I N T R O D U Z I O N E
Discutere e scrivere di
musica leggera risulta spesso sterile e fortemente soggettivo per la difficoltà
a dover inquadrare le canzoni come espressione artistica.
Eppure, talvolta un autore riesce
a far vibrare quella corda universale della bellezza, quella che non fa
divisioni fra leggero e colto, fra acustico e elettronico, quella che divide la
musica buona da quella inutile.
In una nazione come l’Italia
da sempre remissiva a tutti i modelli che vengono dall’estero, e come se non
bastasse agli aspetti più negativi e circensi della sua tradizione del bel
canto e della lirica, la parabola artistica di Lucio Battisti costituisce una
rarissima congiuntura in cui il cosiddetto genere leggero viene nobilitato da
una personalità geniale, sorprendente mediazione fra successo commerciale e
libertà artistica. Un miracolo, laddove l’industria discografica considera
persino controproducente la creatività.
I suoi dischi, a distanza di
tempo, e proprio in virtù di questo, ci consentono di giudicare senza
condizionamenti e dimostrano come nessun altro cantante abbia cambiato la
musica leggera in Italia quanto Lucio Battisti.
Ma la spinta a scrivere
queste pagine è stata anche la voglia di raccontare le sue canzoni e la sua
musica, con la coscienza che scrivere oggi su di lui è utile più di ieri per le
nuove strade che la sua produzione aveva intrapreso.
Dalla fine degli anni
sessanta, Battisti è stato compositore dallo stile personalissimo ma anche
interprete capace di sollevare il mercato discografico italiano dalle tante
idiozie prodotte in serie e fare da battistrada per molti cantautori.
Con lui il pubblico medio,
divenne più attento e partecipe a linguaggi musicali più complessi dal rock al
soul, sino alla svolta elettronica e testuale degli ultimi anni.
Dunque il miglior
compositore popolare italiano; una voce che ha saputo essere parola e suono;
strana vocalità che ha saputo cantare come nessun altra, artefice di canzoni
fuori dal tempo eppure profondamente immerse nel mondo dei nostri ricordi,
capaci di toccare senza calcoli e mimetismi, emozioni e sentimenti.
La morte prematura di
Battisti mi ha personalmente colpito, perché ho avuto la certezza di avere
perso una parte della mia vita: rivedendo i ritagli che avevo raccolto dai
quotidiani quel triste settembre, ho pensato a questo sito che nasce anche da
quella che ritengo quasi un dovere: far conoscere l’importanza, non ancora
sondata a sufficienza, delle sue opere, in particolare le ultime stupende
incisioni.
Voglio inserire in questa
introduzione, un ricordo personale, che oggi mi appare significativo: era il
1971 e mia sorella aveva appena comprato il 45 giri “Pensieri e Parole”
incastrandolo subito nel suo mangiadischi portatile, all’epoca estemporaneo e
comodo produttore di musica.
Durante l’ascolto, fatto sul
balcone di casa, ci rendemmo conto che negli appartamenti di fronte al nostro,
molti ragazzi avevano fatto la stessa cosa e
nell’aria cittadina fra i rumori e le voci del traffico quella canzone
aveva cominciato a diffondersi nell’aria.
Prima nell’aria, poi nella
memoria, perché chiunque la sera ascolterà un disco di Battisti, sa
perfettamente di non essere l’unico a farlo in quel momento.