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     STUDI / MUSICA E FEDE: Stravinskij il "cattolico"
     ALLA SCOPERTA DEL SACRO

Il compositore russo Stravin skij raggiunge con il balletto Petrouschka (Parigi, 13 giugno 1911), la fama internazionale. Il fantoccio fustigatore dei giudizi umani che si basano sull’apparenza era ancora legato alla leggenda popolare, e presentato con la massima delicatezza sonora, doveva scatenarsi nel violento politonalismo del successivo balletto, Le sacre du printemps, (La sagra della primavera), Champs-Elyseés, 29 maggio 1913, un’evocazione “rituale” della Russia pagana, che segna una pietra miliare nella storia della musica contemporanea.

Al suo apparire, questo balletto suscitò nel pubblico uno scandalo senza precedenti, sia per il soggetto crudelmente pagano, sia per la sonorità incisiva, per il ritmo scatenato a blocchi ossessivi, per la violenza politonale dell’armonia.

Nell’enorme dibattito culturale che ne seguì ci guadagnò ovviamente l’Autore, ma ben a ragione, perché una partitura di tale potenza non esisteva ancora nel patrimonio musicale moderno. In una significativa convergenza tra la poetica del comporre e il percorso spirituale del compositore, Le sacre du printemps riproduce una ritualità in cui intervengono elementi come il sacrificio e la rinascita a dare senso e valore alla morte, sostituendo uno scenario arcaico e pagano al presunto ordine del progresso che, alle cupe avvisaglie del primo conflitto mondiale, anche in Francia si andava sgretolando.

L’anno successivo, Stravinskij presenta a Parigi la sua opera in tre atti Le rossignol, tratta da una favola di Andersen. Anche qui sorprende la chiarezza del discorso armonico e la limpida purezza della trasposizione in musica della fiaba. In quello stesso anno, 1914, Stravinskij abbandona Pietroburgo per stabilirsi in Svizzera, a Morges, sul lago di Ginevra, dove compone L’histoire du soldat (Losanna, 29 settembre 1918), su testo dell’amico Ramuz.

La storia è quella di un soldato che si fida dell’inganno del diavolo, e scompare nel vortice preparato dal maligno. Teatro sperimentale e musica moderna sono fusi in quest’opera a un livello qualitativo eccezionale, ritenuto analogo alla pittura di Picasso. Ma è ancor più facile vedere nella vicenda del giovane soldato l’espressione della sensibilità umana e anche religiosa dell’Autore, che partecipa alla sventura del protagonista con una pietà che giunge talora alla tenerezza, pur attraverso l’essenzialità estrema del suono.

Verso la liturgia cattolica

In quegli anni era ormai noto il legame con quella che sarà la seconda moglie, Vera de Bosset, sposata poi a New York nel 1930; inoltre inizia la piena collaborazione artistica con Pablo Picasso, il quale fu lo scenografo dell’opera Pulcinella (Opéra di Parigi, 1920), che costituisce l’ingresso di Stravinskij nello stile neoclassico e che troverà il culmine nell’opera La carriera di un libertino.

Nel 1930 compone la prima opera di carattere marcatamente sacro, La Symphonie de psaumes, che prende corpo sulle problematiche relative al testo salmico. Con questo spartito afferma una nuova tendenza nella musica religiosa, che coltiverà in modo particolare nel secondo dopoguerra. Sarà una crisi interna che lo condurrà a guardare con interesse alla fede cattolica, decidendo di cimentarsi nella scrittura di una Messa (1944-48) cattolica, dopo che fin dagli anni Venti aveva provato disgusto per la liturgia e la stessa fede ortodossa, a cui partecipava nella Chiesa russa di Nizza.

Nel 1934 aveva ottenuto la cittadinanza francese, e nel ventennio tra le due guerre si svolse la sua attività più intensa. Del 1927 è l’oratorio Oedipus rex, (Parigi, T. Bernhardt), su testo di Jean Cocteau, ispirato alla tragedia di Sofocle. Il dramma degli Atridi, ricostruito in modo da assumere le sembianze di un fatto di cronaca, contiene una musica lapidaria e dura, senza concessione alcuna al gusto del pubblico. Chiese poi all’amico Jean Daniélou (il famoso cardinale) di tradurgli il testo in latino: che gioia, scrisse, comporre musica su una lingua convenzionale, quasi rituale, una lingua con un suo stile che si impone da sé. Non ci si sente più dominati dalla frase: parola e frase prendono forma entro uno stampo immutabile che basta ad assicurare il valore espressivo.

Tale fu il suo entusiasmo per la lingua latina!
Con Perséphone (Parigi, Opéra, 1934), su testo poetico nientemeno che di Andrè Gide, continua sul solco della mitologia, mostrando, attraverso la vicenda della fanciulla rapita dal re degli inferi, quanto sia preferibile la luce della vita al potere pur immenso delle tenebre. Di qui, dopo alcune sinfonie, giunge alla Carriera del libertino, certamente una delle sue opere più note e rappresentate (Venezia, Teatro La Fenice, 11 settembre 1951).

È un’opera di carattere “neoclassico”, come si è detto, composta di cori, arie, recitativi e pezzi d’insieme in cui forme musicali e tonalità stanno nell’ambito della tradizione classica. In quest’ottica, richiami a Bach, a Handel, a Mozart e al melodramma ottocentesco coronano un trentennio di neoclassicismo stravinskiano e possono essere letti come una pungente autobiografia artistica del compositore russo: è lui il vero libertino musicale (e non solo!) che, dopo aver gustati tutti gli stili del passato, dopo averli logorati e sconvolti, si immerge nella crisi del presente.

Nel 1939 lo scoppio della guerra lo aveva indotto a stabilirsi in America, dove prese dimora a Los Angeles trasferendosi poi a Hollywood e ottenendo nel 1945 la cittadinanza statunitense. Di qui ritornò frequentemente in Europa per dirigervi concerti, e fu spesso in Italia. Oltre ai Salmi e alla Messa cattolica, compose anche un Pater Noster (1926), un Canticum sacrum (1955) e una bellissima Elegy for John F. Kennedy (1964).

Nel 1962 fu invitato anche in Unione Sovietica (dalla cui dirigenza venne sempre visto con sospetto per i suoi lavori di carattere religioso) e vi diresse, suscitando entusiasmi, concerti a Mosca e a Leningrado. Inattivo negli ultimi anni di vita, morì a New York il 6 aprile 1971. Per sua espressa volontà venne sepolto a Venezia, città da lui forse più amata, presso la tomba dell’antico suo primo amico Diaghilev.

La morale del libertino, nell’opera si Stravinskij, è sempre attuale: dopo avere gustato tutti i piaceri egli si ritrova nauseato e oppresso da una libertà mal usata. Quanto più noi crediamo di vivere e agire per soddisfare i nostri desideri, tanto più ci ritroviamo miseri e vuoti dell’unica vera ricchezza e dell’unica libertà: l’adesione alla volontà di Dio.

                                                                      Franco Careglio ofm
                                                                          


 IMMAGINI:
La prima opera religiosa scritta da Igor Stravinskij è stata una composizione musicale sul testo dei Salmi. Da qui inizierà il suo interesse per la liturgia cattolica.
Igor Stravinskij (1882-1971) nonostante una vita tumultuosa ed irregolare, esprime nelle sue opere il senso morale della vita, la ricerca del bene e della libertà da usarsi per la crescita dello spirito.
lia di Erodiade. In questa forzatura si riconosce la tenebra di una vita precipitata nel peccato.
3  Igor Stravinskij desiderò essere sepolto a Venezia, città da lui sempre amata per la sua imponenza e leggerezza, così simili al balletto, la forma espressiva tipica delle sue opere.

           RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008 - 2  
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