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   VITA DELLA CHIESA| BENEDETTO XVI IN FRANCIA 2008:
   UN VIAGGIO SORPRENDENTE


«Maria, così gloriosa e così umana, ci conduce a Dio. Il suo sorriso è per tutti, specie per gli infermi».
«Cercare il sorriso di Maria non è un sentimentalismo devoto o antiquato né un pio infantilismo ma una giusta espressione del legame con la Madre di Cristo».
«Lourdes è uno dei luoghi che Dio ha scelto per far risplendere un raggio della sua bellezza».

Bastano queste tre frasi – molto originali rispetto a certo stantìo devozionismo mariano – per descrivere Papa Benedetto pellegrino sulle orme di Bernadette Soubirous a Nôtre-Dame de Lourdes nel 150º delle apparizioni: in otto mesi 10 milioni di pellegrini «a cercare le ragioni della vita e della speranza».

Un laico che vuole il Papa

Per il viaggio, con la tappa a Parigi fortemente voluta dal Presidente Nicolas Sarkozy, il Pontefice – che il giorno dell’Assunta aveva definito Lourdes «singolare cittadella mondiale della vita e della speranza» – ha scelto una serie di feste cristologico-mariane: venerdì 12 settembre Nome di Maria; il 13 Santa Maria in sabato; il 14 Esaltazione della Croce; il 15 Maria Addolorata.

C’è l’imbarazzo della scelta fra i tanti e forti temi affrontati nel decimo viaggio internazionale, uno dei più difficili. Non usa toni aspri, frasi a effetto, parole dure, ma neppure gira in tondo nei discorsi all’Eliseo davanti al Presidente della Repubblica e alle autorità dello Stato, nella conferenza a 700 intellettuali e politici, nell’omelia sull’Esplanade des Invalides, nelle celebrazioni nella «cittadella mariana», nell’allocuzione ai vescovi, che è la vera sorpresa perché affronta i temi di una Chiesa divisa, più che altrove, tra progressisti e conservatori su catechesi e pastorale, liturgia e sacramentaria.

Il Papa trova una sponda nel Presidente per il quale «fare a meno della religione sarebbe una follia, un peccato contro la cultura e il pensiero. Per questo lancio un appello per una laicità positiva»: riprende così il discorso fatto l’anno scorso a San Giovanni in Laterano durante la visita a Roma. In verità, il tema della «laicità positiva» fu inventato da Giovanni Paolo II nel 2002 per i cento anni della legge francese sulla separazione tra Stato e Chiesa; è stato fatto proprio da Benedetto XVI ed è stato adottato da Sarkozy.

Nel salone delle feste dell’Eliseo il Presidente dice che la Chiesa ha contribuito alla civilizzazione della Francia e dell’Europa, che la spiritualità non è un pericolo per la laicità e che a Lourdes «si impara a rispettare la dignità umana», che per costruire la pace «le fedi devono dialogare alla luce della ragione» e ricorda i cristiani del Medio Oriente e i monaci trappisti assassinati da estremisti islamici in Algeria.

La laicità positiva

Benedetto XVI, sulla «laicità positiva», cita il tavolo tra Governo e Conferenza episcopale che dal 2002 lavora con «determinazione e pazienza». Preoccupato della «distanza che nel mondo aumenta tra ricchi e poveri», chiede di «proteggere i più deboli e promuovere la loro dignità. Allo Stato spetta legiferare per sradicare le ingiustizie e garantire il benessere delle generazioni future, compito non facile e impresa ardua» per la recessione mondiale.

Sotto le volte del «Collège des Bernardins», gioiello di architettura medioevale e già monastero dei Benedettini, propone una «lectio magistralis» che ricorda quella di due anni fa a Ratisbona in Germania e che, male interpretata, sollevò le polemiche degli islamici. Nella Ville Lumière, invece, (quasi) solo consensi dai 700 intellettuali e politici – tra cui gli ex presidenti Valéry Giscard D’Estaing e Jacques Chirac – che bloccarono, con altri Paesi, «le radici cristiane» nella Carta costituzionale Ue, poi bocciata da Francia e Olanda e sostituita dal più modesto Trattato di Lisbona.

Eludere la domanda su Dio o rimuoverla «come non scientifica è una capitolazione della ragione, che sarebbe fatale per la cultura europea e favorirebbe il fanatismo e l’arbitrio». La ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo «hanno fondato la cultura dell’Europa e rimangono il fondamento di ogni vera cultura. La ragione e l’erudizione servono all’uomo per percepire la Parola in mezzo alle parole. Dio ci parla attraverso parole umane perché le Scritture hanno bisogno di una comunità per diventare vive e creare storia. La Bibbia è una sfida sempre nuova ed esclude ogni fondamentalismo e ogni lettura relativista».

Il senso della libertà

Dalla Parola alla libertà, il passo è inevitabile. La libertà è mancanza di ogni legame? Arbitrio per cui ognuno fa come vuole? No, «questa è la distruzione della libertà ed è la fine della cultura». Quello dei cristiani è un Dio «che si è sporcato le mani nella creazione e continua a lavorare nella e sulla storia ma ha bisogno dell’uomo, il quale sbaglia quando tenta di sostituirsi al Creatore».

Parigi tributa un’accoglienza calorosa ma sobria. Cordiali gli incontri con i musulmani e gli ebrei, gioioso l’abbraccio dei giovani sul sagrato di Nôtre-Dame: «È urgente parlare di Cristo alle vostre famiglie, ai vostri amici, nei luoghi di studio, di lavoro, di divertimento. Abbiate il coraggio di vivere il Vangelo e l’audacia di proclamarlo anche se ciò attira derisione e persecuzione». Ripete le parole di Giovanni Paolo II che a Parigi il 21-24 agosto 1997 per la Giornata mondiale della gioventù ebbe un successo strepitoso: «Non abbiate paura di donare la vita a Cristo e rispondete alla vocazione religiosa e sacerdotale».

Trecentomila parigini affollano l’Esplanade des Invalides – sotto la cupola d’oro c’è l’imponente mausoleo con le ceneri di Napoleone – simbolo della «grandeur» ed emblema della potenza militare di Francia. Ratzinger vince una sfida tremenda in una Parigi dove la partecipazione alla Messa domenicale non arriva al 10 per cento e in un Paese che ha il drammatico problema delle vocazioni: ogni anno solo 100 nuovi sacerdoti contro i circa 450 dell’Italia, 1.300 seminaristi contro i 4.500 dell’Italia, in alcune diocesi un nuovo prete ogni dieci anni.

San Paolo condannava l’idolatria come «colpa grave, scandalo, vera peste» e invitava: «Fuggite l’idolatria del denaro e del potere, rifiutate gli idoli, cercate Dio, non smettete di fare il bene». Commenta il Papa: «Questo invito è valido tuttora perché il mondo, imitando i pagani dell’antichità, si è creato i propri idoli: denaro, sete dell’avere, del potere e persino del sapere.

Ma la radice di tutti i mali è la brama del denaro che distoglie l’uomo dal suo vero fine: cercare Dio» che, nella sua misericordia, aborre gli idoli ma non l’idolatra, condanna il peccato ma non il peccatore, invita alla conversione, concede il perdono.

Il modello della catechesi

A Lourdes le luci sfavillano nella notte e sulle rive del Gave gonfio d’acqua per le piogge, sotto un cielo plumbeo e tra folate gelide dai Pirenei, il Pontefice compie il percorso dei pellegrini sulle orme di Bernadette: nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore dove fu battezzata; al «Cachot», la prigione era la casa dei Soubirous; alla Grotta beve l’acqua che sgorga dalla fonte e prega.

Alla sterminata folla della processione «aux flambeaux» parla di «Maria che ci conduce a Dio. Lourdes è uno di quei luoghi che Dio ha scelto per far risplendere un raggio della sua bellezza. Anche noi entriamo in questa straordinaria prossimità tra cielo e terra». Ricorda «le vittime innocenti che subiscono violenza, guerra, terrorismo, carestia; che portano le conseguenze di ingiustizie, flagelli, calamità, odio, oppressione, attentati alla dignità e ai diritti, alla libertà d’azione e di pensiero; che soffrono disoccupazione, malattia, solitudine; che patiscono a causa del nome di Cristo e muoiono per lui. Molti vengono qui sperando in un miracolo, poi fanno un’esperienza che cambia il loro atteggiamento su Dio, se stessi, gli altri».

Nella Messa davanti a 250 mila persone nell’immensa Prairie parla della potenza della croce, «segno di riconciliazione e di pace»; invita a imitare «Maria giovane ragazza di Nazaret che conduceva la vita semplice e coraggiosa delle donne del villaggio, Madre di Dio che guida gli uomini verso il Regno del suo Figlio»; spiega che la «vocazione primaria di Lourdes è essere luogo di incontro con Dio nella preghiera»; esorta a «non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà perché nessuno è indifferente per Dio».

All’episcopato il Papa parla di una Chiesa travagliata, inquieta, divisa, «con tante preoccupazioni». Osserva che per comunicare Dio occorrono dottrina certa, metodi efficaci, strumenti preziosi come il «Catechismo della Chiesa cattolica» e quello francese, ma si inventano metodi nuovi che creano dubbi sulla dottrina: «La catechesi è, anzitutto, questione di contenuti e non di metodo e solo un’accurata preparazione consente la trasmissione integrale della fede». Indica l’esempio di Paolo, «il più grande catechista di tutti tempi», che affermava: «Verrà un giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole». Previsioni molto azzeccate.

Ribadisce che si può usare sia il Messale preconciliare di Giovanni XXIII del 1962 e sia quello conciliare di Paolo VI del 1970. In Francia il motu proprio è stato accolto con entusiasmo da tradizionalisti e lefebvriani e con diffidenza da vescovi, sacerdoti e laici: «Misuro le difficoltà che incontrate ma non dubito che potrete giungere in tempi ragionevoli a soluzioni soddisfacenti per tutti. Nessuno è di troppo nella Chiesa, ciascuno deve sentirsi a casa sua e mai rifiutato».

Altro tema le famiglie «che affrontano vere e proprie burrasche mentre le leggi cercano più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di individui e gruppi che non di promuovere il bene comune della società. Attenetevi con fermezza, anche a costo di andare controcorrente, ai principi che fanno la forza e la grandezza del matrimonio».

Ribadisce il divieto della Comunione ai divorziati risposati e «non si possono ammettere le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime»: in alcune diocesi divorziati risposati, impegnati nella comunità, sono ammessi alla Comunione e sono «benedetti» con un rito privato dai sacerdoti.

La festa dell’Addolorata è dedicata ai malati con la Messa davanti alla basilica del Rosario:

«A coloro che soffrono e lottano e che sono tentati di voltare le spalle alla vita dico: volgetevi a Maria. Il suo sorriso è per tutti, specie per gli infermi.
Cercare il suo sorriso non è un sentimentalismo devoto o antiquato né un pio infantilismo ma una giusta espressione del legame con la Madre di Cristo.
Il sorriso di Maria riflette la tenerezza di Dio, sorgente di speranza invincibile quando la sofferenza scuote le certezze e fa disperare del senso e del valore della vita».

La malattia ha bisogno di una presenza amorevole, «quella di Dio-medico che sta non accanto ma dentro il cuore dei malati».

                                                                            PER GIUSEPPE ACCORNERO
                                                                                                                           


 IMMAGINI:
Il compito dello Stato è quello di sradicare le ingiustizie e garantire il benessere delle generazioni future, ha sottolineato il Papa nella sua visita in Francia, approvando la linea della laicità positiva del Presidente della repubblica d’Oltralpe.
2  Il Santuario di Lourdes resta anche per i Francesi un punto di riferimento per la loro fede, poiché Dio ha scelto questo luogo per far risplendere un raggio della sua bellezza.
 Volgere lo sguardo a Maria per cercare il suo sorriso non è un sentimentalismo, ha ricordato il Papa, ma espressione del suo legame con Cristo, perché lei riflette la tenerezza di Dio.

       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008-10  
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