MISSIONE NELLA CHIESA / 10 :
ANDATE, VIAGGIATE, PARLATE, SCRIVETE....

Fin dove andare? Domanda provocatoria, tanto per cominciare quest’ultimo articolo sulla “missione, vita della Chiesa”. Gesù ha detto: «fino ai confini della terra» (At 1,9). E tanti missionari, da secoli, attraversano interi continenti per andare molto lontano a portare il Vangelo di Gesù. Ma l’andare non si misura solo sulle distanze; anche uscire da casa e attraversare la strada per portare una parola di pace a qualcuno è una missione.

Guardare e ascoltare

L’importante è che non stiamo fermi, con le mani in mano, ma che ci preoccupiamo – se proprio crediamo che Gesù è venuto a salvare noi e tutta l’umanità – di andare verso tutti, fin dove è possibile, ma con criteri intelligenti e generosi. “Andare” indica proprio questa nostra disponibilità ad uscire dai nostri orizzonti personali e privati per sporgerci su un mondo che ha tanto bisogno di una parola di verità e di pace.
Per andare verso la meta giusta, occorre guardare, avere gli occhi bene aperti per evitare ostacoli ma anche per imboccare la strada giusta. Saper vedere dove c’è bisogno di una parola, di un intervento, di un’illuminazione, di un’esortazione. Saper leggere negli occhi e nel cuore del prossimo e di conseguenza rivolgere le parole giuste, di conforto e d’insegnamento, forse anche di rimprovero ma sempre di serenità e di gioia. Così si annuncia Cristo e lo si annuncia nella luce delle Beatitudini, nella prospettiva di un bene da accogliere, prima di tutto, e poi da far fruttare. Se siamo pieni di Cristo, la parola appropriata sgorgherà sempre dal profondo del nostro cuore.
Così l’andare si fa anche parlare, un parlare che non è fatto solo di parole ma di tutta la nostra persona, la nostra disponibilità. E diventa anche ascoltare, e così il dialogo evangelico prende l’avvio e con la luce arriva anche la grazia.

Un tempo di evangelizzazione per tutti

Se l’andare è molto lungo e porta lontano, diventa viaggiare. Che destinazione hanno i nostri viaggi? Solo destinazione di affari o di ferie o di esplorazioni ed escursioni? Non potremmo ipotizzare – come qualcuno sta già facendo – un uso delle ferie da trascorrere nel Terzo Mondo presso popoli poveri da aiutare, presso ospedali in cui portare la nostra competenza e il nostro servizio? Andare per qualche settimana a convivere con popolazioni “in difficoltà o impossibilità di sviluppo”?
Oggi, persone con questi ideali ce ne sono già e stanno aumentando. Unire la trasferta alla carità, trasformare il viaggiare in una parabola moderna del “buon Samaritano”, perché no? Portando l’aiuto, si dà al tempo stesso un’immagine viva della carità di Cristo e ci si accorge che si incontra proprio Cristo in quel povero, in quel malato, in quel disperato. «L’avete fatto a Me!» (Mt 25,40). E la povera gente – anche senza che lo strombazziamo – viene ad accorgersi che Gesù Cristo esiste davvero, anche oggi, e giunge alla fede! Le vie di Dio sono misteriose e silenziose, ma arrivano tutte alla meta.
Viaggiando si impara molto e si torna a casa, in patria, con un bagaglio di esperienze che sono poi diffuse anche nel proprio Paese, nel nostro mondo così detto cristiano, perché Gesù – dobbiamo ricordarcelo, e prima di tutto accorgercene – è già vivo e presente in tante persone che neppure lo conoscono, ma che – senza avere letto il Vangelo – stanno già vivendo la Beatitudine della povertà, della sofferenza, della fame, della persecuzione...

Per una qualità della parola

Parlare. È un elemento essenziale dell’evangelizzazione e della missione, sul quale abbiamo già meditato più volte. E tuttavia c’è ancora qualcosa su cui riflettere. Ci sono tanti modi di parlare e ci sono tante cose da dire (e da non dire!). Parlare con amore, bontà e rispetto è una legge fondamentale, ma talvolta la nostra parola deve anche essere coraggiosa. Deve dire con chiarezza la verità, tutta la verità, anche quella scomoda. Gesù, “mite e umile di cuore” (Mt 11,29) ha pronunciato anche parole forti e – potremmo dire – furibonde, contro l’ipocrisia dei farisei e degli scribi. Certamente, anche la parola di rimprovero va detta con umiltà e, sempre, con l’intento di convertire.
Noi non avremo mai l’autorità di Gesù per permetterci di parlare dall’alto della sua cattedra; ma di fronte al pericolo di non essere accolti o di essere perseguitati, non possiamo rinunciare al coraggio di dire la verità fino in fondo... E tra le persone da evangelizzare ci sono anche non pochi cristiani, e cattolici! che devono essere aiutati a rivedere la loro fede e la loro coerenza con il Vangelo.
C’è poi un modo di parlare molto confidenziale, che si può usare in famiglia, al telefono, con amici e amiche. Senza perdersi in lunghi discorsi, si può sempre inserire una parola di coraggio, di consiglio, di avvertimento, anche una confidenza a proposito di un bene ricevuto, di un esempio che merita essere divulgato... Insomma, se abbiamo il cuore ben unito a Gesù, le occasioni di una parola, di una parola sola ma efficacissima, non mancano mai.

Una stampa evangelizzante

La parola non è solo detta, ma anche scritta. Oggi – con i telefoni e telefonini sempre a portata di mano – si è diventati un po’ pigri nello scrivere; ma non vanno perse quelle occasioni di mandare un biglietto, una letterina a qualcuno, con parole di fede e di esortazione. La facilità dell’uso del computer permette di scrivere con chiarezza e in fretta, facendone anche più copie. È un apostolato nuovo, che non va disprezzato. Abbiamo letto una bella frase? Abbiamo ascoltato un esempio stupendo? Perché non diffonderlo in più copie, semplicemente, tra parenti e amici? Perché non possiamo usare anche l’apparecchio della registrazione?
Ma si scrive anche in modo non strettamente personale quando, per esempio, con questa rivista e con questo articolo, la mia parola può giungere a tante persone. Queste scritture le ha usate in modo magistrale San Paolo (anche se il suo periodare non di rado è un po’ contorto e... vigoroso!). Oggi la Chiesa fa un abbondante uso della scrittura: non solo della Sacra Scrittura, e questo è un bene straordinario al quale possiamo attingere tutti i giorni, sia nella Liturgia della Parola come nella lettura e meditazione privata.
Gli articoli di giornali e riviste così abbondanti nel campo cristiano e cattolico, peccano talvolta di astrattezza dottrinale. Rendiamoci, invece, sempre facili, semplici e brevi: la parola avrà un’efficacia maggiore... e potrei continuare, ma è ora che anch’io termini: ho scritto troppo! Perdonatemi!
Che il Dio della pace ci renda il cuore ricco della Sua Pace.

                                                                                      Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-11
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