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     VITA DELLA CHIESA: Enciclica SPE SALVI
    CHIAMATI ALLA SPERANZA

Bisogna parlare di speranza in un mondo svuotato dalla fine delle ideologie e in cui la «crisi della fede diventa crisi di speranza». È l’antidoto ai delitti dell’ateismo, alle distruzioni delle rivoluzioni comuniste, a una scienza senza dimensione etica, a un’umanità che vive senza prospettive di futuro e di vita eterna perché «il cielo non è vuoto» e ci sarà il Giudizio di Dio: «La giustizia è l’argomento essenziale in favore della vita eterna perché l’ingiustizia non può essere l’ultima parola».

«Spe salvi facti sumus. Nella speranza siamo stati salvati» scrive Paolo ai Romani. L’enciclica «Spe salvi», promulgata il 30 novembre, è un dotto trattato biblico, filosofico, teologico. La speranza cristiana, come dono di Dio, si trasforma in fiducia nelle possibilità dell’uomo perché non si può vivere senza un grande orizzonte di senso che motivi l’impegno e sostenga la fiducia: «Ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione».

Negli 8 capitoli e 50 paragrafi il Papa teologo cita gli scritti di Paolo e Agostino, Ambrogio e Tommaso; si muove nella filosofia da Platone alla Scuola di Francoforte; si confronta con la teologia protestante; critica Marx, Engels e Lenin; chiede al Cristianesimo di fare autocritica perché troppo concentrato sulla salvezza individuale e inadeguato a spiegare la speranza cristiana; porta come esempi l’ex schiava sudanese Giuseppina Bakhita e due vietnamiti: il cardinale François Xavier Nguyen Van Thuan, 13 anni di carcere duro, e il martire Paolo Le Bao-Thien.

Ateismo e Marxismo

L’ateismo provoca «le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia»; il marxismo lascia «una distruzione desolante»; le ideologie pretendono di portare giustizia senza Dio: «Un mondo che si fa giustizia da solo è un mondo senza speranza». L’ateismo del XIX e XX secolo si presenta come protesta contro le ingiustizie del mondo e della storia ma con la pretesa di fare a meno di Dio: «Da tale premessa sono conseguite le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia».

Marx «ha grande capacità analitica e acutezza ma il suo errore è non prevedere il dopo. Crede che, messa a posto l’economia, tutto vada a posto: il suo vero errore è il materialismo. La rivoluzione proletaria dimentica l’uomo e la sua libertà». Gesù invece «non porta un messaggio sociale-rivoluzionario e non è un combattente per una liberazione politica. Porta qualcosa di totalmente diverso: l’incontro con Dio, con una speranza più forte delle sofferenze e che trasforma la vita e il mondo».

Ideologie e politica

Rilanciare la speranza contro il vuoto di senso del mondo permette a tanti cristiani di opporsi «allo strapotere dell’ideologia e della politica» perché la speranza «è strettamente intrecciata alla fede, è elemento distintivo dei cristiani: hanno un futuro, sanno che la loro vita non finisce nel vuoto», perché il Vangelo «non è solo una comunicazione di cose che si possono sapere ma produce fatti e cambia la vita», perché «chi ha speranza vive diversamente».

Scienza senza etica

Scienza e progresso possono perdere l’umanità. Osserva Theodor W. Adorno: con il progresso «si arriva dalla fionda alla megabomba». Aggiunge il Papa: «Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, allora esso non è un progresso ma una minaccia per l’uomo e per il mondo. Siamo testimoni di come il progresso in mani sbagliate sia diventato un progresso terribile nel male».

Giudizio finale

Ci sarà il Giudizio finale di Dio: non sarà quello dell’iconografia «minacciosa e lugubre» del passato, non sarà un colpo di spugna che cancella tutto ma «chiamerà in causa le responsabilità di ciascuno».

La grazia di Dio non esclude la giustizia di Dio «e i malvagi, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato». Quindi «il nostro modo di vivere non è irrilevante. Possono esserci persone che hanno distrutto la verità e l’amore e che hanno vissuto per l’odio. È una prospettiva terribile, ma alcune figure della storia mostrano questi spaventosi profili. In essi la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con Inferno».

Ma con la grazia divina «la nostra sporcizia non ci macchia in eterno: il Purgatorio è nell’immagine del “fuoco” dell’incontro con Dio che brucia e ci salva». Se il Giudizio di Dio «fosse pura giustizia, potrebbe essere solo motivo di paura», invece «è anche grazia, e ciò ci consente di sperare e di andare pieni di fiducia incontro al Giudice che conosciamo come nostro “avvocato”».

La Vita eterna

«Forse molte persone rifiutano la fede perché non vogliono la vita eterna ma quella presente». Nessuno vuole la morte, ma «non desideriamo neppure esistere illimitatamente». «Il cielo non è vuoto» e la vita «non è un semplice prodotto delle leggi e della casualità della materia, ma al di sopra c’è Cristo che insegna l’arte del vivere e del morire, che ha vinto la morte e mi accompagna nel passaggio alla vita eterna».
                                                                           
Pier Giuseppe Accornero
                                                                          


 IMMAGINI:
Mani di solidarietà
Le croci di chi ha perso la vita cercando la libertà dal muro di Berlino. Un segno del male che ha attraversato il secolo scorso travolto dalla follia di eliminare Dio dall’orizzonte della speranza umana.
3  Scena del Giudizio finale

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008 - 2  
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