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   SOCIETA' ITALIANA 2008:
  
COSA STA CAPITANDO?

Non siamo soliti né dare consigli né addentrarci nei meandri della vita politica del Paese, non per rifiuto della realtà, anzi, o spinti da una visione negativa dell’impegno, piuttosto perché il nostro compito è altro rispetto non solo all’immediato, ma nei riguardi della divisione in gruppi specifici della società.

Questa volta, tuttavia, vogliamo fare anche noi un’analisi di ciò che è accaduto recentemente, proprio per le ragioni esposte. Infatti, non siamo dinanzi ad un evento di parte – da cui il termine partito e partitico – di cui tanto la politica si nutre, bensì siamo stati testimoni di una svolta epocale che è solo il tentativo di dominare i cambiamenti in corso non solo nella nostra società ma nel mondo intero. Per cui ben si comprende la domanda iniziale: cosa sta capitando nel mondo e quindi anche nella nostra società?

Sta avvenendo qualcosa che non si era mai registrato in precedenza: nel mondo, lentamente, si stanno spostando i centri decisionali e, quindi, di influenza.

Nonostante la crisi economica, con i suoi terribili scenari, forse anche apocalittici, per quanto riguarda i generi di prima necessità per molte aree del Pianeta, la ricchezza prodotta continua a crescere.

Non nei luoghi soliti, Europa e Stati Uniti, ma in tutto il Sud Est asiatico che sta letteralmente trascinando il mondo come una vera locomotiva, esattamente come, fino a non molto tempo fa, lo era il mondo occidentale nel suo complesso. Inoltre, altre zone, un tempo depresse, stanno rinascendo vigorosamente e si presentano con forza sulla scena mondiale, indebolendo ancor più le tradizionali aree di forza.

In particolare in questi ultimi due anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, non solo la crescita della produzione di ricchezza è stata maggiore nelle zone non occidentali, ma, e questo è il punto che farà sempre più la differenza nei prossimi anni, l’incremento degli investimenti in ricerca e in cultura è stato notevolmente maggiore nelle zone asiatiche rispetto all’Europa e agli Stati Uniti.

Insomma, quei Paesi non solo crescono economicamente meglio e più in fretta di noi, ma stanno investendo tantissimo e più di noi nel settore della ricerca e nella cultura. Il tutto proprio in questi ultimi due anni. Questo significa che i centri dove si pensa e dove si produce novità sono e saranno sempre più altrove e non più in Occidente.

Questo fatto pare essere irrevocabile. Insomma, pare proprio che indietro non si possa tornare, a meno che una forte crisi non disequilibri ancora una volta l’asse mondiale.

Ma il prezzo da pagare potrebbe essere non solo altissimo ma dalle conseguenze nefaste.

Qual è la base di questo risveglio che non avviene in casa nostra? Basta osservare la semplicità, la dedizione, l’interesse che i giovani di quei Paesi mostrano per la scuola, l’informazione, lo studio e confrontarlo quello manifestato dai nostri. E questa è una delle ragioni che fanno la differenza.

Credere che fare sacrifici per il futuro sia un investimento e non un fastidio, che il rispetto per gli insegnanti sia una virtù e non un’umiliazione, che tutti debbono dare qualcosa alla comunità perché o si cresce tutti insieme o si arretra tutti insieme, sono solo alcuni dei pilastri che hanno guidato la crescita di quelle Nazioni.

Ma alla base di queste convinzioni individuali e sociali vi è la famiglia e l’educazione che trasmettono il senso della responsabilità sociale, i valori e il legame dei rapporti che uniscono l’individuo al nucleo familiare.

Per questo, l’Occidente non solo non può, ma non deve distruggere o irridere le sue tradizioni e la sua cultura perché queste sono le ragioni della sua forza. Negarle o, peggio, il burlarsi della propria identità significa iniziare a scrivere la parola fine sulla nostra civiltà così come l’abbiamo finora conosciuta.

Questo stato di cose è fortemente avvertito da molti. Per queste ragioni, il timore del futuro, la paura del presente, un senso di angoscia e di incertezza si sono impadroniti di larghi strati della società che sperimenta quotidianamente la fatica del vivere e troppo volte assapora l’insicurezza riguardo anche alla propria persona fisica.

Le notizie giornaliere che descrivono poi un vistoso incremento di violenza giovanile, di aggressività e di barbarie non fanno altro che alimentare il desiderio di certezza e di tranquillità come fondamento del vivere civile.

Solo un vigoroso impegno educativo può riportare la società verso la giusta rotta della crescita umana perché l’educazione è la chiave del futuro.

Un’educazione che abbia di mira la formazione integrale dell’uomo e avvii i giovani verso la responsabilità e non l’imbruttimento del loro spirito e lo spegnimento delle loro intelligenze.
                                                                                
Don Giuseppe Pelizza
                                                                                                                           


 IMMAGINI:
Le sirene dell’edonismo e della trasgressione sembrano esercitare un fascino fortissimo su tantissimi giovani, allontanandoli dalla loro piena realizzazione.
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Nei Paesi asiatici la scuola è un valore centrale nella formazione dei ragazzi.
3 La bassa natalità e l’assenza dei genitori dalla vita dei ragazzi, rende le generazioni occidentali meno preparate ad affrontare le sfide del futuro.

        RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008 - 7  
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