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   LA SPIRITUALITAì OGGI:
   CHE COS'E' LA SPIRITUALITA'?


Già da alcuni anni (dal 2002) si tiene a Torino un festival convegno dal titolo
“Torino Spiritualità”. È una iniziativa lodevole, attuale, impegnativa e anche molto seguita. E così anche nel 2008 (dal 24 al 28 settembre dal titolo: Domande a Dio. Domande agli uomini) la città, stimata per i suoi vari centri di eccellenza tecnologia nel sapere e nella ricerca scientifica, ha invitato tutti, credenti e non, ad una piccola pausa e ad un po’ di riflessione. Il che non guasta nella nostra vita frenetica, stressati e divorati quotidianamente dalla fretta. Spiritualità: questa è la parola chiave.

Come dire che dobbiamo ricordarci che l’uomo non ha solo una componente materiale ma anche spirituale. Si vuole ricordare che l’uomo quindi ha un destino che va oltre quell’orizzonte di tot anni da vivere (spesso con molta fatica) su questo pianeta.

Padrone mio, che fate?

Si narra che un giorno Francesco d’Assisi vide un muratore e gli chiese: “Padrone mio, che fate?”.
Quegli rispose: “Faccio muri da mattina a sera”.
Con la sua abituale mansuetudine Francesco chiese ancora: “E perché fate muri tutto il giorno?”.
Rispose il muratore: “Per guadagnare quatto soldi”.
“E perché volete guadagnare dei soldi, fratello mio?” continuò a dirgli Francesco.
“Per vivere” fu la risposta.
“E perché vivete voi?” fu la semplicissima domanda di Francesco.
Ma il povero muratore non seppe cosa rispondere.

Già, perché viviamo noi? Tutti cercano risposte a questa domanda. Anche l’uomo del nostro tempo, di oggi. Anche noi.
Il secolo appena trascorso non è stato migliore, da molti punti di vista, degli altri. È stato il secolo delle grandi ideologie che volevano essere esaustive e onnicomprensive (vedi comunismo, nazismo, fascismo, ed anche un certo capitalismo) e che invece ha lasciato dietro di sé tutti i loro sogni messianici in frantumi, con un corollario spaventoso di milioni di morti e di inenarrabili sofferenze e distruzioni. Erano le ideologie che si erano collocate al posto di Dio. E con quali risultati!

Oggi i sogni e le utopie sembrano affidate interamente alla Tecnologia. Un filosofo nostrano annuncia anzi che questa sarà la nuova religione che sostituirà le altre. Un dio (o un nuovo idolo?) costruito dall’uomo, insomma.
Per la verità l’ottimismo, di matrice illuministica, che sembrava inarrestabile nel passato, ha perso molto del suo richiamo. Si è diventati consci che il progresso tecnologico oltre ai grandi vantaggi ha anche “regalato” all’umanità non pochi “prodotti collaterali”, guai seri, veri disastri sociali e ambientali.

Si pensi al problema ecologico, alla povertà crescente in molti popoli vittime di una certa globalizzazione, all’insicurezza che si respira nelle città, alla criminalità sempre più organizzata, all’AIDS, alla droga.

Molti di questi problemi squisitamente umani spesso producono un vero disagio esistenziale autodistruttivo (specie di molti giovani ma non solo) e finiscono per essere “curati” con l’uso di sostanze tossiche psico devastanti. Molti di questi mali non hanno bisogno delle risposte della tecnologia ma... della teologia. Parafrasando una famosissima frase detta dal Cristo tentato da Satana possiamo affermare: “Non di solo tecnologia deve vivere l’uomo ma anche di teologia” cioè del discorso di Dio all’uomo e della risposta dell’uomo a Dio e su Dio.

Si tratta della problematica quanto mai attuale della presenza culturale ed esistenziale del Trascendente nella vita dell’uomo.

Ha scritto Paul Claudel:

“Posti tra Dio e la terra, occorre che rispondiamo alla chiamata dell’uno e dell’altra, occorre che apriamo tra l’uno e l’altra i canali, le vie tramite le quali la misericordia va incontro alla giustizia”.

L’uomo ha bisogno quindi di spiritualità, proprio perché è un essere spirituale.

La spiritualità è...

Ma cosa intendiamo per spiritualità? È una parola, come si dice, dal valore poli semantico enorme. Bisogna premettere innanzitutto che la parola è nata storicamente in ambito cristiano. Fu usata (per la prima volta, sembra, da Gerolamo) per indicare che la vita del neo battezzato o dell’adulto neo convertito doveva essere vissuta sotto l’influsso dello Spirito (la cui presenza lo faceva diventare un uomo nuovo, cioè spirituale) e non più della “carne” (l’uomo vecchio, carnale, del passato). Oggi però è usata in ambiti più vasti e al di fuori dell’ambito strettamente cristiano.

Per Angelo Amato la parola spiritualità, prima di essere una categoria teologica, appartenente cioè alla sfera religiosa, è una categoria antropologica. Riguarda cioè l’uomo, ogni uomo, tutto l’uomo. Così ha scritto:

Prima di un suo significato cristiano, c’è un suo pre significato umano, che pone in risalto lo ‘spirito’ centro animatore di ogni persona umana. Auto comprendendosi come spirito, l’uomo rivela la globalità del suo essere, armonizzando anima e corpo, interiorità ed esteriorità, essere e agire”.


Ci può essere quindi (e questo spiega l’uso sempre più vasto del termine in questione) anche una spiritualità senza religione o al di là di una strutturazione religiosa.

Afferma Enzo Bianchi, un esperto in materia: “C’è posto anche per una spiritualità senza religione, senza Dio. Credo ci sia posto per una spiritualità degli agnostici e dei non credenti, di coloro che sono in cerca della verità perché sono insoddisfatti di risposte prefabbricate, di verità definite una volta per tutte. È una spiritualità che si nutre dell’esperienza dell’interiorità, della ricerca del senso e del senso dei sensi, del confronto con la realtà della morte come parola originaria e con l’esperienza del limite; una spiritualità che conosce l’importanza della solitudine, del silenzio, del pensare, del meditare. È una spiritualità che si alimenta dell’alterità: va incontro agli altri e all’altro e resta aperta all’Altro se mai si rivelasse”.
Cerchiamo di dare una definizione di spiritualità. Un dizionario della lingua italiana la definisce come “la sensibilità e l’adesione intima ai valori dello spirito” (E. De Felice - A. Duro).

Come si vede una definizione molto generica che va bene in molti ambiti della vita del comportamento umano, anche non strettamente religiosi.
È indubbio però che la parola spiritualità sia usata specialmente in campo religioso e specificatamente nell’ambito delle religioni (interessate in primis al rapporto con il Trascendente), e specialmente del Cristianesimo. Lo studioso
Kees Waaijman ha scritto: “La spiritualità tocca il nucleo centrale della nostra esistenza umana: la nostra relazione con l’Assoluto”. È proprio a questo problema dell’esistenza o non esistenza di un qualche Assoluto che sembra non sfuggire nessun uomo pensante.

Una definizione (ampia) di spiritualità, divenuta ormai classica, ci viene da un grande e rinomato teologo, Hans Urs von Balthasar. Eccola: “Spiritualità è l’atteggiamento fondamentale, pratico ed esistenziale di un uomo, atteggiamento che viene assunto come conseguenza ed espressione della sua fede religiosa; oppure in termini più generali, come espressione della sua interpretazione eticamente impegnata dell’esistenza”. Come si vede ci può essere una fede religiosa oppure semplicemente un riferimento etico superiore, cioè indirizzato al bene e a fare il bene anziché il male al prossimo, che poi, nell’ottica cristiana significa un riferimento indiretto a Dio, sommo Bene che vuole il bene di tutte le sue creature, a cominciare dall’uomo.

Ma se in questa definizione di spiritualità umana ci mettiamo il riferimento al Cristo, visto come Via, Verità e Vita e come riferimento etico e valoriale della nostra esistenza, abbiamo la spiritualità che chiamiamo cristiana.

                                                                                                MARIO SCUDU
                                                                                                                           


 IMMAGINI:
Lo spirito è il centro animatore di ogni persona umana.

       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2009-1  
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