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CHIESA E COMUNICAZIONE:
ACCOGLIERE GLI INSEGNAMENTI
DELLA CHIESA
Come accogliere
un docu- mento magisteriale e come trasformarlo in opportunità
catechetico-pastorale e in formazione permanente del fedele?
Propongo qui alcune considerazioni riservate alla stampa cattolica,
nazionale, diocesana, parrocchiale e alle migliaia di pubblicazioni
religiose di congregazioni o di associazioni di fedeli.
Anzitutto la
stampa cattolica non deve appiattirsi sullagenda laica,
seguendo la corrente degli eventi religiosi «creati ad
arte» dallesterno. Mi riferisco, ad esempio, al lancio
esasperato del Codice da Vinci, al Vangelo apocrifo di Giuda,
alle mille interviste su importanti questioni bioetiche. Né
la stampa cattolica deve essere autolesionista, demolendo dallinterno
le indicazioni magisteriali, ad esempio, sul sacerdozio delle
donne, sullaborto, sulla difesa dellembrione, sul
celibato sacerdotale.
Se ospita,
ad esempio, opinioni contrarie al celibato sacerdotale nella
Chiesa latina, dovrebbe sullo stesso numero dare le ragioni convincenti
che motivano il significato di questa tradizione. Non lasciare
la
difficoltà senza una dovuta risposta, altrimenti sembra
che lindicazione magisteriale sia una opinione che si può
condividere o meno. Inoltre, la stampa cattolica dovrebbe avere
una duplice attenzione: quella rivolta alle novità e quella
rivolta alla formazione continua.
Informare
criticamente
Occorre cioè
che la comunicazione religiosa cattolica tenga conto dellattualità
delle notizie, ma con una precisa peculiarità. Se nella
stampa laica il fatto viene presentato in modo polemico o in
modo cosiddetto «dialogico» (uno dà uninterpretazione
e laltro ne dà una diametralmente opposta) ma in
realtà «altamente problematico», nella stampa
cattolica lo stesso fatto dovrebbe essere analizzato in base
a un atteggiamento di ricerca e di comunicazione della verità.
A proposito,
ad esempio, della scoperta e della recente pubblicazione del
Vangelo di Giuda, la stampa cattolica non può limitarsi
a dare la notizia, come se si trattasse di una nuova e radicale
reinterpretazione del cristianesimo. Con la competenza di studiosi
esperti di antichità cristiana deve, invece, offrire ai
lettori quegli elementi per comprendere che si tratta di un vangelo
apocrifo, conosciuto dai Padri ma non accolto, insieme a tanti
altri, dalla Chiesa primitiva, perché dava un resoconto
falso della figura di Giuda, non corrispondente alla realtà
dei fatti. In tal modo si offrono ai fedeli cattolici le risposte
alle loro domande, ai loro dubbi e soprattutto alle contestazioni
altrui.
Mostrare
la cultura cattolica
La seconda
attenzione è quella della formazione, che implica unagenda
creativa, di alta qualità culturale e soprattutto di profonda
educazione alla fede. La tradizione cristiana ha duemila anni
di civiltà con una biblioteca amplissima da visitare e
riproporre: i Padri della Chiesa, i grandi teologi di ogni tempo,
i santi, le scuole di spiritualità con i loro capolavori,
le tradizioni liturgiche, le conquiste dellarte. Tutto
ciò non è un museo da visitare e da ammirare, ma
una realtà viva che ispira e sostiene e che ha tutti i
numeri per essere valorizzata.
Assimilare
gli insegnamenti
Per quanto
riguarda poi la recezione non effimera del Magistero, ma la sua
accoglienza docile, la sua assimilazione e la sua efficacia nella
vita personale e comunitaria, mi limito a due documenti importanti
del Santo Padre Benedetto XVI: il Compendio e lenciclica
Deus caritas est.
Con rammarico, purtroppo, si deve constatare che non mancano
cosiddetti esperti che hanno espresso non docilità e gioia,
ma «tristezza» e «critiche» nei confronti
di questo dono pontificio. La stampa cattolica dovrebbe dare
anzitutto le motivazioni per confutare questi giudizi negativi
e infondati quando ci sono , ma poi dovrebbe avere
un progetto di formazione permanente dei fedeli per lassimilazione
profonda del documento magisteriale.
In questo,
ad esempio, è lodevole liniziativa di Famiglia cristiana
che a partire dal numero del 25 dicembre 2005 aveva avviato una
rubrica di commento al Compendio. Utili iniziative sono state
prese anche dal quotidiano lAvvenire, che in più
puntate ha presentato oltre al contenuto anche il significato
del genere letterario dialogico e del significato teologico e
catechetico delle immagini.
Lo stesso Avvenire
poi nel suo inserto periodico intitolato «È vita»
continua la sua informazione accurata su tutti i temi bioetici
più discussi oggi. In questi esempi, si nota liniziativa
propria della stampa cattolica, che non solo insegue le novità,
ma anche si sofferma su una sua agenda formatrice e illuminatrice.
Anche per lenciclica Deus caritas est è stato lo
stesso Santo Padre a presentarla in anteprima, parlandone per
ben tre volte prima della sua illustrazione in Sala Stampa.
Questo per
dare subito a tutti i fedeli la retta interpretazione e per non
dare alla stampa laica il vantaggio di distorcerne il significato
e di distruggerne il valore. Per la stampa cattolica lenciclica
dovrebbe
costituire un progetto di educazione alla fede per i giovani
e per gli adulti. In questo i cattolici dovrebbero essere creativi
e innovativi, dando visibilità e concretezza alle ricchezze
contenute nellenciclica con una programmazione a lungo
termine. Questi due documenti magisteriali formano due colonne
di autentica catechesi cristiana, la quale trova nel Compendio
la risposta alle mille domande di conoscenza religiosa, e nellenciclica
il nucleo essenziale dellesistenza cristiana.
Una formazione
straordinaria
I documenti
allora diventano portatori di luce allintelligenza e ispiratori
di retti comportamenti cristiani nel pellegrinaggio di fede di
tutti i fedeli. Si tratta di pagine significative e quanto mai
attuali di catechesi ecclesiale, da valorizzare al meglio in
un tempo di globalizzazione.
La recezione
dei documenti ecclesiali più che un peso insopportabile
e noioso può diventare una sorprendente e straordinaria
formazione permanente dei pastori e dei fedeli, nella continua
riscoperta e accoglienza della verità della rivelazione
di Gesù. Per fare ciò ci vogliono professionisti,
soprattutto laici ai quali è demandato proprio
questo campo di testimonianza cristiana nel secolo , che
conoscano le due lingue: quella della comunicazione ma anche
quella della teologia.
Spesso però
la mancanza di professionalità, la fretta, la carenza
di aggiornamento teologico, la superficialità, lattenzione
esclusiva allattualità immediata impoveriscono la
risposta dei media cattolici, privando i fedeli delle dovute
risposte alle loro esigenze, e privando anche la società
di un contributo indispensabile alla comprensione e alla valutazione
più adeguata della realtà dei fatti e delle persone.
A riguardo
delle comunicazioni sociali, Benedetto XVI ha riaffermato il
duplice protagonismo dei media nella comunicazione della verità
e nella promozione della vera pace: «Illuminare le coscienze
degli individui e aiutarli a sviluppare il proprio pensiero non
è mai un impegno neutrale. La comunicazione autentica
esige coraggio e risolutezza.
Esige la determinazione
di quanti operano nei media per non indebolirsi sotto il peso
di tanta informazione e per non adeguarsi a verità parziali
o provvisorie. Esige piuttosto la ricerca e la diffusione di
quello che è il senso e il fondamento ultimo dellesistenza
umana, personale e sociale (cf Fides et Ratio, 5). In questo
modo i media possono contribuire costruttivamente alla diffusione
di tutto quanto è buono e vero». Lappello
del Papa ai responsabili soprattutto cattolici, è accogliere
la sfida a essere protagonisti della verità e della pace
che da essa deriva.
Mons. Angelo Amato
(continua)
IMMAGINI:
1 Luomo cerca sempre
una verità superiore che lo guidi nella sua vita. Purtroppo
oggi sono tante le voci che cercano di coprire questo suo naturale
desiderio.
2 La Chiesa si propone alluomo come
via che conduce alla verità di Cristo. Verità che
vuole condurre luomo alla pienezza della vita e della gioia.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2007 - 11
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