EUCARESTIA
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QUESTO
E' IL MIO CORPO
Gesù,
sapendo che era ormai giunta la sua ora, raccolse i suoi per
il banchetto pasquale. Mentre cenava, prese del pane e disse:
«Questo è il mio corpo».
Cosa intendeva dire esattamente
con queste parole? Anzitutto, il contesto grammaticale ebraico
non prevede luso del verbo essere, per cui quando si indica
un oggetto o una qualità e la si riferisce ad una persona,
significa che quella cosa o quella qualità è identica
alla persona. Così Giovanni buono, significa che
Giovanni è buono; pane salato, corrisponde allitaliano:
il pane è salato. Vi è, dunque, in ebraico, unidentificazione
immediata fra il soggetto e il suo attributo, o fra due soggetti
differenti. Lassenza del verbo essere non solo non toglie
nulla alla forza della frase, ma, anzi, ne rafforza ancor più
il senso. Quando Gesù disse: «Questo è il
mio corpo», intendeva proprio dire che quel pane, in quel
momento stesso era il suo corpo, e lo sarebbe stato finché
sarebbe rimasto pane.
La lingua latina,
usata nella Chiesa per la celebrazione liturgica, a tal proposito
è molto chiara. Lespressione utilizzata nella consacrazione
del pane dice: hoc est enim, dove la parola enim viene utilizzata
per sottolineare con forza lidentità del pane con
il Corpo di Cristo. Questo uso era comune nella lingua latina,
tanto che scrittori come Plauto e Cicerone lo usavano frequentemente.
Litaliano avrebbe potuto tradurre: «Questo è
veramente il mio corpo», ma per ragioni di stile linguistico,
si è preferito alleggerire la frase, lasciando solo: «Questo
è il mio corpo».
Risolto, dunque, questo problema
di carattere grammaticale, vediamo cosa potesse intendere Gesù
con questa frase.
Anzitutto, va chiarito che la frase non indica la presenza del
Suo corpo nel pane. Questo può forse sembrare strano,
ma in questo contesto ogni parola ha un peso di particolare importanza.
Oggi noi non diamo molta importanza alle parole che usiamo ed
è forse proprio per questa ragione che non ci capiamo
più. Ma qui non possiamo permetterci il lusso di parlare
come se fossimo ad un dibattito televisivo.
Gesù
dicendo che il pane è il suo corpo, non intende dire che
il suo corpo è nel pane, come se il pane contenesse, come
una scatola, un qualcosa che chiamiamo corpo di Cristo.
Gesù dice che il pane è il Suo corpo. Non esiste
più ciò che prima chiamavamo pane, esiste unaltra
realtà, che è il Suo corpo, e che ha sostituito
totalmente la realtà precedente che conoscevamo come pane.
Questo è quanto ci dice la fede.
La mente umana ha cercato di
comprendere questa verità, unica ed esclusiva in tutta
la storia, dicendo che la sostanza del pane si è mutata
totalmente nella sostanza del corpo di Cristo. Le apparenze esterne
sono rimaste le medesime: forma, colore, gusto, ma la sostanza
a cui ineriscono, la sostanza del pane, questa è stata
mutata.
Anche luomo muta col tempo: cambia il colore dei capelli,
la pelle e anche se qualcuno, con il lifting, cerca di spostare
lorologio dellinvecchiamento, queste mutazioni avvengono
in tutto il suo corpo. Tuttavia, luomo avverte di essere
sempre la stessa realtà, di avere la medesima coscienza
di quando era bambino. Tanto che la psicologia ci insegna che
i problemi irrisolti si trascinano per tutta la vita. Dunque,
nelluomo vi è una mutazione esterna ma un permanere
della consapevolezza della propria realtà.
Nel caso dellEucaristia
abbiamo, invece, il permanere del dato esterno (colore, forma
e gusto del pane) ma un mutamento della realtà a cui questi
dati si riferiscono: la sostanza del pane si muta nella sostanza
del corpo di Cristo.
Sostanza che
noi non possiamo vedere, proprio come non possiamo avere nessuna
esperienza della coscienza dellaltro o della sostanza della
sua identità. Possiamo solo riconoscere un altro dalla
somiglianza fisica ma mai secondo la percezione che lui ha di
se stesso nella sua coscienza.
È il
dato fisico dellaltro che ci dice che lui è lui
e non unaltra persona. Ma questo dato fisico, per quanto
importante e oggi esagerato non è mai lidentità
della sua persona perché questa sempre sfugge allesperienza
che possiamo avere.
NellEucaristia, Gesù
non ci consegna la fisicità materiale del suo corpo
ora pienamente trasfigurato (e quale poi? Quello di bambino
in braccio a sua madre, quello di adolescente nel Tempio, o quello
di giovane predicatore?), ma la sostanza del suo corpo, ricevuto
totalmente da Maria, che gli ha permesso di condurre la sua esistenza
terrena.
Inoltre, secondo
il suo intendimento ebraico, quando Gesù parlava di corpo,
intendeva tutta la realtà umana fatta di volontà,
emozioni, esperienza, storia e mistero.
Dicendo: «Questo
è il mio corpo», indicava la sua persona nella completezza
della sua realtà, tanto storica quanto spirituale.
Ma questo è un altro
aspetto su cui indagheremo, a Dio piacendo, la prossima volta.
Per ora, soffermiamoci a contemplare questa realtà della
presenza eucaristica di Gesù vero, nato dalla Vergine
madre e a noi donato nel consumarsi dei giorni.
D. Giuseppe Pelizza
SdB
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2005-3
VISITA Nr.