UN CUORE MISSIONARIO

Di fronte al problema dell’evangelizzazione e della salvezza, possiamo essere presi dallo sbigottimento: come fare ad arrivare a tutti, e soprattutto come riuscire a penetrare nel cuore di tutti, buoni e cattivi, intelligenti e svaniti, poveri e ricchi, tranquilli e disperati, bambini, ragazzi, giovani, adulti, anziani...?
Gesù, non è forse impossibile l’impresa a cui ci chiami, l’impresa che hai affidato a dodici persone poco istruite, venti secoli fa? Non avevi la possibilità di darci strumenti più validi di evangelizzazione? Sono sufficienti le parole contenute nei Vangeli? E le nostre forze, le nostre poche e deboli forze, come fanno a non smarrirsi di fronte a un’impresa così colossale?
Possiamo anche tranquillizzarci, al pensiero che Gesù può arrivare là dove noi non possiamo giungere, ma intanto ogni giorno milioni di persone muoiono, milioni di altri esseri nascono, il mondo continua a girare, mentre il Vangelo è affidato alle povere braccia di pochi e fragili missionari.

La Chiesa è di Cristo

Non dobbiamo scoraggiarci, tanto meno perdere la fede e la speranza. Dio ha i suoi sentieri, a noi chiede solo di fare quello che possiamo, riconoscendoci – dopo avere fatto il possibile – dei “servi inutili” (Lc 17,10). Ma Dio ci ha forse creati per essere e sentirci servi inutili? Certo, perché Dio ci ha dato intelligenza e cuore, aiuto e grazia, e quando vuole suscita apostoli generosi e straordinari; ma al tempo stesso vuole che riconosciamo che l’impresa missionaria della Chiesa è innanzi tutto opera Sua: «Senza di me non potete fare nulla!» (Gv 15,5). Ed è su questa fede che Gesù può operare. Insomma, anche l’impresa missionaria è prima di tutto un atto di fede, di adorazione, di umiltà, fino a saper salire sulla croce. Ed è a partire da questo spirito che possiamo impostare il cammino missionario della Chiesa.
Apriamo il giornale e vediamo quanto male si commette ogni giorno nel mondo, sia nel piccolo di una famiglia, come nell’immensità delle coalizioni di nazioni e continenti. Ma non lasciamoci prendere dallo scoraggiamento. «Per tutta la notte abbiamo lavorato e non abbiamo preso nemmeno un pesce... ma sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5,5). Sulla tua parola. La Parola di Dio ha creato, la Parola di Dio opera la salvezza!
Prima di andare, di parlare, di operare, Gesù ci chiede di credere, di adorare, di invocare. Ma con che cuore facciamo tutto questo? Con quale convinzione? Fin dove ci fidiamo di Dio? E interroghiamoci più a fondo: fino a che punto ci sta a cuore la salvezza di tutti gli uomini, la conversione e il cammino di santità, a cominciare dalla nostra personale conversione, dal nostro personale cammino di santità?

Una conversione necessaria

È proprio vero, il problema missionario è – a guardare bene dentro – un problema di cuore, un problema di conversione e di santità nostra! Dobbiamo buttarci in ginocchio come Pietro e gridare a Gesù: «Sono un povero peccatore, allontanati da me, non sono degno di stare vicino a Te». La missione vuol dire innanzi tutto convertire me, e nella misura in cui io mi converto, evangelizzo gli altri, vicini e lontani. Gesù ha bisogno di santi!

Evangelizzare non è organizzare

Quando mai un ragazzino, o una ragazzina, guardando noi adulti, si sente nascere in cuore il desiderio di santificarsi, di dedicare la propria vita al Signore, di farsi missionario, missionaria? Come mai le vocazioni sacerdotali sono sempre meno numerose (almeno, nei nostri paesi di antica tradizione cattolica)? Se non siamo entusiasti noi, vogliamo che lo siano i giovani? Se non apriamo noi gli orizzonti della missione, chi mai li aprirà? Se la gente non vede in noi il divampare della fede, dove andrà a cercarlo?
Non lasciamoci prendere dalla disperazione. Scopo delle osservazioni e degli interrogativi che si sono via via sviluppati è di farci uscire da quella mentalità in cui siamo immersi, mentalità tecnica, organizzativa, pratica, che fa sempre e solo calcolo sulle possibilità umane, mentre il giorno in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è venuto a portarci la vera salvezza, ha subito cominciato facendo delle scelte umanamente pazze: nato in una stalla, in un paese di quasi nessun’importanza politica, ha cercato per collaboratori degli analfabeti poveri e ignoranti, non ha organizzato nulla, ma proprio nulla, da un punto di vista programmatico... e poi se ne è andato.
Ma ci ha mandato lo Spirito Santo. Anche questa effusione dello Spirito è avvenuta nel silenzio di una sala: un centinaio di persone. Ma subito dopo, questi poveri pescatori hanno cominciato a parlare, e hanno anche fatto dei segni: qualche guarigione, ma poi anche i segni sono cessati...
Ma non è cessato lo slancio. Hanno continuato ad andare, a parlare, a lasciarsi incatenare e fustigare.

Il cuore di Cristo, centro del mondo

Oggi è da qui che dobbiamo ricominciare, e ciascuno di noi lo può fare soltanto nella misura in cui sa inchiodarsi davanti al Crocifisso e mettersi a sua totale disposizione. Ritorniamo a questo punto: la missione è prima di tutto un fatto di preghiera e di adorazione, è un fatto mistico, è un disarmarci completamente per affidare a Gesù la totale impresa della nostra vita.
Non siamo mai così universali, come quando usciamo dai meridiani e paralleli delle carte geografiche ed entriamo nel Cuore di Cristo, e lì raggiungiamo tutta l’umanità. Non intendo dire che basti pregare per convertire tutti gli uomini, ma che solo a partire dall’incontro vivo e personale con Gesù Crocifisso noi troviamo le strade – e le energie – per arrivare a tutti gli uomini. Saranno sempre necessari i missionari che lasciano la loro patria per andare lontano a evangelizzare i popoli, saranno sempre necessari i sacerdoti, le suore, i predicatori che annunciano il Vangelo e lo testimoniano con la loro vita, ma i frutti, i risultati vengono solo da Gesù Cristo, dallo Spirito Santo, nella misura in cui sappiamo fare posto a Dio!
E qui viene la conclusione definitiva e assoluta: ciascuno di noi è chiamato alla missione, anche se fosse immobilizzato in un letto. Perché la forza di conversione e di salvezza ha bisogno, sì, dell’opera dei missionari, ma la linfa, la vita di Grazia arriva fino alle estremità della terra nella misura in cui tante anime nascoste si donano totalmente al Signore e il Signore può servirsi del loro cuore per convertire e santificare!

                                                                                  Don Rodolfo Reviglio


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-8
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