1976
LA
BATTERIA, IL CONTRABBASSO,
ECCETERA ECCETERA
· Ancora tu
· Un uomo che ti ama
· La compagnia
· Io ti venderei
· Dove arriva quel cespuglio
· Respirando
· No dottore
· Il veliero
· Ancora tu (coda)
La sterzata verso
l’innovazione proposta dal disco precedente non ha seguito e chissà, forse
anche le esigenze del mercato, inducono a dare alle stampe un lavoro che
risente dell’influsso della musica dance legata alle “febbri del sabato sera”
che cominciano a diffondersi proprio in quei mesi.
Caratterizzato da un titolo
piuttosto lungo, che forse esprime la voglia di tornare a una musica
strumentalmente priva di complicazioni, l’album scandalizzò una parte dell’antico pubblico battistiano. Non
per i testi, che tornano agli abituali standard di Giulio Rapetti, quanto per
la decisa svolta dance che traspare esplicita dai solchi.
Come dicevamo, stavolta le
liriche sono all’altezza della situazione, frutto del lavoro di un Mogol molto
ispirato, che si evidenzia nelle
infinite espressioni di un tema, come quello dell’incomprensione fra uomo e
donna, svolto mirabilmente anche laddove l’ironia e il ritmo sembrano invitare
alla distrazione.
Certo, le affascinanti e
complesse, novità ascoltate con “Anima latina” sono purtroppo lontane, le forme
musicali divengono più fruibili e spesso delicate, e nei momenti migliori del
disco offrono una cristallina e affascinante semplicità melodica. I musicisti
che contornano offrono un basso nervoso che caratterizzerà con i suoi giri
tutto il disco e una chitarra elettrica suonata con perizia da Ivan Graziani,
(1945-1997) un interessante cantautore e chitarrista abruzzese che esordirà
proprio con la “Numero Uno”, (il disco sarà “I lupi”) dopo essersi fatto
conoscere con il complesso della “Anonima Sound”.
Il dirompente successo di
vendite di una canzone cambierà quasi il titolo al disco che veniva acquistato identificandolo con il
titolo del brano scelto come singolo: “Ancora tu” è il disco più
gettonato di tutto il 1976 ed è anche il primo, ritmatissimo biglietto da
visita di Lucio Battisti in veste dance. La batteria, rigidamente in quattro
quarti, e la chitarra seguono un brano che al di là delle valutazioni di
furbizia commerciale è perfettamente riuscito, accattivante e malizioso, nel
testo e nella musica. L’avanzare metronomico della canzone mette in evidenza la
voce calda e con un pizzico d’eco del cantante che in questo disco riprenderà a
pieni diritti la supremazia vocale di fronte agli strumenti in tutti i brani.
In “Un uomo che ti ama”
ritorna ad essere esaminata la nuova condizione femminile; il testo propone la
decisione di ritorno all’antico dichiararsi (Donna tu sei mie e quando dico mia
dico che non vai più via) da parte dell’uomo su una donna che per troppo
protagonismo rischia di non saper riconoscere l'amore vero: “...é meglio un
uomo solo, per tutti, anche per te. Un uomo che ti ama”.
Così, e senza allocuzioni
poetiche, per Rapetti ancora una volta la donna non è convinta del ruolo che
ricopre, nei versi si adombra profeticamente già la crisi d’identità degli anni
ottanta e il fantasma della donna-manager degli anni ottanta: “in questa
confusione tu sei smarrita e dando a tutti niente ti sei svuotata e non riesci
a capir più nemmeno di chi sei innamorata”.
Il basso martellante e la ritmica rendono il pezzo musicalmente non troppo interessante, ma la voce di Battisti si fa largo con una naturalezza che solo l’esatto calcolo fra schema e improvvisazione possono offrire, ridando smalto ad una canzone musicalmente minore.
“Io ti venderei” è in effetti un anatema
antifemminista ma dove tutto sommato con la drasticità del pensiero che dà il
titolo al testo si stempera la tristezza di una vita a due che danneggia lui
quanto lei, che secondo Mogol, desidera le stesse cose chiamandole con un altro
nome.
Brano armonicamente
semplicissimo (basato su due accordi) vive delle scintillanti accelerazioni e
dei rallentamenti offerti dalla voce di Battisti.
Non molti sanno che “La
compagnia” è una delle rarissime canzoni non scritte da Mogol. Fu
addirittura interpretata da Marisa Sannia in un festival di Sanremo risalente a
molti anni prima. Ma si rivela un ripescaggio di valore, perché il brano
scritto da Rapetti e musicato da Donida possiede la bellezza della semplicità
semplice e bellissimo. Il battere amichevole e lieve della spazzole e la delicatezza dell’organo bastano per lo
scorrere di una musica e di un testo che parla della necessità di vivere
insieme agli altri vincendo anche le più recenti delusioni della vita,
nonostante tutto: “...io ti ringrazio sconosciuta compagnia, non so nemmeno chi
è stato a darmi un fiore, ma so che sento più caldo il mio cuore”.
“Dove arriva quel cespuglio” presenta invece un
arrangiamento che con il suo appoggiarsi al basso e alla ritmica rigida riesce
a descrivere una situazione di immobilità degli eventi; impasto strumentale
particolarmente indicato a descrivere un testo che racconta le indecisioni di
un giovane che sceglie per appartarsi con la sua compagna il silenzio notturno
di una casa in costruzione. Le parole
adombrano ma non chiariscono se l’edificio sarà realmente l’abitazione della
coppia o si dimostrerà soltanto un sogno ad occhi aperti. La canzone mette in
evidenza una certa carenza di ispirazione da parte di Mogol e si nota anche
come la vecchia e inossidabile simbiosi fra i due stia per risolversi con una
separazione.
Si cambia totalmente
registro con “Respirando”, dove un ritmo esplicitamente messicano (e qui
ritorna un po’ l’anima latina di Battisti), fa da riuscitissimo sfondo per la folle narrazione di un altro aspetto
straniante della vita di coppia. E’ la prima canzone ironica del disco,
(l’altra sarà “No dottore”). Il protagonista, dopo un incidente stradale valuta
gli aspetti positivi della sua morte la quale sarebbe per lui un evento capace
di rendere paradossalmente più vivibile il suo rapporto con una compagna, che
dimostrerà una maggiore partecipazione alla sua vita seguendolo durante il suo
funerale.
“No dottore” è l’amore stressante che
diventa follia; la passione che diventa paranoia. La canzone è divertente, ma
non vuole esserlo sino in fondo, perché il testo lascia aperto l’interrogativo
legato alla distorsione e la degenerazione del rapporto a due, talvolta ai
confini della malattia mentale e nel caso specifico al ricovero del
protagonista che confessa candidamente:
“per un attimo la mente mi si è accesa, e qualcosa si bruciò...”.
Battisti canta con singolare
bravura la testimonianza fatta davanti ad un neurologo di qualcosa che è
accaduto durante una travagliata giornata di menage, probabilmente un omicidio.
“Il veliero” è, a tutti gli effetti, un
brano di disco-music; ma assai ben fatto, ma lontano dagli sfondi abituali di
Lucio Battisti e ha il merito di concludere in maniera disimpegnata un ottimo
disco e non a caso, dove in tre minuti si realizza una breve riunione che
ricorda un passato straordinario. Suonano infatti con Battisti, Alberto Radius
e Gianni Dall’Aglio, vecchi ed indimenticabili compagni dei tempi della
Ricordi.
I nuovi tempi, quelli delle
vendite sul mercato musicale italiano destano sospetti di dissociazione, da
boom economico in via di fallimento: musica da discoteca e impegno cantautorale
in declino, decine e decine di singoli dedicati ai bambini. La melodia si
difende con qualche colpo di coda; per fare qualche nome, “Margherita” di
Riccardo Cocciante ed “E tu” di Claudio Baglioni.
ANCORA TU
Ancora tu non mi sorprende lo sai
ancora tu ma non dovevamo vederci più?
E come stai? Domanda inutile
Stai come me e ci scappa da ridere.
Amore mio hai già mangiato o no?
Ho fame anch'io e non soltanto di te.
Che bella sei sembri più giovane
o forse sei solo più simpatica.
Oh lo so cosa tu vuoi sapere...
nessuna no ho solo ripreso a fumare...
Sei ancora tu purtroppo l'unica
Ancora tu l'incorreggibile
Ma lasciarti non è possibile. No, lasciarti non è possibile.
Lasciarti non è possibile. No, lasciarti non è possibile.
Sei ancora tu purtroppo l'unica.
ancora tu l'incorreggibile.
Ma lasciarti non è possibile. No lasciarti non è possibile.
Lasciarti non è possibile. No lasciarti non è possibile.
Disperazione e gioia mia
sarò ancora tuo sperando che non sia follia
ma sia quel che sia (sia quel che sia...)
abbracciami amore mio, abbracciami amor mio
che adesso lo voglio anch'io.
Ancora tu
non mi sorprende lo sai
ancora tu
ma non dovevamo vederci più?
E come stai? Domanda inutile
Stai come me e ci scappa da ridere
UN UOMO CHE TI AMA
Ah! Donna tu sei mia,
e quando dico mia, dico che non vai più via
è meglio che rimani qui a far l'amore insieme a me!
Il vestito trasparente come la tua bella fronte
Oh no!
L'offerta del tuo seno orgoglio dell'animale sano
Oh no!
Quell'aria da straniera che mi mette ogni volta un po' paura
e l'ammirazione che scateni che ti rende sempre più sicura
Diventano coltelli, supposizioni folli quando è sera!
Ah! Donna tu sei mia, e quando dico mia,
dico che non vai più via
è meglio che rimani qui a far l'amore insieme a me!
È meglio un uomo solo, per tutti anche per te,
un uomo che ti ama
La tenerezza prende il posto dell'amore
oh no!
E l'emozione il sopravvento sulla ragione!
Oh no!
E in questa confusione tu sei smarrita!
E dando a tutti niente ti sei svuotata.
E non riesci più a capir nemmeno di chi sei innamorata.
Ah donna tu sei mia e quando dico mia,
dico che non vai più via
è meglio che rimani qui a far l'amore insieme a me!
È meglio un uomo solo, per tutti anche per te,
un uomo che ti ama.
Ah donna tu sei mia, e quando dico mia
dico che non vai più via.
LA COMPAGNIA
Mi sono alzato, mi son vestito
e sono uscito solo, solo per la strada
Ho camminato a lungo senza meta
finché ho sentito cantare in un bar
finché ho sentito cantare in un bar.
Canzoni e fumo ed allegria
io ti ringrazio sconosciuta compagnia.
Non so nemmeno chi è stato a darmi un fiore
ma so che sento più caldo il mio cuor
so che sento più caldo il mio cuor.
Felicità, ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo già.
Tristezza va, una canzone il tuo posto prenderà
Abbiam bevuto e poi ballato
è mai possibile che ti abbia già scordato?
Eppure ieri morivo di dolore
ed oggi canta di nuovo il mio cuor
oggi canta di nuovo il mio cuor.
Felicità, ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo già.
Tristezza va, una canzone il tuo posto prenderà.
Felicità, ti ho perso ieri ed oggi ti ritrovo già.
Tristezza va una canzone il tuo posto prenderà,
una canzone il tuo posto prenderà.
IO TI VENDEREI
Io ti venderei, io ti venderei
se potessi farlo con un'altra donna ti baratterei
e invece io padre fratello amico profondo sarò.
Paure sbagliate commedie già date rivivrò.
Ah! Sopra i mari d'Africa. Ah! La mia vela atlantica.
La stessa che hai in mente tu, stupida!
Io ti venderei, io ti venderei.
E mai più problemi senza soluzioni io mi creerei
e invece io resto sul molo a guardare lo sfondo del mare più in là
e affido ai gabbiani i paesi lontani e il profumo di una vita che
non sarà.
Ah! l'Oceano Pacifico. Ah! La mia vela candida.
La stessa che hai in mente tu, stupida!
DOVE ARRIVA QUEL CESPUGLIO
Dove arriva quel cespuglio,
la cucina che avrà il sole di mattina.
Dove adesso è il mio berretto lì la camera da letto,
e in direzione dello stagno costruiremo il nostro bagno.
Entra pure è la tua casa, la tua casa fra le rose.
Ora appena prendo il mese, il primo muro, la tua casa te lo giuro.
Ora siediti qui dove ci sarà il camino
e pensa a quando tutta quella gente
pur passandoci vicino non vedrà più niente
quella porta non è un sogno è robusta, è di legno.
Non nascondere la mano, non nascondere il tuo seno
ora non c'è più nessuno, più nessuno, ora non c'è più nessuno.
Prendo dalla moto il nostro letto stendo a terra il telo
ora alza gli occhi al cielo e dimmi
quanto mancherà al tramonto
ci vuol buio a questo punto voglio farti tenerezza,
la tristezza si dissolve con il fumo resta solo il tuo profumo,
il profumo della pelle lo sfondo delle stelle
e un vago senso di dolore che scompare
col respiro, col respiro del tuo amore.
RESPIRANDO
Respirando la polvere dell'auto che ti porta via,
mi domando perché più ti allontani e più mi sento mia.
Respirando il primo dei ricordi che veloce appare
sto fumando mentre entri nel cervello e mi raggiungi il cuore.
Proprio in fondo al cuore, senza pudore
per cancellare anche il più antico amore.
Respirandoti, io corro sulla strada senza più frenare,
respirandoti, sorpasso sulla destra e vedo un gran bagliore
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Lasciarti è fra i dolori quel che fa più male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu al funerale.
Respirando pensieri un po' nascosti mentre prendi il sole
ti stai accorgendo "che un uomo vale un altro" sempre
no, non vale.
Respirando più forte ti avvicini al mare.
Stai piangendo. Ti entro nel cervello e ti raggiungo il cuore.
Proprio in fondo al cuore senza pudore
per cancellare anche il più nuovo amore.
Respirandomi ti vesti e sorridendo corri e poi sei fuori
Respirandomi tu metti in moto l'auto e accarezzi i fiori
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Dolore e una gran gioia che addolcisce il male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu a me uguale,
tu a me uguale.
Respirandoci, guardiamo le campagne che addormenta il sole.
Respirandoci, le fresche valli, i boschi e le nascoste viole.
le isole lontane, macchie verdi e il mare,
i canti delle genti nuove all'imbrunire,
i canti delle genti nuove all'imbrunire.
NO DOTTORE
No dottore, per favore, non è urgente, non è niente.
Per un attimo la mente mi si è accesa e qualcosa si bruciò.
Il mio nome? Il cognome? L'indirizzo?
Dica il prezzo.
Stia tranquillo non son pazzo.
Questa cosa è ormai chiusa
e ripetersi non può. Oh no!
No dottore, no dottore!
Quel che dice non mi piace
L'ho lasciata che dormiva.
Respirava! Era viva come me!
Posso chiamare un taxi
è tardi e devo tornare a casa mia.
È già sera
e quando è sera lei mi vuole accanto a sé.
È un'abitudine la nostra quasi una malattia..
Stare insieme, sempre insieme sa com'è?!
No dottore! Non è vero!
Son rinchiuso? Io rinchiuso?
Ma è un abuso! Lei è un pazzo!
Lei è un pazzo, un pazzo è!
No dottore, no dottore
No dottore, per favore!
Posso chiamare un taxi
è tardi e devo tornare a casa mia.
È già sera
e quando è sera lei mi vuole accanto a sé.
È un'abitudine la nostra quasi una malattia..
Stare insieme, sempre insieme
sa com'è?!
IL VELIERO
Il veliero va e ti porta via,
in alto mare e già sei meno mia.
Inevitabile oramai,
ma come faccio a immaginare che sarai
di un altro uomo!
Il veliero va e mi porta via,
spumeggiando va, è giusto e sia.
Ma mi domando come può
il mio destino fare in modo che sarò
di un'altra donna!
Il veliero va, tutti quanti su,
prua al mare va non torna più!
Lo smarrimento vince sempre lui,
mamma paura come sempre non lasci mai i figli tuoi!
(Avvicinatevi alla macchina!)
Il veliero va, tutti quanti su,
prua al mare va non torna più!
Lo smarrimento vince sempre lui,
mamma paura come sempre non lasci mai i figli tuoi!
ANCORA TU (Ripresa)
Ancora tu…
non mi sorprende lo sai…
ancora tu…
ma non dovevamo vederci più?
E come stai?