EUCARESTIA / 3
FARE EMORIA DI GESU'

È chiaro, preciso, sicuro, il comando che Gesù ha dato agli Apostoli – un vero e proprio mandato, il giorno prima della sua morte – di “fare memoria” dell’istituzione dell’Eucaristia, del dono del suo corpo e del suo sangue “per la remissione dei peccati”. Solo Matteo (26,28) accenna alla remissione dei peccati (frutto del sangue versato), mentre è Luca (22,19), come pure Paolo (1 Corinzi 11,24-25), a lasciarci il comando di Gesù di ripetere il suo dono facendo memoria di lui.

La fedeltà della Chiesa

Fin dall’inizio – da subito dopo il dono dello Spirito Santo a Pentecoste – gli Apostoli hanno ubbidito al comando di Gesù ed “erano perseveranti... nella frazione del Pane” (Atti 2,42). Possiamo anche dire che se, lungo i duemila anni di storia della Chiesa, molte sono state le trasgressioni, le inadempienze (pur nella sostanziale e a volte eroica fedeltà di molti cristiani agli insegnamenti e alle prescrizioni date da Gesù), invece la celebrazione della Memoria Eucaristica è stata sempre fedele e costante. Se c’è un aspetto negativo, lo dobbiamo riscontrare piuttosto in una certa superficialità e abitudine, in cui facilmente si può incorrere e di fatto si incorre.

Fare memoria

Ma in che cosa consiste questo “fare memoria”? Non si tratta certo di un semplice ricordare, tramandare, non dimenticare. La “memoria” a cui allude Gesù è una “specialissima Presenza” (come ha scritto Paolo VI nell’enciclica Mysterium fidei), cioè un modo reale, vero, di “far rivivere” ciò che fu compiuto allora (anche se si tratta di un esistere in modo sacramentale, non fisico, ma nemmeno solo simbolico).
Abbiamo tanti modi, noi, per fare memoria: conserviamo lettere, immagini, oggetti di persone care; i libri di storia tramandano notizie a distanza di secoli e millenni. Nel cuore, poi, conserviamo ricordi straordinari di persone amate e forse decedute da parecchi anni.
Nella santa Eucaristia, invece, la “memoria” rende presente il fatto, perché sotto l’apparenza del pane e del vino sappiamo che esiste realmente tutto Gesù (corpo, sangue, anima e divinità), nel suo gesto sublime di donarsi, consegnarsi a noi!

La memoria investe la vita

In un senso non meno vero, possiamo anche dire che – se in primo piano la memoria eucaristica riguarda la passione, morte e Risurrezione di Gesù – secondariamente, ma non solo di fantasia, riguarda tutta la vita di Gesù, tutta la sua realtà umano-divina. Gesù – come abbiamo già avuto modo di vedere – ha fatto e fa dono di Se stesso al Padre e a tutti noi! Nel “sì” del Getsemani e della croce è contenuto il “sì” di ogni istante della sua vita.
Quando meditiamo un qualsiasi episodio o insegnamento del Vangelo (sia da soli, sia ancor più durante la Liturgia della Parola), non dobbiamo dimenticare che Gesù è veramente presente con il suo Santo Spirito per farci compartecipi, spiritualmente, di quanto ha detto e ha fatto.
E così possiamo anche dire che la Chiesa – lungo i secoli – continua a vivere la memoria eucaristica e, attraverso questa, a vivere la memoria di tutta la vita del Maestro. Più che ricordando, la Chiesa fa memoria rivivendo. Gesù ci dice: «Fate!». La stessa vita dei santi – ciascuno secondo il proprio dono e la propria genialità – è un continuo svilupparsi e diffondersi di questa memoria che è guidata dallo Spirito Santo!
Facciamo in particolare memoria della passione, ogni volta che soffriamo e portiamo qualche croce (lo vedremo meglio in seguito); quanto alla Risurrezione, vi facciamo memoria nella speranza, orientando i nostri pensieri, i nostri desideri e aspirazioni, le nostre parole e azioni alla futura risurrezione, quando “Dio sarà tutto in tutti!” (1 Cor 15,28).
Durante la celebrazione eucaristica, la memoria si concentra in modo fondamentale sulle parole della consacrazione; ma anche tutte le altre parti della Messa vi fanno riferimento e (con l’impegno della nostra attenzione e della nostra riflessione piena di amore) ci aiutano a partecipare in pienezza al “Mistero della Fede”, annunciando la morte del Signore, proclamando la sua Risurrezione e attendendo la sua venuta!

Vivere e trasmettere la memoria di Gesù

Noi, come la viviamo la memoria di Cristo? Certamente, in primo luogo, partecipando con fede e amore alla santa Eucaristia (e non solo per precetto...). Se il sacerdote celebrante è colui che presiede il rito, in nome di Gesù, e quindi Lo raffigura più da vicino, non dobbiamo dimenticare che il “fare memoria” è dignità ma anche dovere di ogni battezzato e quindi ci impegna tutti in prima persona!
Di qui il dovere di partecipare all’Eucaristia in modo degno, cominciando dal giungere puntuali e ben preparati, fino a compiere ogni gesto con dignità (certi sgorbi di segni di croce, di genuflessioni...), a rispondere attivamente sia con le parole che con i canti: ma prima di tutto a “vivere la memoria” con intensità di anima e di cuore: siamo come gli Apostoli nel cenacolo, nell’Ultima Cena! Anche se le apparenze sono diverse, la realtà del fatto è identica: Gesù ci dona realmente Se stesso, Corpo e Sangue!
E questa memoria eucaristica, a chi la trasmettiamo? Cominciamo da un primo esempio, quello della famiglia: come i genitori trasmettono ai loro figli il comando di Gesù? Non è certo sufficiente che li mandino al catechismo perché i catechisti li preparino alla Prima Comunione. I primi catechisti dei bambini sono i loro genitori, nella misura e nel modo con cui vivono essi per primi la memoria eucaristica. Quanti genitori, oggi, vogliono la Prima Comunione per i loro figli, ma loro a Messa non ci vanno quasi mai. Certamente, la memoria eucaristica non è presente nei loro pensieri, nel loro parlare, nel loro vivere la fede!
Le comunità cristiane (parrocchiali, ma anche le altre: associazioni, movimenti...) a chi e come trasmettono la memoria eucaristica? Come la vivono all’interno della comunità? Non mancano certamente le celebrazioni, ma spesso rimangono come dei momenti, e non come una memoria che deve poi motivare tutte le riflessioni, le decisioni, le iniziative!
L’Eucaristia è troppo relegata nel rito, e pochissimo nella memoria!

Dalla memoria al futuro

Concludiamo con una riflessione che – nella sua terminologia – appare a prima vista contraddittoria: in che modo l’Eucaristia può, anzi deve, diventare una memoria del futuro?
La memoria riguarda il passato, è vero, ma il passato ha anch’esso un futuro. Orbene, quando celebriamo l’Eucaristia, proprio perché facciamo memoria, non possiamo non guardare in prospettiva dove questa ci conduce: ci conduce alla Eucaristia eterna, quando in Cristo risusciteremo tutti e vivremo una dimensione della comunione con Dio che nemmeno oggi riusciamo ad immaginare. Facendo la comunione eucaristica, noi non ci fermiamo al presente, ma ci orientiamo verso quel nostro futuro che è il presente eterno.
E Maria, che a Nazaret ha detto all’angelo Gabriele: «Si faccia di me secondo la tua parola», e successivamente, a Cana, dirà ai servi: «Fate quello che Gesù vi dirà», ci insegna a guardare avanti e a convincerci che noi siamo testimoni di quanto Gesù ha fatto; ma la vera memoria di tutto quanto ha fatto Gesù – mettendo al centro la Cena, la Passione, la Morte e la Risurrezione – la attuiamo solo se continuiamo, qui in terra e ciascuno secondo i propri doni e compiti, a “fare ciò che Gesù ha detto e ha fatto”: nell’Ultima Cena e in tutta la sua vita. Questa è la ragion d’essere della Chiesa: fare memoria di Gesù e gridarla al mondo!

                                                                              Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-3
 VISITA Nr.