TESTIMONIANZA:
PROVE DI FORMULA 1

Da un po’ di tempo sono in una una tristezza profonda della quale a stento riesco ogni tanto ad uscire!
Riflettendo e interrogandomi, confessandomi pure a più riprese, sono arrivata a questa constatazione: il tutto è iniziato con la partenza dal convento del mio caro confessore padre Vittorio. Non che la sua assenza momentanea sia stata come la partenza di qualcuno di caro, ma l’atmosfera accogliente, pia e gioiosa che c’era lassù al convento dei Cappuccini è scomparsa! Per fortuna c’è ancora, per adesso, un altro padre anziano, pieno del Signore e di preghiera, intorno al quale aleggia un’aria particolare.

Per una Messa fraterna

Ma sovente, lui è assente per impegni pastorali in un’altra parrocchia. E qui, inizia il dramma! Prima di tutto, in chiesa non c’è più qualcuno che ti accoglie e che ti aspetta per celebrare insieme la Santa Messa! Già questo è tristissimo. La Messa non può essere senza un senso di fraternità. Durante la celebrazione non possiamo essere come dei pali secchi che assistono ciò che avviene davanti a loro, per di più mentre il prete procede con la sua Messa alla velocità di Schumacher.

Non possiamo avere dei rapporti cordiali, umani, caldi, al di fuori della chiesa e poi appena entrati in chiesa, improvvisamente, all’inizio della Messa, diventano freddi, informali, insignificanti. Qui c’è qualcosa che non funziona! Direte che è così quasi ovunque. Spero di no.

Comunque se lo fosse, mi sento di dire che questo è uno dei mali che infestano le nostre comunità: la freddezza delle nostre Messe. Pare quasi che si abbia paura di essere autentici, o che si sia presi da quello che si deve fare (leggere, suonare, raccogliere le offerte, dire questo o quello) piuttosto che essere coinvolti da quello che si sta celebrando, con la gioia dell’incontro con Colui che ha detto: «Vi dò la mia pace».

Dov’è la gioia di Gesù riorto? Dov’è il calore del suo sguardo?
La chiesa non è un frigorifero e la Messa non è un prodotto surgelato. E la cosa strana è che poi ci meravigliamo se la gente non viene più in chiesa. Ma è ovvio: chi andrebbe in un luogo non accogliente? Chi entrerebbe in un locale gelido? Oggi c’è tanto bisogno di autenticità, di rapporti calorosi e profondi... e perché i nostri incontri non sono così?

Nelle nostre chiese o facciamo mercato discutendo di tutto e di tutti, o le abbiamo rese delle celle frigorifere. Ma se siamo la famiglia di Dio non dovremmo sentirci sempre accolti? Sapere che quella, la chiesa, è la nostra vera casa? Anzi, chi ha problemi in famiglia, chi ha difficoltà sul lavoro, non dovrebbe forse trovare proprio in chiesa quell’ambiente caldo e sicuro, umano e autentico per cui si sente finalmente in un luogo in cui non prova il rifiuto, non avverte di essere respinto?

È Dio che ci incontra

Invece, talvolta, vediamo che si è presi solo dalla voglia di fare. Così le nostre celebrazioni sono con un’accoglienza da congelatore e la Messa è qualcosa che si deve sbrigare al più presto: sempre tutta uguale, medesimo tono, stesse pagine, uguali parole dette per abitudine, senza passione: ma persino le notizie del telegiornale sono lette con più partecipazione!
Ma la Messa non è il gesto dell’amore supremo? Non è la sofferenza che si dona? Come facciamo a non sentirci almeno un po’ smossi da tutto questo? Quale persona non resterebbe colpita davanti a un gesto di amore?

Chiunque si emoziona quando riceve un regalo, invece noi siamo capaci di rendere tutto piatto e senza vita. E questo, voi, come lo chiamereste? Davanti all’amore, dinanzi al dono, è naturale la sorpresa, la gioia, la curiosità, il silenzio, l’abbraccio. O forse pensiamo che andiamo in chiesa per fare un favore a Dio?

Non mi meraviglio che i giovani si allontanino e che la Messa dica sempre di meno. La celebrazione non è una corsa ad ostacoli e nemmeno un treno ad alta velocità. È Dio che parla a noi. È Dio che si dona a noi. Non possiamo ascoltarlo e accoglierlo distrattamente. Abbiamo bisogno di raccoglimento, di silenzio, di far emergere la nostra umanità così tante volte mascherata e repressa nelle nostre città disarmoniche, nei nostri palazzi disumani. Nella Messa ci incontriamo con Dio non con l’esattore delle tasse e nemmeno con il cronometrista della Formula Uno.

Senza orologio

Fino ad ora, noi qui a Spello siamo stati segnati in modo particolare dalla grazia del Signore. Alla domenica abbiamo Messe splendide, e poi un tempo abbiamo avuto la fortuna di avere per molto tempo fratel Carlo Carretto. Centinaia di persone si spostavano da tutta Italia per assistere e partecipare a queste liturgie che potevano durare anche più di un’ora! Con riflessioni sapienti e piene di Spirito Santo, di questo spirito che ti “fa bruciare il cuore dentro” come dicevano quei due che avevano incontrato il Signore ad Emmaus!

Poi quando Carlo se n’è tornato alla Casa del Padre, abbiamo avuto la Messa dei Cappuccini con padre Lorenzo e la sua mite presenza e padre Giocondo, dopo di loro, padre Luigi, allegro e fraterno, poi padre Mario, Virgilio, poi padre Vittorio e Silvestro, insomma, tutti ci davano la presenza dell’amore fraterno e con i quali ci sentivamo amate e che amavamo anche noi, come fratelli in uno stesso spirito!

Com’è bello celebrare la Messa senza preoccuparsi se ci sono tante o poche persone! Com’è bello, quando senti che il celebrante ci crede veramente e che davanti a lui, nelle sue mani, il pane diventa veramente Gesù! È questa sacra coscienza che gli impedisce di comportarsi come uno che, l’orologio al polso consultato prima di iniziare, spedisce tutti in quattro e quattr’otto!
Signore Gesù! Ti ringrazio per questi lunghi anni, in cui senza che n’avessimo coscienza, tu ci colmavi di bene! Questi Vespri cantati con amore, versetto per versetto come si deve; queste preghiere dei fedeli, tranquille e ricche d’intenzioni, questa Comunione, data dal sacerdote con reverenza e delicatezza.

La Messa per noi era la ricompensa della giornata, dopo la lunga salita del giorno, nella pena e nella gioia, era infine il momento Tuo; l’incontro con Te nella liturgia, nel sacerdote, nelle sue parole al momento dell’omelia, nella frazione del pane, nel canto del Magnificat, nell’abbraccio fraterno di pace: O la Santa Messa! Che felicità quando è celebrata da chi Ti ama!
                                                                               Maddalena di Spello
                    


IMMAGINI:
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La Messa è il momento in cui l’amore di Dio si dona a noi.
 G. Viviani / Pane spezzato per il nutrimento dell'uomo
3  La Messa è il gesto più importante della nostra giornata e non può essere vissuto come un momento qualsiasi.


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2006 - 6
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