EUCARESTIA:
CONTEMPLAZIONE DI DIO AMORE

Quando un alpinista compie una scalata su una vetta molto alta, non vede l’ora di arrivarci: il motivo meno importante, di solito, è il sospirato riposo dopo la fatica; c’è un secondo motivo, ed è la soddisfazione di avere conquistato la vetta; e – in certi casi – questa soddisfazione viene rinnovata ogni volta che l’alpinista racconta la sua esperienza agli amici, inserendo anche qualche foto, oltre al ricordo dei momenti più difficili e gloriosi (pensiamo all’impresa degli alpinisti italiani sul K 2).
Ma c’è una terza soddisfazione, ed è quella di poter ammirare, dalla vetta, gli spettacolosi panorami delle catene di montagne, delle punte più svettanti, o delle immacolate distese di neve e delle vallate che si stendono ai piedi dei monti...

Bisogno del dialogo

Anche noi siamo giunti – dopo avere cercato di scalare la vetta dell’Eucaristia – alla possibilità di ammirare uno spettacolo che forse mai avevamo immaginato. Chi si limita a partecipare all’Eucaristia, anche tutti i giorni, e non sente mai – o quasi mai – il desiderio di soffermarsi a contemplare Gesù nel Santissimo Sacramento, è segno che di tutto questo mistero ha capito poco o nulla.

Infatti, se nella nostra partecipazione alla Santa Messa noi cerchiamo di penetrare con tutto il cuore nel mistero, e sentiamo il bisogno di dialogare con Gesù a lungo, non possiamo non desiderare di fermarci – in un luogo e in un momento adatto – a prolungare il nostro dialogo, fatto prima di tutto di ascolto, e poi di conversazione... ma anche di profondo silenzio!

Molto probabilmente, nei primi tempi della Chiesa la Presenza Eucaristica era limitata alla celebrazione del sacrificio; e con la comunione di tutti i presenti, le sacre Specie venivano consumate. Ma a poco a poco si sentì il bisogno di conservarle, per poter prolungare la gioia del mistero celebrato. Si costruirono più chiese e si pensò di porre – in un luogo decoroso e privilegiato – un tabernacolo per conservarvi il Pane consacrato...

Perché? Sia per poter dare, ai malati e agli impediti a partecipare alla Messa, la possibilità di nutrirsi del Pane Eucaristico, sia per sentire e gustare la divina Presenza. Certamente, il momento fondamentale è la celebrazione del santo sacrificio, atto già iniziato e approvato dagli Apostoli in base al mandato ricevuto da Gesù (“fate questo in memoria di Me”). Ma la conseguenza più logica, e che non tardò a farsi sentire, specie in Occidente, era proprio quella di perpetuarne la Presenza!

Necessità della contemplazione

Ma in che cosa deve consistere il culto alla Presenza Eucaristica? Questa domanda è apparentemente sciocca (come a dire: se hai un amico, non hai piacere, non hai desiderio di passare un po’ di tempo con lui?). Ma se guardiamo ai motivi che possono avere ispirato la domanda, ci accorgiamo che essa parte da una profonda necessità: è talmente sublime il Mistero Eucaristico, che non possiamo limitarci a celebrarlo; sentiamo il bisogno – che non solo non viene meno con il tempo, ma piuttosto cresce fino allo spasimo – di fermarci per riflettere, per approfondire, per capire in profondità, per vivere con tutta la gioia del cuore quel Mistero che abbiamo celebrato.

Chi partecipa alla Messa solo per dovere e non di rado con noia, non sente il bisogno della contemplazione eucaristica. La sua partecipazione al Mistero Eucaristico, per essere autentica, deve ancora compiere un cammino di approfondimento.

Atteggiamenti che arricchiscono

Adorare e contemplare. Sono due atteggiamenti dello spirito e del cuore che si arricchiscono a vicenda. Adorare Cristo vuol dire: metterlo al di sopra di tutti i nostri sentimenti e di tutti i nostri desideri, riconoscere che Egli è al di sopra di tutto e di tutti, che Egli è Dio, l’Infinito, l’eternamente Amante, sentirci dipendenti e bisognosi di Lui in tutto. Contemplare Cristo significa: non stancarsi di ammirarlo, sentire il bisogno di fermarci a pensarlo, a immaginarlo, a goderlo, a riascoltare interiormente le sue parole, a immaginarcelo accanto a noi, dentro di noi, che ripete quanto ha fatto e detto nella sua vita terrena.

La contemplazione e l’adorazione sembrano le azioni più inutili e infruttuose, mentre al contrario sono esse la fonte che permette di impostare tutta la vita cristiana e tutto l’apostolato. Basti pensare all’episodio di Marta e Maria che accolgono Gesù a Betania. Marta sembra compiere le cose più necessarie, mentre Maria sta accoccolata ai piedi di Gesù e lo ascolta. Gesù, a Marta tutta affaccendata che si lamenta perché la sorella non l’aiuta, Gesù risponde: «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Luca 10,42)!

Il fermento dell’azione

Senza contemplazione non esiste apostolato! Senza contemplazione non si costruisce nulla nella Chiesa, e Gesù rimane assente, perché in tanto Egli viene in noi e si rivela e ci fa capaci di comprendere il suo amore, in quanto Lo cerchiamo, Lo invochiamo, Lo contempliamo, Lo ascoltiamo!

Dice il Papa (Ecclesia de Eucharistia I, 1): “Nel sacramento dell’altare, la Chiesa scopre la manifestazione del Dio di amore”. Questa manifestazione in tanto opera in noi, in quanto ci mettiamo, in silenzio e calma e in luogo adatto, a contemplare il Dio di Amore che ci ama fino a farsi nostro. Ancora Giovanni Paolo II nel suo libro: Alzatevi, andiamo! afferma: “Per entrare spiritualmente nello spazio del Santissimo Sacramento non sempre è necessario recarsi fisicamente nella cappella”.

Certamente, il luogo più adatto – e che permette di incontrarsi anche numerosi (pensiamo a un Congresso Eucaristico!) – è là dove è esposto il Santissimo Sacramento. Ma quando ciò non fosse possibile, possiamo compiere la nostra adorazione eucaristica anche nel silenzio della nostra camera, in totale isolamento. Gesù c’è, è presente! “Contemplare Cristo significa saperlo riconoscere dovunque Egli si manifesti” (Ecclesia de Eucharistia, 12), anche nel silenzio di un luogo solitario, nel cuore di un credente. Pertanto, “Spetta ai Pastori incoraggiare – anche con la testimonianza personale – il culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del SS. Sacramento, nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche” (Ecclesia de Eucharistia, 25).

Raggiungere l’impossibile

Terminiamo – non solo questo articolo ma tutta la serie dedicata all’Eucaristia – soffermandoci a riflettere sul fatto che, nell’adorazione eucaristica, contempliamo Dio Amore. Se leggiamo e meditiamo i capitoli 13-17 del Vangelo di Giovanni, che ci riportano le confidenze affettuose con le quali Gesù nell’Ultima Cena ha voluto sfogare i suoi sentimenti prima di lasciare gli Apostoli e avviarsi verso la Passione, ci rendiamo conto come tutto – in Dio – è Amore: tutto parte dall’Amore e tutto ha per sua ragion d’essere l’Amore!

«Come il Padre ama Me, così Io amo voi: rimanete nel mio amore» (cioè, restate sotto l’azione del mio amore)... Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come Io vi ho amati» (Giovanni 15,9.12). I due come (l’abbiamo già sottolineato nell’articolo precedente) stanno a indicare una uguaglianza, e cioè: l’Amore infinito con cui Padre e Figlio si amano viene trasmesso tale e quale da Gesù a noi; di conseguenza, noi dobbiamo amarci fra di noi come si amano il Padre e il Figlio!

Gesù ci trasmette un comando impossibile: come possiamo noi raggiungere l’Amore tra il Padre e Gesù? Saremmo come Dio! È vero, ma Gesù, con quel paragone vuol dire che al nostro amore non pone alcun limite: non possiamo mai dire che ci siamo arrivati, ma dobbiamo tendere sempre più in alto, fino al termine della nostra vita. E quando entreremo nella gloria, allora saremo come assorbiti nella stessa Vita di Amore che costituisce l’Essere Divino!

Ebbene: l’Eucaristia che celebriamo si fa tra noi perenne nella contemplazione e nell’adorazione del SS. Sacramento. E questa contemplazione e adorazione ci fa già pregustare l’infinita ed eterna comunione alla quale siamo chiamati e per la quale siamo stati creati!
E in questo siamo stati preceduti da Maria, la Madre di Gesù, che ha iniziato la sua contemplazione e adorazione la notte di Natale a Betlemme, l’ha sublimata come estrema agonia ai piedi della Croce e ora la sta vivendo nella Gloria del Paradiso. Così è. Così sia!
                                                                        
Don Rodolfo Reviglio


IMMAGINI:
1 
 La Trinità (particolare), Ilian Raciov, Cappella Don Bosco, Torino-Crocetta / Il banchetto eucaristico è condivisione d’amore fra la realtà trinitaria di Dio e il suo popolo.
2  La Trinità, Ilian Raciov, Cappella Don Bosco, Torino-Crocetta / Quando si porta nel cuore la sofferenza del mondo si può dire di esser stati raggiunti dall’amore di Dio, poiché solo nella condivisione di vita si ha la manifestazione più autentica della raggiunta contemplazione.
 Gabriele Viviani / Dio si lascia contenere nelle nostre mani, affinché il nostro cuore si apra all’Amore infinito. Questo mistero di grazia rivela la benevolenza e la volontà di Dio di raggiungere tutti gli uomini per condurli nel suo Regno di vita.
 Solo immergendosi con coraggio nella contemplazione della presenza di Dio, l’uomo può aprirsi alla Verità.

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006-1
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