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     26ma GIORNATA MONDIALE DEL MALATO:
    
LA FAMIGLIA NELLA REALTA' DELLA MALATTIA

La celebrazione della Giorna   ta Mondiale del Malato nelle diocesi e nelle comunità cristiane è l’occasione per una riflessione ad ampio raggio riguardo alle trasformazioni in atto nella nostra società e al nostro modo di vivere la fede e annunciare il Vangelo.

Una buona prassi pastorale si nutre della capacità di osservare, ascoltare e comprendere i contesti vitali e i linguaggi delle persone a cui si rivolge l’annuncio evangelico. Da tale punto di vista, la famiglia dell’ammalato riveste un ruolo particolare e richiede una speciale attenzione pastorale. Essendo così vicina e legata all’ammalato, infatti, la famiglia è investita in maniera diretta e più forte delle conseguenze affettive e assistenziali della malattia di un suo membro. Dal canto suo, la famiglia attraversa, nella nostra società, una crisi senza precedenti e manifesta una fragilità strutturale che la rende spesso incapace di reagire alle tante difficoltà che la vita presenta. La dura realtà della malattia può costituire per la famiglia un carico troppo pesante, se essa non viene sostenuta e valorizzata come il primo e più naturale luogo di cura.

Curare le relazioni

Alla luce di queste considerazioni, la Consulta Nazionale della Pastorale della Sanità ha indicato come tema La famiglia nella realtà della malattia per la riflessione della Chiesa italiana nella XVI Giornata Mondiale del Malato.

La riflessione sulla famiglia nella realtà della malattia ci offre l’opportunità di considerare una serie di aspetti significativi nella cura pastorale dei malati. Penso, in particolare, alle famiglie con ammalati di particolare gravità, quali quelli oncologici, i disabili cronici o i malati mentali; penso all’importanza di politiche per la famiglia che siano di supporto alle situazioni di fragilità; penso ancora al grande rilievo della presenza femminile nei ruoli di cura; penso, infine, alla necessità per le comunità cristiane e la società civile di una maturazione culturale, che sappia pensare anche la realtà della malattia a partire dall’uomo e dalle sue relazioni fondamentali.

Il Santo Padre, ferma restando la ricorrenza annuale della Giornata, ha disposto che la sua celebrazione più solenne abbia luogo ogni tre anni, sia per conformarsi ad altre Giornate Mondiali, come quelle della Gioventù e della Famiglia, sia per consentirne una più accurata preparazione.
Il cammino di preparazione alla giornata, inoltre, si è arricchito dal dono della nuova enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI e dai suoi illuminanti passaggi sulla sofferenza come luogo di apprendimento della speranza.
Questa circostanza, unita alla ricorrenza del 150º anniversario della prima apparizione della Vergine Maria a Lourdes, ci sollecita a guardare alle realtà semplici e ai luoghi della sofferenza e della miseria come quelli in cui si rivela il mistero di Dio.

A tutti voglio augurare che la celebrazione della prossima Giornata Mondiale del Malato costituisca l’occasione di un rinnovato incontro con Cristo nostra speranza, presente nei nostri fratelli ammalati e nelle loro famiglie, e di una grande crescita nell’evangelizzazione e nella testimonianza del Dio Amore al mondo della sanità.

La vita vale più della sua qualità

Il tempo che stiamo vivendo è caratterizzato da una rapida trasformazione della società. Sotto la spinta del progresso tecnologico e delle logiche economiche del mercato, che appaiono inarrestabili, assistiamo ad un rimodellamento sociale che spesso annichilisce l’uomo e lo riduce a mero elemento funzionale del sistema produttivo.

Anche il concetto di salute e la realtà della malattia vengono, in questo contesto, percepiti in una maniera diversa dal passato. Categorie quali autonomia, benessere, qualità della vita rischiano di diventare prevalenti rispetto al valore della vita stessa e quindi l’ammalato vede aggiungersi, alla sofferenza generata dalla malattia, la frustrazione che viene dall’impotenza, dalla solitudine, dall’apparente non senso della sua condizione.

La già dolorosa realtà della malattia viene così ad essere appesantita da queste connotazioni, come anche dalla difficoltà di accesso ai servizi di cura, a causa della crisi economica e organizzativa in cui versano le strutture assistenziali.

La famiglia, come realtà più vicina, sia dal punto di vista affettivo-relazionale, sia da quello assistenziale, subisce tutti i contraccolpi di queste situazioni, caricandosi di fardelli assai onerosi, economicamente, assistenzialmente e psicologicamente. Ancora una volta, essa appare come la prima e più vitale cellula della società, ed emerge, soprattutto nei vissuti di sofferenza e di malattia, come voce che interroga la Chiesa e le istituzioni e come presenza, forte e fragile, di sostegno e di cura.

Il mondo sanitario attuale ha più volte aperto grandi interrogativi circa la malattia, il dolore, le terapie ma, spesso sembra dimenticare che ogni evento umano si svolge in un contesto di condivisione e di relazionalità.
Considerare la famiglia di fronte alla realtà della malattia significa imparare a guardare ad un orizzonte più ampio che può scardinare quel progetto autonomo di salute e salvezza che acuisce notevolmente il dramma dell’uomo moderno davanti al dolore.

La famiglia nel tempo della malattia si trova a dover ricostruire con fatica le sue certezze e a cercare nuovi equilibri. Questo faticoso cammino richiede condivisione e sostegno da parte della comunità cristiana, perché la famiglia rimane segno altissimo della comunione tra gli uomini.
Le storie di amore e di comunione che tante famiglie scrivono nel tempo della malattia, il servizio delle comunità cristiane, la sensibilità femminile nei ruoli di cura sono da considerare scuola privilegiata dell’I care, di un prendersi cura che nasca dall’ascolto, dalla condivisione e dalla tenerezza e che sappia restituire ai vissuti di sofferenza la loro altissima dignità.

L’intento, partendo dall’attenzione alle persone nel contesto relazionale familiare e promuovendo una pastorale integrata, nella linea indicata dal Convegno di Verona, è quello di annunciare la speranza di Cristo Crocifisso e Risorto, specialmente a quelle famiglie che di fronte alla malattia si sentono sole e non aiutate.

                                                                                Don Andrea Manto
                                      Direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per la Pastorale della Sanità
                                                                           
                                                                          


 IMMAGINI:
La malattia è una condizione della vita. La famiglia aiuta a viverla in modo umano nel rispetto e nell’amore.
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Dottoressa e bambino / Malata e infermiera

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008 - 2  
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