EUCARESTIA / 1
IL DONO DI DIO

Anche se tutti i lettori sono stati bene catechizzati in merito alla istituzione dell’Eucaristia – nel contesto della passione, morte e Risurrezione di Gesù – è opportuno richiamare molto brevemente lo svolgimento dei fatti.

La nuova Pasqua

Siamo al termine della vita pubblica di Gesù. Egli ha piena coscienza di ciò che stava per succedere; non per nulla ne aveva informato a poco a poco gli Apostoli (senza però entrare nei particolari, ben sapendo che avrebbero accolto le sue parole con molta incertezza e con preoccupazione).
Si avvicina la Pasqua, la più solenne celebrazione annuale del popolo di Israele. Gesù sta per darle un nuovo, inimmaginabile contenuto e invita gli apostoli a prepararla. Durante il rito, Gesù compie il gesto della lavanda dei piedi e poi – all’interno del tradizionale rito pasquale – istituisce l’Eucaristia, trasformando il pane nel suo Corpo e il vino nel suo Sangue e invitando gli apostoli a mangiare e a bere il suo dono.
Avranno capito? Il pane e il vino non hanno mutato forma, ma Gesù ha parlato con molta solennità!
Gesù apre poi un lungo discorso (riferitoci in gran parte dal solo Giovanni), annunciando tra l’altro il tradimento di Giuda e il rinnegamento da parte di Simon Pietro.
Al termine, esce dal Cenacolo e si reca nel giardino del Getsemani dove ha inizio la sua passione; dopo alcune ore giungono i soldati con Giuda, Gesù è arrestato e condotto da Caifa e Anna per il processo religioso; quindi da Pilato, per il processo politico, fino alla condanna a morte.
C’è poi la salita al Calvario, sotto il peso della croce, la crocifissione e la morte. Il terzo giorno, Gesù risorge.
I fatti narrati li conosciamo bene, ma era opportuno richiamarli, se pur brevemente, per renderci conto che – quando parliamo di Eucaristia – tutti questi avvenimenti sono essenziali e vanno ricordati, approfonditi, meditati, diciamo anche: vissuti!

Un duplice dono

La prima constatazione che facciamo – aprendo questa riflessione che ci aiuta a vivere il Mistero Eucaristico – è che qui ci troviamo di fronte a un immenso dono! Un dono di proporzioni infinite, che coinvolge Dio stesso, non solo, ma tutta la creazione e la storia dell’intera umanità:
il dono che Gesù fa di Sé al Padre, offrendosi – sulla Croce – come vittima per rendere possibile la rigenerazione di tutta l’umanità;
il dono che Gesù fa di Sé a noi, consegnandosi nelle nostre mani e facendosi addirittura nostro cibo e bevanda.
Riflettiamo su questa realtà del “dono”, che spesso banalizziamo nella nostra vita quotidiana e nel rapporto con il prossimo, cercando di fare – con i nostri doni – bella figura con la minore spesa e fatica possibile... Se invece acquisiamo lo stile di Dio, quando doniamo non ci priviamo, ma piuttosto ci arricchiamo!
In Dio, tutto è dono. Dio è Amore infinito, cioè Dono infinito. Il fatto che Dio sia Unità di Tre Persone dipende proprio da questo: dal fatto di essere, in Se stesso, infinito Dono di Amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo: amore e dono che possiamo esprimere anche con tre parole, che descrivono l’essenza del donarsi e dell’amarsi: “dare, ricevere, condividere”.

Eucaristia, scuola d’amore

I nostri sono poveri balbettii, per tentare di dire l’indicibile; e tuttavia – se guardiamo con gli occhi della fede e con la purezza dei nostri cuori – ci rendiamo conto che tutta la creazione porta in sé questo stampo, questo marchio che è lo stile infinito ed eterno di Dio: Dio ha impresso nel creato il suo Essere Dono, facendo sì che tutto avvenisse come dono continuo, universale, tra tutti gli esseri: che si trasmettono e si scambiano le perfezioni ricevute da Dio.
Soprattutto nella creatura uomo si verifica questa esigenza di donarsi: nel progetto di Dio, che cos’è la famiglia, il rapporto di amore tra sposo e sposa, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, se non un continuo rapporto di amore, un bisogno di donarsi, di dare e ricevere e di condividere?
Tutto questo lo vediamo – per contrasto – nel fallimento di tanti matrimoni, fallimento dovuto proprio al fatto che gli sposi, e in seguito i genitori e i figli, non sanno donarsi, accogliersi, condividere!

Il segno dell’amore

Ebbene, l’Eucaristia è lo stupendo Sacramento del Dono. Dice il Papa (Ecclesia de Eucharistia, 10): «L’Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni». Nell’Eucaristia noi riceviamo tutto Dio, Dio si dona tutto a noi. E noi siamo chiamati – proprio in forza e in virtù dell’Eucaristia – a farci dono totale e reciproco. Il segno di pace che si compie durante la S. Messa è – deve essere! – il segno di una volontà di donarsi e di amare, che dovrebbe caratterizzare ogni nostra azione, ogni nostro rapporto.
Andare a Messa alla domenica solo perché è un “precetto” diventa l’interpretazione più meschina del Dono di Dio, di Gesù. Se nell’Eucaristia è Gesù che si dona tutto a noi e ci fa partecipi dei suoi sentimenti, del suo infinito amore, possiamo noi ridurre questo sublime mistero a un semplice – e molte volte sopportato, subìto a mala pena – comandamento o dovere?
A che cosa abbiamo ridotto l’Eucaristia? E – di conseguenza – a che cosa abbiamo ridotto Dio, abbiamo ridotto Gesù? A un Essere supremo che ci impone degli obblighi, altrimenti noi saremmo puniti? Se – nell’esperienza umana – molte, troppe volte si ricorre alle leggi, ai doveri, alle proibizioni, alle pene, alle multe, ai castighi, ciò è dovuto al fatto che non abbiamo capito nulla della creazione dell’uomo “a immagine e somiglianza di Dio, cioè: dell’Amore”!
Tutto – nel progetto (diciamo anche: sogno) di Dio – è nella linea e nella fisionomia del dono di amore, altrimenti Dio avrebbe fatto fiasco! Ringraziamolo per il dono dell’Eucaristia, che ci indica e ci aiuta a percorrere il cammino di Dio, e a farci Suoi piccoli, poveri, ma stupendi compartecipi del suo essere Amore e Dono!

Resi capaci di Dio

Approfondiamo ancora un poco: intanto, Dio (il Padre, il Figlio Gesù, lo Spirito Santo) ci ama, in quanto ci fa capaci di amare come Egli ama, di farci dono come Egli è Dono! Un papà e una mamma amano i loro figli, non quando li coprono di regali (facendoli così crescere egoisti e capricciosi), ma quando li fan capaci, li educano a donarsi, ad amare, a perdonare, a condividere!
Facciamo ancora un esempio tratto dalla famiglia: quando è il giorno onomastico di papà, la mamma che cosa fa? Procura un dono per il papà, e questo dono lo mette nelle mani del bambino, perché sia lui a offrirlo a papà!
Così fa Gesù: si fa dono (nel pane e nel vino consacrati) e mette questo dono nelle nostre mani, perché lo offriamo al Padre. Difatti, dopo la consacrazione, il sacerdote offre al Padre “la Vittima pura, santa e immacolata, Pane santo della Vita eterna e Calice dell’eterna Salvezza!” (Preghiera Eucaristica I).
... E noi? Ecco il primo passo da fare: vedere, riconoscere il Dono eucaristico e farlo diventare nostro dono a Gesù e al Padre: non solo durante la celebrazione eucaristica, ma in ogni momento, in ogni azione della nostra vita!

                                                                              Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-1
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