UNA CHIESA TUTTA MISSIONARIA
Quando Gesù lanciò la missione, non c’era quasi nulla: sua mamma, Maria; undici apostoli (Giuda si era impiccato); un centinaio di discepoli; una folla di curiosi... e poi tanti nemici: il Sinedrio, i sacerdoti del tempio, gli scribi e i farisei.
Gli apostoli e i discepoli erano felici di vedere Gesù risorto, ma avevano ancora tanta paura, consapevoli dell’ostilità dei capi. E poi, nonostante avessero seguito la predicazione del Maestro, si sentivano impreparati: non avevano mai parlato in pubblico.
Gesù li raduna sul Monte degli Ulivi, ed essi cominciano a capire che Gesù se ne va: sale al Padre. Ma prima dà loro le disposizioni. Ascoltiamole dalla testimonianza di Matteo, Marco e Luca.

Matteo 28,18-20:
«Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che io vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Marco 16,15-18:
«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Atti 1,8:
«Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».
Gesù sale quindi al cielo e gli apostoli, con Maria e alcuni discepoli, aspettano la discesa dello Spirito Santo, dopo di che – ripieni di coraggio – cominceranno ad annunciare Gesù risorto, a predicare il Vangelo, ad operare guarigioni, a subire persecuzioni.

Le caratteristiche fondamentali della missione con cui Gesù manda i discepoli possiamo riassumerle così:

– andare in tutto il mondo
– annunciare il Vangelo a tutta l’umanità, parlando in varie lingue
– battezzare e donare lo Spirito Santo
– operare guarigioni e cacciare i demoni.

Queste caratteristiche sono valide ancora oggi e dureranno fino alla fine della storia. Esse riguardano tutti i cristiani, nessuno escluso: la missione non è solo dei Vescovi e dei preti, ma di tutti i cristiani. I confini non esistono: tutto il mondo è da evangelizzare, pertanto bisogna andare, senza fermarsi.
Gesù accompagnerà con segni particolari gli evangelizzatori; se al principio i miracoli erano segni straordinari oltre le leggi fisiche, oggi sono soprattutto i miracoli della testimonianza e della santità, nelle più svariate forme (carità e solidarietà, povertà, preghiera, penitenza, persecuzione, perdono...).

Non siamo soli

Ci sono però alcuni aspetti di massima importanza, da osservare. Innanzi tutto, la missione parte da Gesù: ogni cristiano è un “inviato”, mandato da Gesù ad annunziare la salvezza al mondo. Ma in questa missione (missione, dal latino mittere, missio, vuol dire mandare, quindi essere mandati) non ci lascia soli, perché Gesù ha promesso solennemente: «Io sarò con voi fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Tutto questo ci dà forza e consolazione. Sì, Gesù ci manda espressamente, dunque mi manda, manda anche me! Gesù si fida di me. Mi dà un grande compito. Però non mi lascia solo, è con me! Anzi, è Lui che opera in me, attraverso le mie parole e il mio andare.
Nessun cristiano può sentirsi disimpegnato. Non tutti, certo, attraversano gli oceani per andare ad evangelizzare, ma tutti hanno la gioia e il compito di manifestare a chi hanno intorno, la propria fede. Anche un malato, inchiodato nel letto, è unito a Cristo crocifisso e dalla sua croce evangelizza il mondo. Stupendo! Perché l’abbiamo dimenticato?
La missione si è attuata e si attua – secondo i tempi e le circostanze – in vari modi: i cristiani che dall’Europa partono per evangelizzare gli altri continenti... ma oggi anche qui in Europa ci sono molti da evangelizzare, e vediamo giungere dai paesi afro-asiatici tanti musulmani che non conoscono il Vangelo. Esiste poi una forma di missione che va attuata in ciascuna famiglia, da parte dei genitori che annunciano ai loro figli (con l’esempio, prima che con le parole) Gesù. Esiste oggi anche una forma di evangelizzazione attraverso i mezzi di comunicazione.
Abbiamo ricevuto... dunque dobbiamo dare. Il sentirci “mandati” da Gesù ci responsabilizza e ci fa amare ancor di più la nostra fede.
Questo “essere mandati” non riguarda solo momenti particolari e – diremmo – straordinari della nostra esistenza: siamo mandati tutti i giorni, ogni incontro con il nostro prossimo è una finestra che si apre sul mondo e annuncia la nostra universale vocazione a vivere in eterno con Dio. Pertanto, nessuna occasione di evangelizzare deve andare perduta, nemmeno una telefonata.
Ma tutto ciò comporta che ciascuno di noi, per primo, evangelizzi... se stesso. Non possiamo evangelizzare in modo autentico, se ogni giorno non ci addestriamo a credere con sempre maggiore impegno e amore!

Inseriti nella stessa missione di Gesù

Quando Gesù risorto è apparso agli undici, ha avuto un’espressione che deve farci riflettere: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21). Dunque, la missione che riceviamo ogni giorno da Gesù, non solo viene come ultima radice dal Padre, ma è la stessa missione che il Padre ha affidato a Gesù! Allora, è il Padre, con Gesù che ci manda! Entriamo nello stesso ciclo vitale della Santissima Trinità!
E tuttavia, in un senso inferiore ma ugualmente vero, nella Chiesa c’è il Papa, ci sono i Vescovi che disciplinano la missione e che mandano. Le due missioni – quella divina e quella ecclesiastica – vanno armonizzate. Ogni Vescovo, e prima ancora il Papa, ha il compito di coordinare la missione, ma la missione viene da Gesù.
Ed è Gesù che ci parla dentro (sempre che noi abbiamo la generosità e la costanza di farci ogni giorno discepoli di Gesù meditando il Vangelo) e accende il nostro cuore per diffondere il suo fuoco in tutto il mondo. Allora, la nostra preghiera si infiamma e noi ci accorgiamo di cominciare ad essere missionari proprio mentre preghiamo: spaziamo su tutto il mondo e nasce in noi il desiderio di arrivare al cuore di tutti!
Ecco, è proprio qui che scopriamo il valore e lo splendore della nostra fede, è qui che si accende la nostra speranza, è qui che divampa la nostra carità e ci fa desiderare di essere apostoli di Gesù, ovunque e sempre.
Insomma: a ciascuno di noi Gesù dice: «Seguimi ... va’!».

                                                                                 
 Don Rodolfo Reviglio


IMMAGINE: Sacra di San Michele, Torino, foto di ANDREAS LOTHAR
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-2
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