18-25
Gennaio: Settimana per l'Unitaì dei Cristiani
INVOCARE IL NOME
Se
due o tre si riunisconoper invocare il mio nome,
io
sono in mezzo a loro (Matteo 18, 18-20).
Il tema proposto questanno
per la Settimana di preghiera per lunità dei cristiani
costituisce il fondamento della Chiesa e la promessa che dona
vita a ciascuna delle manifestazioni della vita spirituale e
liturgica. I testi sono stati preparati da un gruppo ecumenico
di Dublino.
Significativamente lIrlanda
ricorre con una certa frequenza tra i gruppi che preparano i
testi per la Settimana (in precedenza era successo nel 1983 e
nel 1994). Si tratta di un Paese in cui la preghiera per lunità
dei cristiani è premessa della preghiera per la pace e
per la riconciliazione della società. Il testo prescelto
offre la promessa personale di Cristo: Egli sarà con chi
si riunirà nel suo nome ed è il garante dellunità,
della pace e della riconciliazione.
Una comunità
partecipe di Gesù
Il contesto in cui si situa
nel Vangelo di Matteo il versetto che è al centro della
nostra riflessione non è tranquillizzante.
Nel passo precedente si parla della riprensione del peccatore;
quello successivo è la nota parabola del servo malvagio:
chi non perdona al proprio fratello non sarà perdonato
da Dio. Ma al centro cè la promessa rassicurante
di Gesù: se due pregheranno insieme saranno esauditi,
se due o tre si riuniranno nel suo nome, Cristo stesso sarà
in mezzo a loro. Poco prima, nel Vangelo di Matteo, avevamo trovato
la parabola della pecora smarrita, lesaltazione del valore
che ha per Dio ogni singola creatura. Il pastore lascia le novantanove
pecore per andare a cercare quella che si era smarrita e il Padre
che è nei cieli non vuole che vada smarrito uno solo di
questi piccoli.
Ogni essere umano è
caro al Padre, ognuno ha valore in se stesso. Ma se gli esseri
umani, anche solo due o tre, si mettono insieme formano qualche
cosa di più della somma di alcune individualità:
formano una comunità e la comunità riceve da Gesù
promesse diverse da quelle rivolte ai singoli. Il testo di Matteo
fa riferimento nei versetti precedenti allAntico Testamento.
Scrive il Deuteronomio (19,15):
«La testimonianza di una sola persona non basta per far
condannare chi ha commesso un delitto, un crimine o qualsiasi
altra colpa. Laccusa dovrà essere provata da due
o tre testimoni». Due o tre testimoni servono per condannare
un delitto o per certificare un fatto. Il discorso di Gesù
prosegue evocando lesaudimento delle preghiere e la formazione
di una comunità. E seguitando nel riferimento allAntico
Patto, Gesù richiede due o tre persone per formare una
comunità di cui Egli stesso è parte.
Essere testimoni
Per formare una tale comunità,
il piccolo gruppo deve manifestare una fede sincera. I suoi membri
devono essere dei «testimoni», secondo il paragone
che Gesù ha citato poco prima. I due o tre devono essere
riuniti «nel suo nome» o «per celebrare il
suo nome», secondo le traduzioni. È una assemblea
di preghiera, di culto, nel nome del Salvatore. Non è
rivolta a cercare un risultato immediato e tangibile, qualche
cosa che il mondo possa apprezzare, ma ad adorare e ad umiliarsi
davanti a Dio. Eppure, a quei due o tre è attribuito un
potere enorme: le loro preghiere saranno accolte e il Figlio
di Dio stesso sarà con loro.
Nessuna forza umana può
essere così grande come quella che deriva dallessere
riuniti insieme nel segno della fede. Ma due o tre non sono certo
una grande massa di gente. Gesù Cristo non si rallegra
dei grandi successi mediatici. Quando è accolto festosamente
a Gerusalemme da una grande folla, sa bene che pochi giorni dopo,
durante la passione, resterà solo. E la massa della gente
chiederà la sua morte. Non sono le folle, le grida della
moltitudine ad essere esaudite, ma la preghiera sincera anche
di due o tre che sono riuniti nel suo nome.
La Chiesa ha un compito missionario,
deve portare il messaggio di Cristo a tutti gli uomini. Ma il
centro della Chiesa è quando anche solo due o tre sono
riuniti nel suo nome. E Cristo è con loro.
Uniti nella
diversità
Due o tre persone rappresentano
una pluralità. Ma rappresentano anche la diversità.
Non tutti gli esseri umani sono uguali, anzi non ce ne sono mai
due perfettamente uguali, nel corpo e nello spirito. Il bello
dellumanità
è proprio nella diversità: di sesso, di colore,
di razza. Due o tre persone sono diverse una dallaltra.
In questo modo rappresentano una sintesi di tutte le diversità
che ci sono nel mondo. Gesù è in mezzo ai diversi
che sono riuniti nel suo nome, non richiede che preventivamente
la comunità sia uniformata, eliminando forzosamente le
differenze per attenderlo. È Gesù stesso ad unificare
le differenze, lunità viene come dono del Signore,
ma è una unità che mantiene e rispetta le diversità
che ci sono tra gli esseri umani.
Sebbene la divisione fra i
cristiani sia una dolorosa realtà, la pluralità
di tradizioni delle chiese cristiane è invece un dono.
Come tante persone diverse hanno sensibilità e doni differenti,
così tante espressioni diverse della fede in Cristo sono
una ricchezza. Ma la parola che ci giunge in questa Settimana
di preghiera ci fornisce un invito pressante di Cristo: non pregate
da soli! Vale per le persone, ma vale anche per le comunità
e per le diverse espressioni della Chiesa del Signore. È
bello che ciascuna preghi, nella sua lingua e nei modi che le
sono consueti.
Ma la promessa di Cristo è
anche un invito: mettetevi daccordo, due o più comunità,
e la vostra preghiera sarà esaudita dal Padre che è
nei cieli. Riunitevi insieme, tante realtà diverse, per
invocare il mio nome e sarò in mezzo a voi. Linvito
di Gesù agli uomini è di riunirsi per pregare,
per adorare; ma è anche un invito a gruppi di persone,
per evitare che ciascuno si chiuda in se stesso e porti, insieme
con altri, la sua testimonianza. Come nella legge dellAntico
Testamento, una testimonianza è attendibile quando è
portata da più testimoni.
Tanti gruppi di cristiani sono
riuniti nel mondo per invocare il nome di Gesù. Quanto
la vocazione di ciascuno sia sincera, spetta a Dio giudicare.
Ma certo lo spirito non è quello della competizione tra
Elia e i profeti di Baal (1 Re, 18), in cui ciascuno vuole vedere
il proprio sacrificio più gradito.
Piuttosto, noi vogliamo che
gli abitanti di tutta la Terra si uniscano per cantare allEterno
un cantico nuovo, per raccontare la sua gloria a tutte le nazioni
e le sue meraviglie tra tutti i popoli (Sal 96,1-3). Allora non
saranno due o tre riuniti nel suo nome, ma tutti i popoli della
Terra. E, secondo la sua promessa, Cristo sarà con loro.
«Amen! Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).
Vincenzo Paglia
Vescovo
di Terni-Narni-Amelia
Presidente,
Segretariato CEI per lEcumenismo e il Dialogo
IMMAGINI:
1 La comunità
di preghiera si fonda sulla trasmissione della fede e sulla fedeltà
al mandato di Gesù di celebrare la sua morte e Risurrezione,
misticamente indicate dallEucaristia. (foto di Andreas
Lothar)
2 La pluralità delle tradizioni
liturgiche e spirituali è una grande ricchezza allinterno
della Chiesa. (Foto di Gabriele Viviani)
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2006 -1
VISITA Nr.