IL 'GRAZIE' PER ECCELLENZA
Uno degli atteggiamenti che più ritornano nella storia della Salvezza – se attingiamo alle Sacre Scritture – è proprio il ringraziamento. Questo vale già fin dagli inizi, nei rapporti di Abramo, Isacco e Giacobbe con Dio (pensiamo al significato dei sacrifici offerti a Dio, come ringraziamento per l’assistenza e l’aiuto dato ai Patriarchi) e continua nelle varie vicende del popolo di Israele e negli insegnamenti dei profeti.
È vero: non di rado Dio si mostra adirato verso il suo popolo, che non sa restare fedele all’Alleanza e non sa apprezzare i Suoi doni. E tuttavia ogni ritorno di Israele al suo Signore è anche sempre un nuovo modo di ringraziarlo per i suoi benefici.

Venendo ai tempi del Vangelo, vediamo lo stesso Gesù rivolgersi al Padre con la benedizione e il ringraziamento. Un esempio stupendo è la benedizione con cui Gesù ringrazia il Padre, «Signore del cielo e della terra», perché «ha tenuto nascosti» i misteri di Dio «ai sapienti e agli intelligenti e li ha rivelati ai piccoli» (Mt 11,25).

Uno speciale ringraziamento Gesù lo rivolge al Padre prima di compiere alcuni miracoli; in particolare, prima di moltiplicare i pani e i pesci e distribuirli alla folla (Gv 6,11): Gesù ha ricevuto dai discepoli cinque pani e due pesci e li ha moltiplicati per sfamare cinquemila persone! Con la benedizione e il ringraziamento, Gesù vuol dimostrare alla gente che è Dio Padre l’Autore di ogni bene.
Un analogo – ma ancor più significativo – ringraziamento, Gesù lo rivolge al Padre, quando istituisce l’Eucaristia, nell’Ultima Cena, consegnandosi agli Apostoli nel pane e nel vino (Lc 22,14-20).

Il grazie nella Messa

Il termine greco del verbo ringraziare è “eukaristèin”, da cui deriva il termine italiano Eucaristia. Dovremmo ritornare a usare questo termine, invece del termine Messa, che ha un’origine molto povera: Messa deriva dal latino “Missio”, “Missa”, che significa congedo ed era usato dal diacono al termine dell’Eucaristia, quando congedava i fedeli dicendo loro: «Andate pure [è il congedo] perché il sacrificio eucaristico è terminato».
Nella Chiesa dei primi tempi, quando si parlava dell’Eucaristia, si usava piuttosto l’espressione “spezzare il Pane”; tuttavia il termine Eucaristia si usava sempre nel linguaggio ufficiale, per indicare appunto il sacrificio istituito da Gesù nell’Ultima Cena.
Nell’attuale celebrazione eucaristica, il ringraziamento è presente in diversi momenti; lo troviamo in particolare nella stupenda espressione del Gloria: «Ti rendiamo grazie per la tua Gloria immensa». Ma il ringraziamento è soprattutto presente nelle Preghiere Eucaristiche, che cominciano con il Prefazio (prefazione, introduzione), il quale contiene e spiega l’invito che il Celebrante rivolge all’assemblea («Rendiamo grazie al Signore nostro Dio»), prima di entrare nella parte riservata alla consacrazione del pane e del vino.

Una vita di grazie

Questo clima di ringraziamento – che è prima di tutto un ringraziamento al Padre per il dono di Gesù, e al tempo stesso ringraziamento a Gesù per avere offerto la sua vita per noi sulla Croce (corpo donato e sangue versato) e avercela trasmessa attraverso il Pane e il Vino consacrati – pervade non solo la Preghiera Eucaristica (una volta chiamata Canone) ma un po’ tutta la celebrazione.
Questo spirito di ringraziamento e di benedizione deve permeare la vita dei credenti: tutta la nostra esistenza deve diventare Eucaristia: ringraziamento al Signore per gli infiniti suoi benefici. Possiamo, anzi, dobbiamo riconoscere che

– come il bambino appena nato, se capisse, dovrebbe ringraziare papà e mamma per il dono della vita, e certamente, a mano a mano che cresce, deve rendersi conto di tutto quanto ha ricevuto e ringraziarne i genitori – così, e ancora di più, noi cristiani (a motivo della rivelazione e dell’opera di Cristo) siamo chiamati a fare di tutta la nostra vita un continuo e motivato ringraziamento: non solo con il cuore e le parole, ma anche con le opere!
Proviamo a fare alcuni esempi, che hanno lo scopo di renderci più attenti all’azione di Dio in noi e quindi più capaci e desiderosi di ringraziare:

– Ogni volta che apriamo il Vangelo e leggiamo, meditandole, le parole di Gesù e le sue azioni (fino alla Passione e Risurrezione) – e questo dovremmo farlo ogni giorno, perché la prima preghiera del cristiano è l’ascolto di Gesù! – non possiamo non esprimere, con sincerità e gioia, il nostro grazie (come si dice al termine delle letture ascoltate nella Liturgia della Parola: «Rendiamo grazie a Dio!»).

– Ma già al mattino, appena svegli, dovremmo dire il nostro grazie, e così pure alla sera, prima di chiudere gli occhi! Anzi: ogni nostra azione dovrebbe contenere questo stile, questa gioia, di riconoscenza e ringraziamento! Il vero ringraziamento (la vera eucaristia) contiene anche in se stesso l’atteggiamento pieno di fiducia, di chi si lascia guidare dal Signore in ogni azione, in totale abbandono: fidiamoci di Lui e

– in qualunque situazione – riconosciamo che Egli ci conduce con amore e misericordia, per cui la nostra vera risposta non può essere che docilità e ringraziamento!

– Se poi ci giunge una buona notizia, anche qui è bene ringraziare... e se giungono notizie tristi? Sembra impossibile, ma anche qui il grazie sta bene, perché Giobbe ci direbbe: «Se da Dio riceviamo ogni bene, perché non dovremmo ricevere anche i mali? Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!» (2,10; 1,21).

– C’è un aspetto da approfondire: quali sono i motivi che di solito ci suggeriscono di ringraziare il Signore? Forse sono le cose di questo mondo, la salute e gli affari, la buona riuscita dei nostri sogni e progetti... insomma, motivi piuttosto egoistici. Non dovremmo innanzitutto ringraziare per i motivi eterni e sublimi che Gesù ci ha suggerito nelle Beatitudini? Gesù conclude insegnandoci: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli!» (Mt 5,1-12.16).

Il grazie di Maria

Chi più di tutti ci ha insegnato a ringraziare Dio con tutto il cuore è stata proprio sua Madre, Maria, che nel cantico del Magnificat ha saputo così bene esprimere lo stile di Dio, «la cui misericordia si estende di generazione in generazione» (Lc 1,46-55). Il Santo Padre lo evidenzia in modo stupendo: «Maria è “Donna eucaristica” con l’intera sua vita» (Ecclesia de Eucharistia, 53).
«Nell’Eucaristia, la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria». È verità che si può approfondire rileggendo il Magnificat in prospettiva eucaristica... L’Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta un Magnificat (Ecclesia de Eucharistia, 58).
Soprattutto, quando ringraziamo il Signore, il nostro cuore si riempie di gioia, perché si apre allo stile di Dio. Se Dio è essenzialmente Amore e Dono, non può non essere – al tempo stesso – Gioia e Ringraziamento!
Pertanto, la prima, eterna Eucaristia è la Vita stessa di Dio, il quale ci ha creati per attirarci tutti a Sé e farci partecipi della Sua Gioia e del Suo Grazie!
                                                                           
       Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-2
 VISITA Nr.