HOME PAGE - ITALIANO / FORMAZIONE CRISTIANA  / FORMAZIONE MARIANA / INFO VALDOCCO


         FAMIGLIA OGGI:
     
MUTUO AMORE

Sposarsi in Chiesa è come accedere ad un mutuo smisurato, senza interessi e per di più senza obbligo di restituzione. Insomma, è l’affare della vita. Peccato che pochi lo sappiano. Dispiace ancor più vedere che, anche chi lo sa, non ne approfitti. Ma in cosa consiste questo mutuo? In un prestito versato nella moneta più preziosa e ricercata: l’amore. Non un amore passeggero, frivolo, momentaneo, ma un amore semplicemente eterno perché è l’amore stesso di Dio che viene offerto agli sposi.

Ma come tutti i prestiti, anche questo richiede delle condizioni senza le quali non è possibile accedere neanche al primo prelievo. Forse sono queste condizioni che spaventano. Eppure sono esigite non tanto per la sicurezza di Colui che emette il prestito quanto per la felicità di chi lo richiede.
I requisiti riguardano l’integrità personale degli sposi. Non che siano belli e ricchi, intelligenti, laureati e di successo. Ciò che si richiede è che siano liberi di scegliersi per sempre. La richiesta è semplice eppure, nel contempo, è terribilmente complessa.

Liberi significa che nelle profondità del loro animo non sono costretti da nulla nello scegliere quella persona con cui condivideranno tutta la vita.

Liberi vuol dire che non ricercano se stessi nell’altro. Liberi equivale ad accettare l’altro per quello che è nella sua totalità presente e futura, anche se ancora ignota. Liberi esprime la volontà di fedeltà sempre e comunque, di dedizione, di ricerca della felicità dell’altro. Liberi esige che si sia slegati da altri affetti, da altri interessi che attraggono maggiormente il cuore.
Liberi indica che si pone l’altro al di sopra di sé poiché si è liberi da se stessi per l’altro.

Liberi perché anche se non si è ancora nella pienezza di questa libertà, tuttavia, si accetta che essa possa compiersi nel corso dell’esistenza poiché ci si accorge che il fondamento del proprio amore non risiede nella passione ma in Colui che è nell’intimo della sua natura, solo amore e amore eterno.

Per questo il “sì” detto davanti a Dio è una scelta per la libertà. È accettare di mettersi in cammino verso questa libertà, in due. Un viaggio nel quale vi saranno giorni di stanchezza e momenti di gioia, ma pur sempre un percorso che si compie in due e nel corso del quale uno si impegna a sorreggere l’altro fino al raggiungimento della meta. È un impegnarsi affinché: “io mi realizzi in te, sostenendoti, facendo in modo che tu sia quel che Dio vuole che tu sia”.

Queste sono le regole per accedere al prestito. Nulla di complicato, come si vede, eppure regole esigenti per il semplice fatto che sono essenziali e richiedono anzitutto quell’onestà che costituisce il fondamento dell’integrità morale della persona. Onestà verso l’altro e verso se stessi. Questo significa conoscenza di sé e dell’altro e la conoscenza richiede attenzione e introspezione, riflessione e confronto, ascolto e dominio di sé. Superficialità, voglia di divertimento, frivolezza, banalità, non possono rientrare nella ricetta di un matrimonio che voglia portare a maturità gli sposi. Per questo è bene chiedersi: “Cosa mi aspetto da te?” e “Cosa posso darti, per tutta la vita?”. È così difficile rispondere sinceramente a queste due domande? Sì. È molto più difficile di quanto si possa pensare perché sono spietate e taglienti più di un rasoio poiché non lasciano spazio alla menzogna del “ma io credevo che”. Al termine di un cammino di sincerità si scopre la propria fragilità e ci si rende conto che da soli non è possibile dare e ricevere amore per un’intera esistenza. Ci si rende conto che solo fondandosi su Dio e sul suo amore crocifisso si hanno le garanzie sufficienti per vivere insieme. Il resto sarà solo convenienza, moda, perbenismo di facciata ma non amore che conduce allo sviluppo dell’altro e di sé.

Al momento della celebrazione del sacramento del matrimonio, gli sposi giurano di donarsi reciprocamente l’uno all’altro per tutta la vita. Questo loro “volersi bene” chiama in causa Dio, e il loro amore, fondandosi su quello di Dio si rafforza e si consolida. In due guardano nella stessa direzione, che è Dio e a Lui chiedono di ravvivare e sostenere il loro amore il quale essendo umano, troppo umano, non è in grado di raggiungere quell’umanità piena a cui devono tendere e a cui aspirano.

Vivere il matrimonio con Dio significa vivere la povertà del proprio amore e riconoscere che c’è continuamente bisogno di ricevere da Dio un prestito d’amore, un supplemento di grazia, un mutuo a fondo perduto di tenerezza affinché mutuo sia l’affetto coniugale.

Il sacramento del matrimonio ha dato a tutti questa particolare capacità di rinvigorire l’amore naturale, perché le porte della banca di Dio sono aperte sempre e a tutti. Attenzione però a leggere bene quelle semplici istruzioni per accedere al prestito: la mancanza di onestà non giova né sul lavoro, né negli affari, né in amore.

                                                                    
Giuseppe PELIZZA sdb


 IMMAGINI:
1  
Il matrimonio si fonda sulla libertà dei nubendi. Una libertà che investe la totalità della loro persona
e che è garanzia della solidità familiare.

L’amore umano chiamando in causa Dio si consolida e si rafforza perché non conta più sulla sola forza umana.

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2007 - 3  
         HOME PAGE - ITALIANO / FORMAZIONE CRISTIANA  / FORMAZIONE MARIANA / INFO VALDOCCO

            VISITA Nr.