimmi come si fa?

Fa niente, vieni, apriamo il frigo,

dài, sì dài, ho fame!

Urca! Guarda cosa c'è...

Il salame.

 

LA NUOVA AMERICA

 

La nuova America.

La nuova America.

La nuova America.

Dov'è?

Io voglio vivere.

Adesso, subito.

Anche con te

 

MACCHINA DEL TEMPO

 

E quando quel suo pianto, patetica risposta al mio no

divenne un loden verde che in un angolo di strada cancellò,

soffocai la mia sensibilità dietro la statua della libertà.

E quella statua un nome ed occhi verdi aveva già

e una cerniera lentamente rimossa a metà.

Femmina rossa cosa vuoi? "Mio per sempre".

E fu la morte anche per lei.

E purtroppo perdo anche te,

se tu confondi i mondi: amore e proprietà.

Tu perdi me.

E ancor più solo, senza loro e te,

io disperato con un mantello alato sopra un monte corro

e a braccia aperte e ad occhi chiusi

gettandomi, come posso, mi soccorro.

Vedrò fra il grano i fiordalisi; uscir dall'acqua i risi.

D'amore la terra è pregna, anche se gramigna nel seme,

il seme ha dell'esclusività.

E certamente parleranno di sindrome depressiva

o più semplicemente diranno che è morto un altro matto.

Ma io avrò cercato solamente altrove quel contatto

che qui non trovo, che qui non ho...

Macchina del tempo tu perdi i pezzi e non lo sai.

I pazzi sono i saggi e viceversa ormai.

Io so che incertezza uccide ogni ebbrezza che nasce in noi.

Il senso della vita, confuso ed umiliato, si è perso oramai.

Tra i fili di un tessuto di riti e paure, di rabbie e di preghiere.

Siamo, siamo, siamo, siamo vivi e dobbiamo restarlo perché:

programmare una vita in un giorno

vuol dire morire quel giorno con te.

Ed io voglio mai perdere nessuno e nessuno che perda mai me.

 

SEPARAZIONE NATURALE

 

Se ne andrà molto presto…

Qualche frutto darà forse ancora...

Generosa talvolta com'è la natura.

Ah! Se avessi il tempo per amarti un po' di più…