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        INCONTRI:
    
UNA POLITICA SENZA DIO?

Incontro con George Weigel sul malessere dell’Europa

Perché in Europa il riferimento a Dio è visto come una minaccia per i diritti umani e per la democrazia? Secondo George Weigel, membro dell’“Ethics and Public Policy Center” di Washington “Comprendere questi fenomeni richiede qualcosa di più di una normale analisi politica”. Né potranno le risposte politiche spiegare le ragioni che stanno dietro la questione forse più urgente con cui si confronta l’Europa oggi: il fatto che l’Europa occidentale stia compiendo un suicidio demografico; i suoi tassi di natalità sono eccessivamente bassi, e creano una pressione enorme sulla previdenza statale ed un vuoto demografico nel quale confluisce un numero sempre maggiore di immigrati islamici.

Per l’intellettuale statunitense, “l’idea che l’Europa stia attraversando un periodo di «crisi della morale civile» è una descrizione troppo generica”.
È necessario effettuare un’analisi culturale e persino teologica della situazione attuale dell’Europa.
Perché, in seguito al 1989, gli Europei non sono stati in grado di condannare il comunismo come una mostruosità morale e politica? Perché l’unico giudizio politicamente accettabile sul comunismo era l’osservazione piuttosto banale che «non ha funzionato»?

Forse perché, secondo quanto afferma lo storico John Keegan, gli Europei spesso rifiutano l’azione rifugiandosi piuttosto nella convinzione che “ogni conflitto di interessi deve essere risolto attraverso le consultazioni, la conciliazione e l’intervento delle organizzazioni internazionali”. Insomma, come dire, troviamo una soluzione teorica è il problema è risolto, troviamo una spiegazione (“il comunismo non ha funzionato”) e non pensiamoci più. Che poi siano gli stessi che fino a ieri sostenevano il comunismo a continuare a fare i politici di grido, questo non suscita nessuno scandalo.

Ma dobbiamo anche chiederci perché l’Europa si sta allontanando dalla democrazia, incatenandosi sempre di più nei legacci della burocrazia? Perché gli Stati europei non riescono a prendere decisioni forti di politica interna, come quelle sull’orario di lavoro o sulla copertura delle spese pensionistiche? Perché l’Europa si è avviata verso ciò che il filosofo politico Pierre Manent definisce “depoliticizzazione”? Perché Manent ha “l’impressione che oggi la più grande ambizione degli europei sia di diventare ispettori delle carceri americane?”.

Tutto questo immobilismo europeo e questa incapacità a prendere delle decisioni è frutto di una mancanza di identità che da sempre per l’Europa è stata data dalla sua comune appartenenza al Cristianesimo.

La cosa è così chiara – tranne che agli intellettuali europei – tanto che un giurista internazionale ed ebreo osservante come J. H. H. Weiler, afferma che gli Europei sono “cristofobici”, e si chiede come mai “l’alta cultura europea” sia “così sprezzante della tradizione sia religiosa che secolare”.

Ma uno dei problemi più urgenti da risolvere resta il suicidio demografico verso cui l’Europa sta andando, poiché sta riducendo sistematicamente la propria popolazione e prefigura ciò che lo storico britannico Niall Ferguson ha definito “la più grande e continuata riduzione della popolazione europea dai tempi della Peste nera del XIV secolo”.

Cosa avviene quando un intero continente, più ricco e in salute che mai, manca di creare il futuro dell’umanità nel senso più elementare del termine, non producendo la generazione successiva?
“Queste preoccupazioni – spiega Weigel – non sono il prodotto di una “eurofobia” americana, né sono il risultato della netta contrapposizione tra gran parte dell’Europa e gli Stati Uniti sul tema della guerra in Iraq. Non vi è in effetti nulla di originale nella mia lettura dell’attuale situazione dell’Europa: le stesse preoccupazioni sono presenti nell’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Ecclesia in Europa del 2003”.

In quel testo, il Papa sostiene che in Europa esiste l’idea che un’Europa politica, giuridica ed economica non sia sufficiente. “E come Giovanni Paolo II – ha aggiunto Weigel –, molti pensatori europei si stanno chiedendo se un’Europa che rappresenta il trionfo della regolamentazione burocratica in tutto il continente sia tutto ciò a cui poter aspirare”.
Il dibattito sulla invocatio Dei nella Costituzione europea riguardava anche il presente e il futuro, e non solo il passato.

Quanti hanno rifiutato il riferimento, nonostante quanto da loro affermato, non lo hanno fatto per “tolleranza”, ha affermato infine Weigel, ma perché convinti che possa esistere una politica senza Dio, “che un’Europa libera, tollerante, civile e pluralistica possa essere costruita solo come spazio dal quale il Dio della Bibbia sia stato escluso”.

                                                                
Marco De Bernardinis


 IMMAGINI:
1  
George Weigel, esperto di politica internazionale, negli Stati Uniti ha scritto diversi libri sulla Chiesa e sui Papi.
2 
Il riferimento a Dio nella Carta Costituzionale europea, avrebbe ricordato all’uomo i suoi limiti e la sua responsabilità dinanzi a qualcuno più grande di lui.
3 Famiglia in bici 
4  Nel Parlamento Europeo sono presenti diverse correnti guidate da interessi economici e ideologici che sotto l’illusione della modernità, combatto più o meno apertamente la morale e le indicazioni della Chiesa sulla famiglia naturale.

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2007 - 6  
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