RISCOPRIAM0 LA FAMIGLIA
CON MAMMA MARGHERITA

Cari lettori di Maria Ausiliatrice,

all’inizio di questo nuovo anno va a tutti voi il mio più cordiale saluto, augurando che possiate avere dal Signore quelle grazie necessarie per la vostra crescita spirituale e per la serenità vostra e dei vostri familiari tutti. Quest’anno, come famiglia salesiana, vogliamo riflettere proprio sul tema della famiglia, quale luogo di crescita umana e cristiana.

Per fare questo, guarderemo ad una figura di madre, forse un po’ distante nel tempo, ma tanto attuale quale modello educativo che indica una prassi e una spiritualità per le nostre famiglie: Mamma Margherita, la mamma di Don Bosco.

Nella mia strenna ho voluto sottolineare come la famiglia sia anzitutto il luogo primario dell’umanizzazione dell’uomo. Nulla può sostituire la famiglia. Né la società, né lo Stato. Là dove questo è avvenuto, o avviene, i risultati ottenuti sono stati unicamente quelli di una perdita di significato dell’esistenza e una riduzione del senso della vita che ha come effetto quello di gustare la pianta amara dell’insoddisfazione, della delusione, dell’abbattimento e della perdita della gioia.

La famiglia è la scuola in cui l’uomo apprende l’alfabeto dell’amore, si arricchisce delle cifre della fedeltà, impara la grammatica del vivere senza calcoli, senza tornaconti, solo per la bellezza del sapersi voluti, amati, desiderati e accolti.

Oggi più che mai, tante forze economiche, politiche e ideologiche lottano per disgregare il tessuto familiare. Il loro interesse è solo quello di scardinare l’uomo e di ridurlo in loro facile possesso. Una volta disgregato l’istituto familiare, l’uomo diventa facile preda di qualunque forza e viene, senza grandi sforzi, facilmente dominato e controllato, poiché è stato svuotato della sua identità e della sua personalità. È l’annullamento della libertà in nome di una falsa libertà, perché non vi può essere libertà senza diligente amorevolezza.

La famiglia è la scuola della libertà perché è la scuola dell’amore. Di un amore che si fa dono, che coniuga la sintassi dell’offerta di sé e del sacrificio, che si nutre del prezioso alimento dell’ascolto e del perdono. A questa scuola, il bambino impara a diventare uomo. A questa scuola egli si umanizza. Apprende le regole della vita e il linguaggio della cortesia e della grazia.

In un mondo in cui, come ci ha ricordato il Papa: «Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo», la famiglia è l’oasi della vita dove scorre l’acqua del sentirsi importanti per l’altro e dove ci si ristora all’ombra del sapersi amati non per quello che si fa ma per quello che si è. Anzi, perché si è. Perché si esiste, indipendentemente dalle capacità e dai meriti.

Mamma Margherita ha saputo unire in sé l’esigente fermezza e il calore dell’affetto. Due ingredienti oggi forse difficili da trovare sugli scaffali del supermercato dell’edonismo.
Mamma Margherita ha vissuto in tempi economicamente difficilissimi, si pensi alla carestia del 1817, eppure seppe educare i suoi figli al rispetto e al senso di Dio. Li educò così, perché lei per prima aveva un profondo senso di Dio che tutto regola, e che mai abbandona i suoi figli. È questo senso di Dio che la guidava nelle scelte di ogni giorno e le ha permesso di essere con i suoi figli ferma nelle sue esigenze di madre perché sapeva che un giorno avrebbe dovuto rendere conto a Dio delle sue scelte, dei suoi esempi, delle sue parole.

Contemporaneamente però sapeva essere tenera e calda, infondere quell’affetto di cui oggi si sente tanta nostalgia. Si parla molto di amore, perché è facile confonderlo con un sentimento, ma poco di affetto perché l’affetto richiede una scelta, una volontà, una capacità di spendersi per l’altro scegliendo di volergli bene e di volere il suo bene.

Ritornare alla famiglia non è un patetico invito, quasi un rinchiudersi dinanzi alle sfide contemporanee, è, invece, lanciare una sfida alla dissoluzione contemporanea e proporre la freschezza della vita secondo il progetto di Dio che è certezza di un cammino, sicurezza di una meta, fiducia nei compagni di viaggio.
Ritornare alla famiglia è dare un futuro al mondo e un futuro di amore.

Mamma Margherita ci accompagni in questo anno di riflessione sulla famiglia e col suo esempio e la sua preghiera sostenga le nostre famiglie quando incerto è l’incontro, debole la fiducia, instabile l’affetto. La sua volontà e la sua tenacia ci siano di esempio e di stimolo nel ripercorrere anche noi quella via alla santità che si fa quotidiano, che si nutre di piccoli gesti e che sa declinare l’amore di Dio fra le pareti domestiche.

In questo nuovo anno, vorrei invitare tutti voi, almeno una volta, a fissare lo sguardo di Mamma Margherita. I suoi occhi che riflettono la dolcezza della madre, il calore dell’affetto e la bontà di un cuore che si è fatto premura per tutti i giovani di Don Bosco, ci chiamano a sederci accanto a lei, quando stanchi o forse anche sfiduciati nell’attraversare i deserti dell’oggi, sentiamo il bisogno di saperci vicino ad una mamma, che accanto al focolare o al lume di una candela, si spende in silenzio per i ragazzi di Don Bosco, e fra quelli, ci siamo anche noi.
                                                           
Don Pascual Chávez , Rettor Maggiore SDB


IMMAGINI:
 La casetta dei Becchi, dove Mamma Margherita passò gli anni più duri della sua vita. Nonostante la carestia, le privazioni e la povertà non mancò mai di dare ai suoi figli una robusta educazione cristiana, risorsa indispensabile per la vita.
 A 150 anni dalla morte di Mamma Margherita, il mondo salesiano riflette sul ruolo indispensabile della famiglia nell’assicurare futuro alla società e serenità ai giovani.

RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006 -1
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