SETTIMANA ECUMENICA:
VI LASCIO LA PACE
Questa frase di Gesù, “Vi lascio la mia pace”, è un testamento di vita. Un impegno per la vita.
Mentre Gesù si avvia alla sua passione redentrice, in un contesto di incertezza tra i discepoli, forse di paura e di tensioni, certamente di incomprensione, egli li rassicura con la promessa della pace. Della “sua” pace, non della pace “come la dà il mondo”.
La preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno è, dunque, incentrata sulla pace. Vi è un nesso fondamentale fra l’unità dei cristiani e la pace tra gli uomini, soprattutto se si considera la “qualità” della pace che promette Gesù. Il tema della pace è strettamente legato alla persona del Cristo. A Betlemme gli angeli cantano “Pace agli uomini”, Gesù risorto nella prima apparizione ai discepoli annuncia: “Pace a voi” e Paolo espone nella sua catechesi che “Egli è la nostra pace”.

Un ecumenismo di pace

Il tema di quest’anno è proposto da un gruppo ecumenico della città di Aleppo (Siria), gruppo composto da rappresentanti cattolici, ortodossi, precalcedonesi e protestanti. Un mosaico cristiano in un contesto non cristiano. Lì lo sforzo quotidiano è quello della convivenza fraterna nel reciproco rispetto, nella ricerca di cooperazione, nella solidarietà. La loro positiva esperienza, aiutata dallo spirito ecumenico, può sollecitare nelle altre parti del mondo orientamenti esistenziali simili. Il gruppo di Aleppo, rispondendo alla richiesta avanzatagli, ha inteso presentare, con semplicità e fraternità, la propria testimonianza. Il tema della pace e le motivazioni che lo sorreggono provengono quindi da un’esperienza penosamente cercata e gioiosamente vissuta.

La pace è totalizzante

Il concetto di pace – nei testi si cita il termine ebraico shalom e quello arabo salaam – è globalizzante, comprende il rapporto verticale con Dio e quello orizzontale con gli uomini. È un concetto che implica l’assenza delle violenze e delle tensioni, ma soprattutto le dimensioni interiori di hesichia, di tranquillità dello spirito, di “coscienza pura”, come si esprimono i Padri greci. È proprio per questo che il riferimento alla pace implica un forte appello alla conversione evangelica, con le connesse conseguenze di esigenza di giustizia, di rispetto dei diritti umani per ogni popolo, nazione, gruppo sociale o culturale.
“La testimonianza di pace data da una Chiesa divisa è segnata da gravi ambiguità”, in ogni modo è strutturalmente debole, poco credibile, nonostante la bontà dello scopo. Da qui proviene un forte appello all’intensificazione dell’azione ecumenica e in particolare alla preghiera per l’unità. Perché se si è convinti che l’unità è un dono dello Spirito Santo, si è altrettanto consapevoli che la meta della piena comunione supera le forze umane. Si tratta di qualcosa che è connesso al peccato che solo Dio può perdonare. Anche questo fa parte del Mistero della Redenzione. La preghiera fa che ci abbandoniamo alla misericordia e alla volontà di Dio e nello stesso tempo rafforza le povere capacità umane. Ugualmente la preghiera stimola l’impegno di cooperazione all’opera di Dio.

                               Rendici degni della tua pace

Signore Dio, la tua serenità è infinita, la tua pace non può essere scossa, e il tuo amore non può venir meno al suo legame di fedeltà, nella tua grazia, Tu hai creato gli uomini per essere immortali, ma quando hanno disobbedito ai tuoi ordini, a motivo della gelosia del diavolo, hanno meritato la morte.
Con la venuta del tuo unico Figlio, nostro Signore e nostro Dio datore di vita, Tu hai riempito la terra della pace celeste, di quella pace che proclamarono le schiere angeliche dicendo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà!”.
Riempi i nostri cuori con la tua bontà, purificali ora da ogni macchia, ogni disonestà, ogni gelosia mortale, da ogni male e da ogni cattiveria.
Rendici degni di scambiarci la pace nella purezza e con il santo bacio, per prendere parte ai doni eterni del cielo che Tu hai dato a noi per Cristo e in Cristo nostro Signore.
In lui e per lui Tu sei glorificato e lodato, ora e per sempre. Amen.

                     Dall'Anafora per la domenica di Natale di San Giacomo di Sarub

Essere lievito di pace

L’unità dei cristiani può diventare lievito nell’intera comunità umana: lievito di una nuova società di pace. Nel movimento ecumenico a varie riprese si è riflettuto sul tema del rapporto fra unità ecclesiale e unità dell’umanità. L’ispirazione di fondo è nel Vangelo di Giovanni, là dove Gesù ha pregato per i suoi discepoli e per coloro che crederanno alla loro parola, che siano uno, affinché il mondo creda.
I cristiani hanno il compito di annunciare insieme al mondo la pace di Cristo, che è indirizzata all’intera umanità. Questa pace deve essere operante anche al giorno di oggi, non solo evitando i conflitti, ma promuovendo una convivenza fraterna.
La natura e la qualità della pace promessa dal Signore, “Vi lascio la mia pace... non come la dà il mondo” deve far sì che i cristiani non si lascino strumentalizzare per azioni di lotta in nome di Dio, ma deve sollecitare i cristiani ad una testimonianza diversa, aperta alla trasfigurazione del volto di questo mondo.

                                        
  Giuseppe Chiaretti
                             Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
                       Segretariato CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-1
VISITA Nr.