Crociate, Islam e persecuzioni
Alcuni mesi fa è uscito nelle sale un film americano sulle crociate, dove a quanto pare i veri e i soli buoni sono i Musulmani, mentre I Crociati cristiani… È proprio storicamente così? O è la solita storia secondo Hollywood, cioè poco storica?

Ecco l’opinione di Lady Caroline Cox, pari d’Inghilterra, per molti anni vice presidente della Camera dei Lord.

Cosa risponderebbe a coloro che affermano che l’Islam è una religione di pace?

Che semplicemente questa affermazione non si trova nel Corano! Io opero sempre una distinzione di fatto tra Islam e islamismo, ossia la sua versione ideologica militante. È importante farlo per rassicurare le persone che non siamo islamofobici. Ma i più ortodossi non vedono l’Islam come una religione di pace.

Fa anche parte dell’insegnamento islamico che il mondo sia diviso in due, fin quando non si arriverà ad un solo mondo sotto l’Islam, e i suoi insegnamenti non insegnano la pace. In realtà Islam significa «sottomissione», è una religione di pace se ti ci conformi. Ma se vuoi uscirne, si tratta di apostasia, e la pena è la morte.

Molti equiparano i fondamentalisti islamici ai crociati cristiani.
Qual è al riguardo la sua opinione?

Le crociate furono una risposta a 400 anni di aggressione e espansione dell’Islam per mezzo della guerra. Mentre furono compiute da entrambi i contendenti azioni che oggi sarebbero inaccettabili per i nostri moderni standard. Si trattò di una risposta militare assai tardiva a secoli di conquista da parte della jihad, in cui molti cristiani vennero martirizzati e terre che erano state per secoli cristiane, come Bisanzio e molte di quelle che si affacciavano sul Mediterraneo, vennero conquistate e dominate dall’Islam.
Per quanto il nostro atteggiamento debba essere moderato e non conflittuale, penso che in ogni caso dobbiamo prendere l’agenda dell’Islam militante, molto, ma molto, sul serio. Ormai la misura è colma, e molto è già stato concesso a coloro che abusano delle libertà della democrazia per distruggere la democrazia stessa. Io penso sia importante cominciare ad intensificare l’opera di sensibilizzazione, come idonea risposta spirituale e strategica. Dobbiamo veramente pregare per ottenere guida, saggezza e discernimento e far fronte così a quella che io ritengo la maggiore sfida alla nostra eredità spirituale e culturale.

                                                                             Da Radici Cristiane, maggio 2005


Qui l’Islam è più feroce

Sudan - La libertà di religione è tutelata dalla Costituzione, ma la rinuncia all’Islam è punita dal Codice penale con la pena capitale. 115 milioni di cristiani sono costretti ad abbandonare le regioni del Sud a causa della guerra civile.

Egitto - Il governo ha dichiarato il Natale copto ortodosso festa nazionale. Ma nel Paese, dove i cristiani raggiungono il 15,1% della popolazione, le continue retate e la loro esclusione dall’amministrazione pubblica non favoriscono di certo il dialogo.

Nigeria - Membro dell’Organizzazione della conferenza islamica. I cristiani, 45,9% della popolazione contro il 43,9% dei musulmani, subiscono violenze: all’inizio di febbraio del 2003, nella città di Yelwa, 90 cristiani sono stati massacrati.

Algeria - I cristiani sono una minoranza: 90 mila, lo 0,3% della popolazione, rispetto ai musulmani che arrivano al 96%. Per fortuna, torture e atti terroristici sono in lieve calo, permettendo una vita religiosa più stabile nel Paese.

Libano - I cristiani (1.738.354) costituiscono la maggioranza religiosa della popolazione. Ma i musulmani (42,4%), ufficialmente contrari ad attentati contro i civili, «considerano legittimi gli attentati suicidi palestinesi».

Arabia Saudita - Poco più di 800 mila cristiani (3,7% della popolazione), soggetti a pressioni da parte dei fondamentalisti islamici. Dopo l’attentato terroristico di Riad (12 maggio scorso), i fedeli di Cristo continuano a essere «semplicemente tollerati».

Pakistan - Qui l’Islam è religione di Stato (96,%) mentre i cristiani costituiscono il 2,5%. Temuto il reato di blasfemia attuato contro chiunque vilipendi l’Islam o Maometto. Lo scorso 5 luglio, George Ibrahim, sacerdote cattolico, è stato assassinato nella sua chiesa.

Filippine - Cattolici (89,6%) contro il 6,2% dei musulmani che occupano in Parlamento 9 dei 218 seggi esistenti. Ma il Milf (Fronte di liberazione islamico) e il Nuovo esercito popolare sostengono la lotta per la creazione di uno Stato musulmano indipendente.

Indonesia - I 27 milioni di cristiani, in un Paese a prevalenza musulmana (54,7% della popolazione), sono soggetti a restrizioni: divieto di costruire luoghi di culto e minaccia di distruzione per quelli già esistenti.

Kosovo - I cristiani ortodossi sono in netta minoranza rispetto alla maggioranza albanese (musulmana). Lo scorso 17 marzo, la comunità musulmana ha preso di mira case e simboli cristiani, distruggendo 20 monasteri e costringendo alla fuga 3.600 serbi.



Tre scienziati su quattro confessano di credere in Dio

Finiti i tempi dell’incompatibilità fra scienza e fede. Lontani mille miglia gli anni in cui analisti e ricercatori si affannavano a dimostrare l’inesistenza di Dio.
L’ondata di spiritualismo di fine millennio sembra aver spazzato via la «razza dannata» dei materialisti: solo un luminare della scienza su quattro, infatti, dichiara di non credere in Dio a fronte di un 75% che, con convinzione o con qualche dubbio, ammette di credere in «un’entità superiore».
È il sorprendente risultato di un sondaggio del Cirm condotto su 414 fra professori, ricercatori e luminari delle più diverse discipline, dalla fisica alla biologia, dalla chimica alla medicina e pubblicato su un numero del mensile «Class» di un po’ di tempo fa.
Non tutte le categorie di scienziati sono comunque omogenee di fronte ai misteri della fede. La categoria più «religiosa» è quella dei medici: a dichiararsi apertamente ateo è solo il 2%. I più scettici, invece, sono i chimici e i fisici: si dichiara atea la maggioranza assoluta del 51%.
Fra i biologi i credenti sono il 63%, fra i naturalisti la percentuale sale al 73%. Uno su due, fra chi crede, deve la sua convinzione alla «fede», il 31% alla «cultura» o all’«ideologia», il 7% adduce «prove scientifiche».
Il 49% pensa a una «entità indefinita» o ad un «ordine superiore» mentre il 26% immagina il divino come viene solitamente rappresentato nella concezione religiosa.
Per John Russel, fisico quantistico, «anche per fare scienza c’è bisogno di un atto di fede. La scienza è basata su presupposti nei quali si deve necessariamente credere».
                                                                 Da
Avvenire



L’evoluzione si arresta in Olanda

Si incrina il «dogma» progressista dell’evoluzione umana. Il primo giugno, in un’intervista al quotidiano De Volkskrant, il ministro dell’Educazione olandese Maria van de Hoeven si è espressa a favore della riapertura del dibattito, nelle scuole e nelle università, sull’origine del mondo:

«Preferiamo che i giovani conoscano i diversi punti di vista. Questo è chiaro nei nostri standard educativi. Apprendere quanto le diverse correnti propongono è parte dello sviluppo verso l’età adulta»,

ha dichiarato il ministro, prendendo in considerazione anche l’ipotesi di un «disegno intelligente nella creazione dell’universo», visto che la teoria dell’evoluzione «sta abbassando la testa» e, come membro del governo, la signora van der Hoeven ritiene di «non poter chiudere gli occhi di fronte a questo fatto».
                                                                                                     Da
Il timone, 2005


IMMAGINI:
 
Kamikaze islamici pronti a uccidere in nome di Allah
2  Musulmano i preghiera
 Charles Darwin, il teorizzatore dell'Evoluzionismo
Rubrica a
cura di MARIO SCUDU
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2005-10
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