LA CANONIZZAZIONE DEI SANTI
LUNGO I SECOLI / 2

Le canonizzazioni papali

I Papi hanno provveduto all’allestimento delle cause di beatificazione e canonizzazione mediante la Sacra Congregazione dei Riti, istituita da Sisto V nel 1588 con la costituzione Immensa Aeterni Dei.
Nel 1969, questa Congregazione è stata divisa in due da Paolo VI: in Congregazione per le cause dei Santi e in Congregazione per il culto divino. La procedura nelle cause di beatificazione e canonizzazione fu ristrutturata il 19 marzo 1969 con il motu proprio di Paolo VI Sanctitas clarior, e la costituzione apostolica Divinus perfectionis magister del 25 gennaio 1983, di Giovanni Paolo II.
I due processi, finora in uso, quello diocesano e quello apostolico per provare l’esistenza della fama di martirio o di santità, vengono unificati in una sola inchiesta istruttoria, condotta dal vescovo, la cui autorità ordinaria demandata viene ora confermata ed elevata da quella apostolica delegata.
La canonizzazione papale è un atto o sentenza definitiva con cui il Sommo Pontefice decreta che un servo di Dio, precedentemente beatificato, venga iscritto nel catalogo dei Santi e si veneri nella Chiesa universale con un culto di dulìa.
Una delle note proprie della Chiesa cattolica è quella della santità. Santo è infatti il fondatore di essa, santa ne è la dottrina, santo il fine che persegue, santi i membri che la compongono in virtù del battesimo di acqua, di sangue o di desiderio. Giudice di questa santità è soltanto il Papa. Il diritto di dichiarare chi debba essere ritenuto e onorato come santo spetta soltanto a lui. Secondo la quasi unanimità dei teologi la canonizzazione dei Santi impegna l’infallibilità pontificia. Non è concepibile, teologicamente parlando, che il Papa possa fare onorare come santo, qualcuno che non avesse realmente già raggiunto la gloria del Paradiso.
A parte la considerazione che il Sommo Pontefice nell’esercizio del supremo magistero è illuminato e assistito dallo Spirito Santo, dobbiamo riconoscere che sono talmente minuziose le investigazioni, gli studi, gli accertamenti compiuti dai competenti sulla vita, le opere, gli scritti e le virtù dei servi di Dio, che è praticamente impossibile l’errore nelle canonizzazioni. Del resto, prima che il beato venga solennemente dichiarato santo, si richiede che ottenga da Dio il compimento di miracoli, i quali saranno esaminati oltre che da medici e chirurghi nominati d’ufficio, da tre o più riunioni dei cardinali e dei consultori facenti parte della Sacra Congregazione per le cause dei Santi, l’ultima delle quali è presieduta dal Papa.

I tre Concistori

Una volta che sono stati approvati i miracoli ed è stato promulgato il decreto nel quale è stabilito che si può procedere con sicurezza (tuto) alla canonizzazione, la questione viene esaminata in tre Concistori consecutivi:

1) Il Concistoro segreto, in cui i cardinali residenti in Roma, muniti di documenti riguardanti la vita del beato e gli atti della causa, rispondono al Sommo Pontefice: Placet o Non placet.

2) Il Concistoro pubblico, solennissimo, cui prendono parte anche i vescovi che si trovano a Roma e gli ambasciatori delle nazioni cattoliche, accreditati presso la Santa Sede. Uno degli avvocati concistoriali espone la vita e i miracoli del beato e ne chiede la canonizzazione. Il segretario delle Lettere latine gli risponde in nome del Papa; egli esorta i presenti a implorare i lumi divini con i digiuni e le preghiere, prima che i Cardinali e i Vescovi abbiano manifestato il loro proposito.

3) A tale scopo è indetto il Concistoro semipubblico al quale, oltre ai Cardinali e ai Vescovi residenti in Roma, sono invitati anche gli Abati nullius, perché, dopo aver preso in considerazione il compendio della vita del beato e i relativi atti, diano il loro suffragio. Quest’ultimo concistoro si apre e poi si chiude con una breve allocuzione del Papa che annunzia il giorno in cui, nella Basilica di San Pietro, compirà, secondo il solenne cerimoniale prescritto, l’atto della canonizzazione. Da quel momento il Santo novello potrà essere venerato in tutta la Chiesa con la celebrazione di Messe, con la costruzione di chiese e di altari in suo onore, e potrà essere raffigurato con attorno al capo l’aureola.

La prima canonizzazione papale storicamente sicura è quella che eseguì Giovanni XV il 31 gennaio 993, durante il sinodo celebrato al Laterano, riguardo a Sant’Ulderico, vescovo di Augusta. Molti sono persuasi che i Santi canonizzati siano migliaia e migliaia. La realtà è molto diversa poiché la santità vera, consumata, eroica è molto rara.

Fino al 1990 i Santi canonizzati in modo formale ed equipollente dai Sommi Pontefici sono circa 544,

di cui 123 italiani,
96 vietnamiti,
93 sud coreani,
91 francesi,
61 spagnoli,
54 inglesi e gallesi,
22 ugandesi,
20 olandesi,
17 giapponesi,
15 tedeschi,
8 irlandesi,
7 polacchi,
4 portoghesi,
2 belgi, 2 svizzeri, ecc.

I Santi canonizzati, provenienti da famiglie nobili, sono un centinaio. Un bel numero se si considera quanto sia difficile rinunciare alle ricchezze per amore del Regno dei Cieli.

Le donne canonizzate sono appena una ottantina.

Dalle statistiche risulta che, dal 1860 al 1890, Pio IX ha elevato alla gloria degli altari 52 persone; Leone XIII 18; Pio X 5; Benedetto XV 2; Pio XI 33; Pio XII 33; Giovanni XXIII 11; Paolo VI 83; Giovanni Paolo II almeno 482.

Che cosa fecero i Santi

Tutti coloro che sono giunti agli onori degli altari hanno vissuto alla perfezione i consigli evangelici, e hanno praticato in grado eroico tutte le virtù, in modo speciale la fede, la speranza e la carità. Ciascuno di essi si distinse in qualche virtù particolare; tutti però si rassomigliano in tre aspetti fondamentali della vita ascetico-mistica:

1) Anzitutto i Santi furono tutti uomini di continua orazione. Essi hanno capito alla perfezione e praticato l’esortazione di S. Paolo: Perseverate assiduamente nella preghiera, e vigilate in essa con azioni di grazia (Col 4,2). Per attendervi, molti rinunciavano al sollievo corporale. Vivevano abitualmente immersi in Dio come il pesce nell’acqua.

2) Tutti i Santi si sono conformati alla volontà di Dio e hanno sopportato con pazienza non solo le croci della vita. Come San Paolo, anch’essi hanno sentito l’incoercibile necessità di dare compimento nella propria carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo a vantaggio del suo corpo, che è la Chiesa (Col 1,24), mossi a ciò dallo Spirito Santo e sostenuti dalla sua grazia senza la quale non è possibile persistere in tante penitenze.

3) Infine, i Santi hanno nutrito tutti un grande amore per i poveri, i malati, gli orfani, gli emarginati della società, i peccatori e hanno cercato di soccorrerli in tutte le maniere possibili.

Verità e leggenda

Aveva ragione quindi San Francesco di Sales di esortare monsignor Andrea Frémyot, arcivescovo di Bourges, di servirsi nella predicazione degli esempi tratti dalla vita dei Santi, scrivendogli il 5 ottobre del 1604: “Che cosa sono le vite dei Santi, se non il Vangelo messo in pratica? Eppure, in questi tempi di contestazione e di critica, tanti dicono di non credere a quello che di meraviglioso viene narrato nelle vite dei Santi. A questi ipercritici ha già risposto 900 anni or sono San Bartolomeo il Giovane († 1065) il quale, nel prologo della vita di San Nilo di Rossano, suo padre spirituale e maestro, così scrive: A dire il vero in questi ultimi tempi... non si trova chi ami questo genere di narrazioni, e tanto meno che ne faccia diligente e amoroso studio; anzi, al contrario, vi sono molti che le mettono in derisione, che ne provano fastidio; giacché costoro alle antiche storie dei Santi non credono assolutamente, e alle recenti negano fede”.
C’è un serio motivo per dubitare dei fatti straordinari che si sono verificati nella vita di tanti Santi? No, sia perché tali fatti sono più che sufficientemente documentati dai contemporanei, e sia perché i medesimi fenomeni soprannaturali si sono verificati in uomini e donne vissuti in secoli e luoghi diversi.

Ad esempio, se le persecuzioni da parte del diavolo sono state possibili nella vita di San Giovanni M. Vianney, di San Giovanni Bosco, di Santa Gemma Galgani, perché attribuire a una pura invenzione di Atanasio quelle subite da Sant’Antonio abate nel deserto? Altrettanto si dica dei miracoli operati in vita dai Santi.

Perché considerare come leggende i portenti che Egli continua ad operare nel corso della storia per mezzo dei suoi servi più fedeli, ai quali ha affidato compiti straordinari a beneficio della Chiesa e dell’umanità? È pacifico che molte volte gli scrittori delle vite dei Santi si sono lasciati prendere la mano nell’esaltazione del loro eroe dipingendolo con colori irreali, eccessivamente distaccato dal suo ambiente e dai suoi difetti. Tuttavia chi sa leggere, non troverà difficoltà a discernere quanto in essi è leggendario o frutto di fantasia, da quello che è invece storico e frutto della grazia di Dio.

Tutti i secoli, per quanto burrascosi, ebbero i loro Santi, provenienti da tutte le categorie sociali. Il Concilio Vaticano II afferma nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium che tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che da essa siano diretti, sono chiamati alla santità (n. 39), alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità (n. 40, b).

Insegna ancora il Concilio che nei vari generi di vita e nei vari uffici un’unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adoranti in spirito e verità Dio Padre, seguono Cristo povero, umile e carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità (n. 41). Queste verità sono state messe in pratica alla lettera da quanti sono stati elevati all’onore degli altari. Aveva ragione, quindi, Santa Brigida di dire ai suoi figli spirituali: Dopo la Bibbia nulla vi stia più a cuore delle vite dei Santi.

Dobbiamo conoscerli e imitarli

Gli stessi concetti sono ribaditi da Giovanni Paolo II nei discorsi che fa al popolo di Dio in occasione della glorificazione di Beati e di Santi. Nel mese di maggio 1980, disse a Lisieux durante la sua visita alla tomba di Santa Teresa di Gesù Bambino:

«I Santi non invecchiano mai, essi non cadono in prescrizione. Essi restano continuamente i testimoni della giovinezza della Chiesa. Essi non diventano mai personaggi del passato, uomini e donne di ieri. Al contrario: essi sono sempre gli uomini e le donne di domani, gli uomini dell’avvenire evangelico dell’uomo e della Chiesa, i testimoni del mondo futuro».

Nel discorso che Giovanni Paolo II tenne a Lucca il 23-9-1989 ai giovani nel corso della sua visita pastorale, tra l’altro disse:

«I Santi, che in ogni epoca della storia hanno fatto risplendere nel mondo un riflesso della luce di Dio, sono i testimoni visibili della santità misteriosa della Chiesa. Questa vostra terra, carissimi giovani, è stata percorsa, anche in tempi recenti, da Santi a voi familiari. Per conoscere in profondità la Chiesa è a loro che dovete guardare! E non soltanto ai Santi canonizzati, ma anche a tutti i Santi nascosti, anonimi, che hanno cercato di calare il Vangelo nella ferialità dei loro doveri quotidiani. Essi esprimono la Chiesa nella sua verità più intima; e, al tempo stesso, essi salvano la Chiesa dalla mediocrità, la riformano dal di dentro, la sollecitano ad essere sempre più ciò che deve essere, la Sposa di Cristo senza macchia né ruga (cf Ef 5,27)».

                                                                                                    Guido Pettinati


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-11
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