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EDUCAZIONE:
DON BOSCO E L'AMOREVOLEZZA
Lidea di amorevolezza ha vari significati, talvolta, così
sottili che tutto ciò che si può pronunciare al
riguardo viene facilmente etichettato come qualcosa di opinabile
e soggettivo. Allinterno del mondo salesiano quando si
utilizza questa parola, essa è solitamente relazionata
ad altri due: religione e ragione. Tanto che lamorevolezza
nel Sistema Preventivo è diventata ormai elemento imprescindibile
per chiunque voglia comprendere, imitare o anche semplicemente
rileggere cosa Don Bosco intendesse per educazione.
Ma perché
cercare in Don Bosco la radice della sua amorevolezza? Di certo,
siamo tutti consapevoli che
non esiste evidenza più chiara della sua capacità
di farsi tutto a tutti e, per dirla con le parole del Rettor
Maggiore, di dare di più a chi ha ricevuto di meno. Il
Papa, Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la Quaresima di questanno,
sottolinea con la sua eleganza didattica (rifacendosi esplicitamente
allEnciclica Deus caritas est) limportanza di ritornare
allorigine del termine amore.
Se si rilegge
il Sistema Preventivo e si cerca in esso qualche riferimento
alla Bibbia, si rischia di restare un po delusi, poiché
esiste un solo riferimento biblico: La pratica di questo
sistema è tutta appoggiata sopra le parole di San Paolo
che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia
sperat, omnia sustinet. La carità è benigna e paziente;
soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò
soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema
Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve
costantemente far uso leducatore, insegnarli, egli stesso
praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.
Don Bosco è chiaro: solo il cristiano può applicare
questo sistema. Ma perché solo lui? A questa domanda dobbiamo
trovare una risposta.
La carità
amabile è il tratto più caratteristico dellinsegnamento
e della vita di Don Bosco. La carità è da intendersi
come dedizione agli altri senza limiti e avversioni, come agape.
Il modello e il paradigma di questa carità lo troviamo,
come dice Don Bosco stesso, in San Paolo, con il celebre Inno
allamore, di cui prima abbiamo citato una parte.
I riferimenti
allantichità classica
Il famoso brano
di San Paolo inserito nella lettera ai Corinti ha un richiamo
ad uno scritto di uno dei più grandi pensatori dellantichità,
Platone, che in un suo testo, Protagora, descrive lintellettuale
dalle vuote parole, il sofista, come colui che è privo
di consistenza, come un nulla che risuona.1 Ma Paolo non utilizza
solo questo riferimento ai grandi del mondo greco. Nella sua
lettera si appella anche alla tradizione greca dei topoi. Le
negazioni per mezzo delle quali viene definita lagape,
che cioè non cerca il suo interesse, non si adira e non
si rallegra dellingiustizia, appaiono quasi un richiamo
a ciò che nel Simposio è detto di Eros, chiamato
scaltro investigatore, spericolato e instancabile nellescogitare
le sue trame.2 Così ai Corinti, che debbono comprendere
lagape cristiana, viene spiegato il contrario delleros
greco; daltra parte nelleros è anticipato
ciò che si compie nellagape.
Le differenze
fra eros e agape
Non possiamo
però non cogliere delle differenze fondamentali tra i
due. Leros è un amore sostanzialmente egocentrico,
è desiderio. Luomo predomina in esso sia come punto
di partenza, sia come
punto di arrivo. La via delleros è contraddistinta
dal fatto che è luomo ad ascendere al divino, la
sua anima vive la nostalgia per il mondo superiore, dove platonicamente
è la sua patria. Nelleros lanima intraprende
il suo viaggio in una contemplazione e in unestasi da far
perdere i sensi. In questa ascesa delleros si esprime un
atteggiamento dellanima affine a quello dellassalto
titanico al cielo, mantenendo il suo carattere egocentrico perfino
nella sua forma più sublime. Lagape ha invece un
carattere totalmente diverso. Non ha nulla a che vedere con laspirazione
e il desiderio, come dice Paolo: «non cerca mai il proprio
interesse», non sale come leros verso lalto
per assicurarsi un vantaggio, ma è invece sacrificio e
dono di sé. Nelleros non è lumano che
si eleva al divino, ma il divino che nel suo amore misericordioso
si abbassa allumano.
Allinterno
del Simposio Platone fa poi pronunciare ad Agatone un elogio
di Eros, dicendo che esso è come un dio mansueto, benevolo,
colui che erige la comunità degli uomini;3 San Paolo utilizzerà
questi elementi, ma non per parlare delleros, bensì
dellagape.
Paolo si allontana poi totalmente da Platone quando il filosofo
greco parla della funzione del demone (una specie
di spirito che lega lassoluto e il relativo) e che si trova
nel concetto di amore riportato dal testo del Simposio. Qui lagape
viene presentato come un fine a cui luomo può tendere
con le sue sole forze.
Paolo però
vede le cose in modo diverso. Lagape non è qualcosa
che luomo può ottenere con la sua volontà
o la sua intelligenza: lagape è anzitutto un dono
della perfezione che ci viene da Dio e che possiamo ottenere
già in questo mondo, ma possiamo anche non averla affatto.
In questo modo San Paolo elimina tutti quei tentativi che la
cultura del suo tempo aveva fatto per sanare la frattura fra
lassoluto a cui luomo aspira e il relativo in cui
si trova immerso. Soltanto lagape è il vero legame
fra il divino e lumano e questo legame viene donato alluomo
gratuitamente da Dio. Nellagape troviamo così il
segno distintivo della solidarietà, e ancor di più
in essa troviamo il senso di unità del concetto di amore.
La spiegazione
di Agostino
Tornando alla
distinzione tra agape e eros, tra la prospettiva cristiana dellamore
e la prospettiva platonica, si può dire che Agostino fu
tra i primi a cercare di unificare i due principi. Largomento
di Agostino è la dottrina della caritas. Il pensatore
cristiano vede però la caritas come elemento intermedio
fra lagape e leros. La caritas è la sintesi
dei due; sintesi possibile perché leros è
già in sé slancio verso Dio: è la superbia
che gli impedisce di giungere al suo fine; allora è lì
che interviene lagape con la sua umiltà. Ogni amore
è appetitus, desiderio della felicità.
E come tale
può essere considerato un elemento proprio della vita
umana in generale:«nemo est qui non amet».4 Ora se
lamore è desiderio e il desiderio è specificato
dalloggetto desiderato, potremo definire la caritas come
lamore che desidera le cose elevate, mentre la cupiditas
lamore che tende alle cose inferiori. Scegliere una o laltra
forma di amore, significherà decidere di tutta la nostra
vita, dato che lamante si trasforma in qualche modo nella
cosa amata. E qui che la caritas diventa elemento distintivo
di ogni educatore cristiano. Don Bosco quando pensava alleducatore
non poteva che pensarlo in questi termini.
Infine chiederci
se la caritas è identica alla felicità è
una domanda lecita, anzi doverosa per una chiarificazione ulteriore
della nozione di carità. SantAgostino affrontò
questo problema utilizzando lespressione «dilige
et quod vis fac».5 Bisogna cogliere il significato pieno
del verbo dilige, che trova nel generico ama
la traduzione italiana. Il comandamento non è solamente
ama e fa ciò che vuoi, ma dilige
cioè: abbi lamore vero, autentico, redento. La dilectio
non si lascia ridurre alla ricerca della felicità, essa
è ammirazione, riconoscenza, santo rispetto, gioia, allegria,
e poi anche voler bene e voler fare del bene a tutti secondo
le proprie opportunità. La virtù della carità
non dimentica la felicità, ma la felicità non è
lunico criterio.
Solitamente una dimostrazione termina con una enumerazione di
esperienze e luoghi, ma si può ben intuire che trovare
citazioni dove Don Bosco visse la carità è come
scriverne lennesima biografia.
Vittorio Castagna
1 Cf Platone,
Protagora, 329a.
2 Cf Platone, Simposio, 203d.
3 Ivi, 197b.
4 Agostino, Sermo XXXIV, XXXVIII, 210.
5 Agostino, In epistolam Ioannis ad Pathos tractatus decem,
VII, 8.
Vittorio Castagna
IMMAGINI:
1 Lamorevolezza di Don Bosco si
è manifestata in gesti concreti ed immediati, volti a
soddisfare le esigenze fondamentali dei suoi giovani: laccoglienza,
la formazione culturale e spirituale.
2 Don Bosco aveva capito
che tutti i giovani avevano bisogno di una mamma per poter crescere
sani. Per questo invita Mamma Margherita a Valdocco per essere
la mamma dei suoi ragazzi poveri.
3 Il gioco, la musica
e il teatro sono stati sempre elementi importantissimi nel sistema
educativo di Don Bosco: il ragazzo si forma e cresce in tutte
le dimensioni e tutte vanno curate.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2007 - 6
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