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VALDOCCO | ANNIVERSARI - San Paolo e800° dei Francescani: SAN PAOLO E SAN FRANCESCO: GIOVANI PER I SECOLI Bimillenario paolino e VIII centenario francescano Lanno 2009 segna una scadenza di rilievo per lOrdine Francescano: la ricorrenza dei suoi otto secoli di vita. Non è poco per il movimento fondato dal giovane umbro Francesco figlio di Pietro, il quale, intorno ai 25 anni, iniziò la conversione che lo condusse a divenire perfetto seguace di Cristo. La sua conversione non fu improvvisa e folgorante come quella di Paolo undici secoli prima: andò in pochi anni delineandosi nella sua mente e attuandosi nella sua vita. Entrambi questi personaggi hanno, pur dopo tanti secoli, una loro straordinaria propositività: Paolo per lineguagliabile capacità di comunicazione, che gli permise di annunciare la salvezza di Cristo nonostante le distanze, i pericoli, le diversità culturali, le persecuzioni; Francesco per la pace e la gioia profonda dellanima, illuminata dalla consapevolezza di avere Dio per Padre e Cristo per fratello. Due mondi diversi, lontani per tempo e spazio, che tuttavia si accordano perfettamente, perché uniti dalla stessa divorante passione: Dio. Ne consegue che entrambi amarono con altrettanta forza ciò che Dio ama più di tutto, luomo. Sia luno che laltro diedero prova di coraggio estremo, confidando sempre, senza cedimenti, nellamore di Dio. Entrambi fecero esperienza di Dio in giovane età. Da questo, i giovani potrebbero trarre non pochi spunti per una proficua riflessione. Le difficoltà iniziali Secondo la cronologia più attendibile, la conversione di Paolo avvenne verso i trentanni; Francesco conobbe Cristo qualche anno prima, tra i 23 e i 25. Nel 1209, appunto ottocento anni fa, si recò a Roma e venne ricevuto dal potentissimo Innocenzo III, che approvò la forma di vita sua e dei suoi compagni; ed è davvero un merito da accreditare a questo pontefice, laver accolto il giovane umbro, dallaspetto poco gradevole. Innocenzo diede lapprovazione orale, e Francesco poté quindi vivere la sua Regula vitae, detta poi non bollata perché non approvata mediante un documento; sarà poi Papa Onorio III, quattordici anni dopo, ad approvare con la lettera apostolica Solet annuere (29-11-1223) una Regula redatta sempre dal Santo, però più breve e meno densa di citazioni bibliche e detta quindi Regola bollata. Fu lo Spirito di Dio, dal quale Innocenzo si lasciò guidare, ad infondere nella sua mente fiducia in quello strano individuo; così come si lasciò guidare Ananìa (At 9,10-19), che si fidò dello Spirito e accolse il feroce persecutore dei cristiani, Saulo. A quelle età della vita, chiaramente, lentusiasmo non manca; ma sia luno che laltro non fecero caso al trascorrere degli anni, e continuarono lenergico lavoro di conversione propria e di apostolato fino a che le forze lo permisero loro. Questa caratteristica, certamente, accomuna i due personaggi: il coraggio, la tenacia indomabile. Paolo incontrò ogni sorta di prove, durissime, come egli stesso narra nella seconda lettera ai Corinzi (2 Cor 11,26), vero gioiello del Nuovo Testamento. Francesco incontrò incomprensioni terribili, avversioni, tribolazioni di ogni genere; eppure si recò in Palestina (1219), fu il primo cristiano, nella storia, a parlare con un esponente di altra fede non con il linguaggio della spada ma con quello della bontà, volle pure recarsi a Santiago ma non vi riuscì, per lincurabile male agli occhi. Da dove dunque è venuta tanta forza a questi due uomini? Probabilmente, dal saper vedere il mondo con gli occhi di un bambino, il mondo cioè fatto di giocattoli (Mons. T. Bello), senza nascondersi i gravi problemi del loro tempo. Considerando brevemente due scritti delluno e dellaltro, si può evidenziare leterna giovinezza di questi uomini, che non sono uomini da ore devote o santi che reggono il giglio, ma cristiani che si sono innestati nei flutti della storia, vivendo appieno linvito di Cristo (Mt 28,19) e fidandosi ciecamente della sua incontrovertibile promessa (Mt 28,20). Camminare verso la riconciliazione Il titolo con cui Paolo si presenta ai suoi cristiani e che difende con fermezza nei confronti degli avversari è quello di apostolo di Gesù Cristo. Egli non fu discepolo di Gesù durante la sua vita terrena, anzi certo non lo conobbe neppure di persona: il suo apostolato deriva dal fatto che sulla via di Damasco il Risorto apparve anche a lui, come a un aborto (1 Cor 15,8), cioè fuori tempo, quando ormai era chiuso il ciclo delle apparizioni ufficiali. Nella seconda lettera ai Corinzi, documento di inestimabile ricchezza spirituale ed umana, e anche uno degli scritti più lunghi e densi dellapostolo, si trova una frase significativa della sua ansia per Dio e per gli uomini: lamore del Cristo ci spinge (5,14), che la nuova versione della Bibbia (2008) traduce con lamore del Cristo ci possiede: espressione più efficace di un amore che non ammette compromessi, tanto che se uno è in Cristo, è una creatura nuova (5,17). Lapostolo insegna qui che il credente è fin dora una nuova creatura, ma deve camminare con estrema serietà verso la riconciliazione piena, eliminando i vizi che ancora minacciano il suo rapporto con Cristo. Il credente sarà perciò vero creatore di novità, portando alla superficie i tesori vecchi e nuovi come lo scriba di cui parla il Vangelo (Mt 13,52). Il futuro sarà affidato non tanto agli uomini politici, che si aggirano dentro una strettoia terribile, quella della ragion di stato, e nemmeno alle masse intese come forza durto, ma a questa rivoluzione sapienziale dellamore di Cristo, unico centro creativo che informa la coscienza delluomo. Il Regno di Dio, di cui spesso si parla, è il povero che abbiamo incontrato, è la giornata che abbiamo vissuto, è lo spettacolo di bellezza che abbiamo osservato, è la notizia tragica che ci ha colpito: eventi vissuti e sofferti nellamore totale del Cristo dal quale siamo avvolti e spronati. Da notare poi che se si confronta il nucleo centrale del messaggio di Gesù con quello di Paolo, appaiono senza dubbio innegabili somiglianze, che possono essere riassunte nelliniziativa gratuita di Dio in favore del suo popolo e di tutta lumanità. Non meno chiare sono però le differenze: mentre Gesù pone al centro del suo annuncio il regno di Dio, compiendo le opere che ne manifestano la venuta, Paolo concentra la sua attenzione sullevento della morte e della risurrezione di Cristo, nel quale Dio stesso è allopera per la giustificazione delluomo peccatore. Pur rivendicando un ruolo di primo piano nel disegno di Dio, Gesù non si attribuisce espressamente i titoli di Messia, Signore e Figlio di Dio; Paolo invece incentra su di essi tutta la sua cristologia. Sia Gesù che Paolo prendono posizione contro la legge mosaica: ma mentre il primo ne relativizza le disposizioni subordinandole alla pratica dellamore verso Dio e il prossimo, il secondo squalifica la legge opponendo ad essa la fede, quale unica via per ottenere la giustificazione. Lasciarsi condurre Nel Testamento redatto (o meglio dettato) da Francesco, si trova una frase che pare essere la chiave di comprensione della vita di questo giovane: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e con essi usai misericordia. Si veda il volume delle Fonti Francescane, Padova 2004, n. 110. E ciò
che mi sembrava amaro, continua il testo, mi fu cambiato in dolcezza
di animo e di corpo. Lunica nostra giustizia non è altro che Cristo, che ci sprona e ci possiede. Il nostro senso di giustizia, infatti, è sempre storicamente determinato, e quando lavessimo realizzato ci troveremmo magari ad essere oppressori degli ultimi (ieri lebbrosi soltanto, oggi lebbrosi ammalati di AIDS). La nostra immagine di giustizia è una nostra via, ma le vie della giustizia di Dio non sono le nostre vie. La nostra via, e qui è sempre Paolo a ricordarlo, è il Cristo crocifisso per la sua debolezza (2 Cor 13,4), perciò io devo compiacermi nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte (2 Cor 12,10). Restituire a Dio la sua santità, abolendo le immagini letterarie o scientifiche che presumono di tradurlo, non vuol dire cadere in un fideismo cieco. Chi parla di Dio con sicurezza da professore è potenzialmente un uomo iniquo. Solo se cè adorazione, tremore, incapacità a volte di dire chi è Dio se non vedendolo nellaspetto repellente del lebbroso, allora cè anche rispetto per luomo. Francesco trovò la fede, e quindi la verità, sotto la santità e la durezza della croce, nel volto sfigurato dei malati. Ritrovare la fede, dunque, significa, sul piano storico, farsi garanti della libertà e della vita della persona; abolire tutte le barriere, tutte le discriminazioni consumate sulla stessa vita umana nello sterile e misero dibattito su ciò che è vita e ciò che vita non è; riconoscere che vita è sinonimo di giovinezza perenne dello spirito, indipendentemente dagli anni o dalla condizione fisica o sociale, respingendo le catalogazioni che rendono ancora così disumana la nostra società post-moderna. Da persone come Paolo e Francesco inizia un discorso che va lasciato al silenzio di ognuno, ma che non può risolversi se non in un rinnovato impegno ad adoperarsi perché cambi questa società e sia non un luogo di divisioni e di conflitti, ma di unione nel Cristo, segno di unità tra tutti gli uomini. Non di conflittualità parlano Paolo e Francesco, ma di animazione cristiana interna al cammino storico, fino alle prospettive che superano miti e dualismi e si identificano con leterna comunione con quel Dio che sarà un giorno Tutto in tutti. FRANCO CAREGLIO OFM IMMAGINI: 1 San Paolo si è sempre presentato a tutti come Apostolo di Gesù Cristo. 2 La conversione di Francesco è avvenuta non immediatamente come per Paolo, ma gradualmente la dolcezza del Signore è entrata nella sua vita. 3 Francesco ha avuto almeno una forte esperienza mistica che lo ha segnato anche nel corpo. 4 Paolo mira alla trasformazione della società mediante linnesto della forza dellamore di Cristo. HOME PAGE | HOME PAGE - ITA | FORMAZIONE CRISTIANA | FORMAZIONE MARIANA | INFO VALDOCCO | Visita Nr. |