UNA MENTALITA' MISSIONARIA
UNIVERSALE
Spero che,
dopo avere letto gli articoli precedenti, molti lettori e lettrici
di Maria Ausiliatrice sentano il desiderio di acquistare
un profondo spirito missionario. Tanti suggerimenti sono stati
dati, tra le righe, ma è necessario approfondire di più
questo problema: come acquistare una mentalità missionaria?
Come essere missionari anche restando a casa nostra, nei nostri
paesi e città, cioè in nazioni già profondamente
e globalmente cristianizzate? Cerchiamo con il presente articolo
di dare una risposta a questi interrogativi.
Una nuova
sensibilità
Abbiamo già affrontato
il problema relativo alla vocazione missionaria di ogni cristiano,
al fatto che la Chiesa è mandata a portare il Vangelo
di Gesù a tutte le genti, e lungo tutto il corso della
storia. Abbiamo anche già riflettuto sul fatto che possiamo
eventualmente essere missionari in casa nostra, nelle nostre
parrocchie, tra i nostri parenti, amici e colleghi. Ma la formazione
di una mentalità missionaria soprattutto in un
secolo come il nostro, di globalizzazione ha bisogno di
ben altri elementi e ingredienti.
Non basta che conosciamo e approfondiamo il messaggio di Gesù:
questo va fatto senzaltro, è la prima cosa! Ma non
basta. Dobbiamo approfondire la conoscenza dei grandi problemi
che coinvolgono tutta lumanità, le culture, le situazioni
sociali, le politiche internazionali, ecc. Non si tratta di diventare
esperti di problemi mondiali, ma di avere una maggiore sensibilità
verso i grandi problemi dellumanità: la fame nel
mondo, perché esistono popoli poveri e popoli ricchi,
il senso di una politica mondiale che garantisca a tutti i popoli
e a tutte le razze uguaglianza di diritti e di doveri (lONU,
come stiamo accorgendoci, fa acqua da tutte le parti...); ancora,
il problema del dialogo tra le razze, tra le culture, tra le
religioni... e via di seguito.
Sentirsi
coinvolti
Dobbiamo dire che questi problemi
cominciano ad affiorare non solo sui giornali ma anche sulle
riviste; le riviste missionarie da tempo, ormai, ne parlano.
Ma chi legge questi studi? Forse siamo più interessati
alle notizie sportive, alle cronache nere, gialle e di tutti
i colori, alle pubblicità, ai pettegolezzi sul tale o
talaltro personaggio. Le pubblicazioni cattoliche (settimanali
diocesani o nazionali) ci aggiornano abbastanza su una parte
di questi problemi, ma chi legge quegli articoli?
Ecco, tanto per cominciare, un piccolo ma salutare proposito
da fare: informarci di più sulla situazione del mondo,
nei vari continenti, e anche sulla situazione della Chiesa, delle
missioni, dei paesi in via (ipocrisia: diciamo più giustamente,
in difficoltà!) di sviluppo. Non accontentiamoci di conoscere
casa nostra; se siamo cristiani, cerchiamo di conoscere come
Gesù è accolto nelle varie realtà di un
mondo quello di oggi che si è fatto delle
dimensioni di casa nostra! Un cristiano che non si interessa
di questi problemi non è un vero cristiano. Se siamo tutti
un unico corpo in Cristo, non possiamo non interessarci di tutte
le membra
pur senza essere degli specialisti di tutti i
problemi!
Una preghiera
allargata
La conoscenza
della situazione della Chiesa e del Vangelo nelle varie parti
del mondo ci deve servire per allargare gli orizzonti non solo
della nostra conoscenza, ma anche della nostra preghiera. Pregare
sempre e solo per noi e per la nostra famiglia è una forma
di egoismo inammissibile, oggi. Gesù non ce la può
perdonare, perché Lui è morto per tutti e non solo
per noi! Sentiamoci coinvolti in queste dimensioni del problema
della salvezza di tutti gli uomini.
È vero che, concretamente, noi non possiamo fare quasi
nulla, ma possiamo pregare e soffrire, possiamo diffondere una
mentalità di apertura; inoltre, da queste riflessioni
nascono anche dei suggerimenti più circoscritti, per la
soluzione dellevangelizzazione tra noi, nei nostri Paesi.
Unapertura al mondo rende tutti noi più attenti,
più consapevoli, più generosi, più desiderosi
di impegnarci. Se stiamo chiusi nel nostro orticello, diventiamo
vecchi innanzi tempo e perdiamo quel senso di apertura che oltre
tutto dà a ciascuno di noi più serenità
e slancio.
Allargare
lorizzonte
Cè poi il problema
di casa nostra, della Chiesa in Italia e della Chiesa nelle nostre
diocesi, nelle nostre parrocchie. Anche i problemi di una parrocchia
di campagna o di montagna vanno affrontati con la sensibilità
di chi sa guardare intorno a sé fino ai confini del mondo.
La televisione porta infatti tutto il mondo in ogni casa, e i
fatti di ogni giorno vanno letti non con la chiusura egoistica
di chi pensa solo a se stesso e ai suoi affari, ma con lapertura
di chi si sente cittadino del mondo e mandato, da Gesù,
a tutti i popoli.
Inoltre, anche le vocazioni missionarie che nascono, possono
nascere ovunque non si svilupperebbero se nelle nostre
case si vedessero solo i problemi vicini. Una stupenda forma
di educazione che oggi purtroppo è assai poco o
nulla diffusa è quella di aprire i figli ai problemi
di tutta lumanità e di tutta la Chiesa. A volte,
leducazione religiosa impartita dai genitori si riduce
a mandare al catechismo, a far fare la Prima Comunione, a insegnare
le orazioni. Ma è troppo poco (anche sul fronte stesso
della fede, della preghiera e dei sacramenti), mentre non si
può capire Gesù, non si può capire Dio e
quindi credere in Lui e nella Vita eterna, se non ci si apre
a quegli orizzonti che sono gli orizzonti di Dio. Uno che crede
in Dio non può non interessarsi a tutta la creazione!
E allora? Si può anche viaggiare, si possono frequentare
scuole e istituti di scienze politiche e sociali, ma la prima
cosa da fare è aprirci ai problemi del mondo, con gli
occhi e con lo sguardo di Dio, allargando le braccia come le
ha stese Gesù in croce, per abbracciare tutta lumanità.
Questa è la dimensione della fede, e quindi dellapostolato.
Una visione della Chiesa ridotta ai confini della propria parrocchia
è una visione non solo ristretta, ma addirittura falsa.
Gesù è venuto a salvare tutti, e se io ho avuto
la fortuna di conoscere Gesù, non posso chiudermi nel
mio angolino, ma devo aprire mente e occhi e cuore a tutti gli
uomini. I cristiani devono essere gli abitanti più universali
del mondo. Oggi e sempre!
Don Rodolfo Reviglio
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2004-7
VISITA Nr.