PERCHE' SONO CATTOLICO
Se voglio giungere alla verità e all’amore, devo tendere alla verità e all’amore con la maggiore rettitudine possibile. Ed io, in piena coscienza, credo fermamente che la verità e l’amore si identificano con la figura storica di Gesù Cristo, mia strada e mia meta.
Infatti, Gesù si presenta come Dio, il Figlio che si è fatto uomo per noi, perché l’uomo, unendosi a Lui, diventasse anch’egli figlio di Dio; e ci presenta Dio come Padre, come un papà tenerissimo, che si preoccupa di ciascuno di noi e vuole che giungiamo tutti alla sua stessa felicità. Inoltre, ci presenta lo Spirito Santo, l’amore del Padre verso il Figlio e l’amore del Figlio verso il Padre, ma questo amore non si limita a Dio: si estende a tutti gli uomini, in modo che anch’essi non siano soltanto oggetti d’amore, ma diventino pure soggetti d’amore, soggetti capaci a loro volta d’amare tanto Dio quanto i fratelli.
Questo ci permette di comprendere quale sia il ruolo della libertà dell’uomo chiamato ad amare e a considerare tutti gli altri uomini come soggetti degni del suo amore e capaci d’amore. Libertà e amore, cioè offerta di sé ad un altro e agli altri, sono elementi che non possono mai essere divisi se si vuole il raggiungimento della felicità. Ne consegue che la felicità non può mai essere disgiunta dal rapporto con gli altri e che intesa unicamente nella fruizione di beni materiali non può che degenerare in una farsa e alla fine, ritorcersi contro l’uomo stesso. Il segreto della felicità consiste proprio nella dimenticanza di sé a favore dell’altro. Solo questo permette all’uomo di essere veramente uomo e di esercitare la libertà in grado sommo. Per questo la libertà intesa nel “faccio ciò che voglio” è la negazione stessa della libertà e conduce solo al ripiegamento su se stessi e quindi, alla infelicità.

Un amore che libera

Gesù ci ha dato non solo prova della verità dell’amore vissuto nella libertà ma Lui stesso si è fatto libertà amante e amore liberante, donandosi a tutti e donando la sua vita in riscatto per tutti. Con la sua stessa vita Gesù ci parla della persona umana, della sua dignità e della sua ricchezza. Gesù, non solo ci parla del valore dell’uomo, ma ci mostra in concreto il suo amore verso i più deboli e, soprattutto sulla Croce, ci offre la sua stessa vita. A questa offerta segue la sua Risurrezione che lo rende sempre vivo in mezzo a noi, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, fino a quando risorgeremo anche noi con Lui e come Lui.
La sua Risurrezione è la prova della sua divinità e il fondamento della mia dignità. Per questo, accogliendo Lui come il Risorto dai morti, accolgo tutte le sue parole che sono parole divine e in quanto tali, parole di verità poiché Dio non inganna e né può ingannare.
Anche se forse non comprendo tutte le sue parole e tutti i suoi gesti, in forza della sua Risurrezione, so che saranno sempre in coerenza con quelli che in qualche modo ho già capito e gustato.
Tra i mezzi che Gesù, il Vivente, mi offre, per poter vivere nella verità, c’è sicuramente quello della sua Chiesa. Essa è la sua famiglia, la sua presenza visibile lungo i secoli. E della Chiesa Egli rende “roccia” e fondamento l’apostolo Pietro a cui succederanno i Papi seguenti.
Così, la mia coscienza mi chiede di seguire la Chiesa con il Papa: solo in questo modo potrò giungere alla verità e all’amore, solo così sarò certo di essere nella verità e nell’amore. E cosa cerca l’uomo in tutta la sua vita se non che la certezza? Inserito nella Chiesa ho la certezza di partecipare con Dio in questo mondo e di raggiungerlo nell’altro.
Del resto, giungere a questa meta non è affatto difficile. Gesù non si accontenta d’indicarci la strada, ma ci offre la carrozza, che è la Chiesa, che riduce in gran parte la fatica di raggiungere Dio.
Come appare dalla parabola della pecorella smarrita, Egli c’invita a salire sulle sue spalle per tornare a casa. E oggi le sue spalle sono la Chiesa che mi accoglie e mi nutre, che mi custodisce e mi pasce.


Nella certezza della verità

Questo certamente non significa che nella Chiesa siamo tutti santi, magari lo fossimo! E non intendo neanche dire che il Papa non sia un uomo come noi e quindi non possa sbagliare e peccare. Ma lui ha l’assicurazione da parte di Cristo di non sbagliare in quelle cose che riguardano le certezze definitive della fede e della morale e il suo compito è quello di confermare i fratelli nella fede. Questo, come sappiamo avviene assai di rado. Inoltre, quando un pronunciamento papale è definitivo, intende esserlo solo nell’esclusione da errori e non intende affermare tutta la verità possibile su un aspetto della fede. Così quando il Papa ha affermato l’Immacolata Concezione di Maria o la sua gloriosa Assunzione in cielo ha voluto affermare che la fede cattolica così credendo, certamente non sbaglia. Rimane poi ai teologi, al senso comune della fede dei cristiani, e ai santi, l’approfondire questa verità portando in luce tutti gli aspetti che derivano da questa verità e che sono ad essa coerenti. Per esempio, a proposito dell’Assunzione di Maria, il cristiano non solo non sbaglia a credere che la Vergine Santissima è stata assunta in cielo in corpo e anima, ma ne consegue immediatamente che la natura umana di cui lei era partecipe e di cui noi siamo partecipi viene inscritta da Dio in un nuovo ordine che è quello dell’eternità, per cui il corpo dell’uomo non è solo un mezzo o un oggetto di cui si può fare tutto ciò che si vuole, ma è un elemento essenziale alla natura umana, tanto che è destinato da Dio alla gloria eterna. Da qui l’importanza della cura del corpo, dell’assistenza ai bisognosi e agli ammalati, dell’impegno del cristiano per venire incontro alle necessità dei fratelli.
Questi aspetti sono una conseguenza del dogma papale, non sono contenuti in esso, ma da esso derivano, e d’altra parte ne mostrano le implicanze concrete e illuminano il senso definitivo di tutto quello che facciamo. Ma è solo nella Chiesa cattolica che si può trovare questa certezza e le conseguenze liberanti di questa verità che proietta l’uomo nell’infinito amore di Dio e lo illumina di dignità eterna.
                                                                         
   Antonio Rudoni


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-3
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