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         MATRIMONIO OGGI:
    
CONSACRATI NELL'AMORE

«Ti amo».

È una delle espressioni più usate ogni giorno da milioni di persone. Pronunciata con intensità e trasporto. Coscienza e passione. Ponderatezza e affetto. Una frase che anche i coniugi legati da molto tempo non farebbero male a ripetersi.

È una dichiarazione, un’invocazione, un mostrarsi nella semplicità di ciò che si è, disarmati ma forti della propria donazione. Come acqua di primavera essa sgorga dalla semplicità del cuore e proclama la trasparenza e la purezza dell’amore. Parole che temono solo di non reggere ai rovesci della vita e che invocano un fondamento perenne e assoluto che fondi il loro stesso vibrare.

Parole che anelano all’eterno e che bramano l’immortalità. Esse sono termini di un desiderio senza termine. Nell’istante in cui sono pronunciate l’Universo sembra vibrare di gioia. La ferialità dell’inesorabile temprerà l’incandescenza vitale dell’entusiasmo contenuto nella semplicità di questa espressione.

Ma ogniqualvolta essa verrà utilizzata, s’imporrà con l’autorità del suo abbandono poiché ricorda agli umani le possibilità dischiuse dall’amore e indica loro la via verso l’amore perfetto, suscitando nel cuore, nella mente, nei sensi una domanda: ma esiste l’amore perfetto? Esiste un amore di cui non se ne può pensare uno maggiore? Oppure la perfezione nell’amore è come un orizzonte verso cui si cammina ma mai si raggiunge?

La sera del Giovedì Santo, nelle chiese si proclama il testo del capitolo XIII del Vangelo di Giovanni, in cui si dice:

«Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine».

Il testo greco di “sino alla fine” non significa solo: sino al termine della propria vita; indica la consumazione totale del proprio essere, l’offerta esaustiva di sé. Poiché Gesù è l’uomo perfetto, anchel’amore che ha dimostrato è un amore perfetto.

Si potrebbero ancora dire altro su questa frase di Giovanni, poiché Gesù è persona divina e il suo amore ci introduce in quella fine che non ha fine che è l’eternità stessa e che la sua offerta è perenne e dura in cielo come in terra sino alla consumazione dei secoli mediante l’offerta dell’Eucaristia. Gesù dimostra, quindi, un amore perfetto, tanto che non si può amare più di Gesù. Il suo amore umano è, dunque, l’amore umano perfetto.

Quando un uomo e una donna assumono nella loro vita questo amore? Semplicemente quando accolgono la definitività dell’amore. Questa radicale e conclusiva donazione viene sancita nel sacramento del matrimonio. In ogni sacramento è Cristo che agisce mediante il ministro. Ora, nel sacramento del matrimonio, per la Chiesa d’Occidente, i ministri sono gli sposi stessi: attraverso il loro reciproco donarsi, Cristo porta a compimento in loro il Suo “amare sino alla fine”.

In loro, Cristo realizza il Suo donarsi all’umanità per sempre. Così Cristo rende gli sposi partecipi del Suo stesso amore che è amore infinito ed eterno. Quando Cristo celebra il matrimonio, rende partecipi i due sposi della definitività insita nel Suo amore. Istituisce fra essi un vincolo che li lega in un’appartenenza indistruttibile. Il dovere della fedeltà e la forma giuridica dell’indissolubilità sono conseguenze non l’essenza di questo vincolo. Gli sposi infatti possono essere infedeli; possono divorziare: ma il vincolo che li unisce l’uno all’altro permane più forte di ogni divisione, poiché, in questo senso, il sacramento è stato istituito da Cristo stesso.

Quando gli sposi accolgono la perennità dell’amore di Cristo, Gesù stesso rende partecipi i due sposi della Sua capacità di amare. E poiché ogni sacramento è frutto della Pasqua del Signore e del dono che Lui fa ai Suoi discepoli nella storia, cioè il dono dello Spirito, allora gli sposi sono mossi dall’azione dello Spirito Santo. È lo Spirito Santo che ha spinto Cristo a donarsi sulla Croce e gli sposi sono resi partecipi di questa stessa forza amorosa: questa partecipazione effusa nel cuore degli sposi è la carità coniugale.

È questa l’operazione più preziosa compiuta da Cristo quando celebra il sacramento del matrimonio. Il vincolo coniugale esige la carità, e nello stesso tempo è il vincolo coniugale che abilita gli Sposi a ottenere il Vivificante, cioè lo Spirito Santo che porta a compimento e perfeziona il loro amore umano. Il vincolo senza la carità è un non senso e la carità, ossia l’amore di Dio nei nostri cuori, si ottiene mediante l’implorazione della preghiera.

«Io voglio amare te, ma senza l’amore di Dio in me, so che il mio amore è fragile e fugace, per questo chiedo a Dio di amare attraverso di me la persona che ho scelto come segno della Sua amorosa fedeltà»:

Concedi, o Signore, che le nostre famiglie scoprano la forza della Tua benevolenza, e in Te si consacrino affinché il loro amore raggiunga gli orizzonti del Tuo.

                                                                    
Don Giuseppe PELIZZA


 IMMAGINI:
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Il matrimonio è l’accoglienza della definitività dell’amore.
In ogni età l’amore ha le sue espressioni. Col passare degli anni, l’affetto e la vicinanza assumono tonalità nuove che rendono l’amore una continua scoperta.

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2007 - 6  
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