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   VITA DELLA CHIESA: 50 ANNI DAL VATICANO II:
   QUEL GIORNO A SAN PAOLO FUORI LE MURA

A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II

Cinquant’anni fa iniziava la grande avventura del Concilio Vaticano II, «grazie a una illuminazione dall’Alto» che il Beato Papa Giovanni XXIII seppe accogliere e realizzare.

Ai 17 cardinali riuniti attorno a lui annunciò: «Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo diocesano per l’Urbe e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale. Queste due proposte condurranno all’aggiornamento del Codice di Diritto Canonico».

Anche cinquant’anni fa il 25 gennaio cadeva di domenica, e non erano ancora passati 90 giorni dall’elezione di Angelo Giuseppe Roncalli al Soglio di Pietro, avvenuta il 28 ottobre 1958.

Il 25 gennaio 1959, Papa Giovanni si reca nella Basilica ostiense per la festa della conversione di San Paolo e per la conclusione dell’ottavario di preghiere per l’unità dei cristiani. Nella predica dice che «l’unità dei cristiani darebbe tranquillità e letizia al mondo intero» e che «unità, libertà e pace costituiscono il trinomio del Cristianesimo e della fraternità umana».

Poi nella sala capitolare dell’abbazia benedettina annessa alla Basilica di San Paolo fuori le mura, dopo l’«Extra omnes», rimane con 17 cardinali capi dei dicasteri vaticani.

Nell’«allocuzione», prima del clamoroso annuncio, apre «l’animo nostro confidente alla vostra bontà e comprensione circa alcuni punti dell’attività apostolica nei primi tre mesi del pontificato». Gli sta a cuore «la sola prospettiva del “bonum animarum”»; cerca «la corrispondenza del nuovo pontificato con le spirituali esigenze dell’ora presente»; sa che «da molte parti amiche e fervorose, e da altre malevole o incerte, si guarda al nuovo Papa, vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale».
Annota che «Roma è completamente trasformata. La periferia è avviluppata in un agglomerato di case, di case, di case, di famiglie, di famiglie (sic!), convenute da ogni parte del continente italico, dalle isole circostanti e da tutta la terra. Un vero alveare umano». Chiede «un incremento di energie, una coordinazione di sforzi, una coltivazione spirituale intensa, una produzione più copiosa e felice di frutti benefici e santi, un fervore di vita parrocchiale e diocesana».

I Cardinali restano in silenzio

Allargando «lo sguardo al mondo», si dice «lieto» perché «la grazia di Cristo continua a moltiplicare frutti e portenti di spirituale elevazione, di salute e santità» ma «triste per l’abuso e il compromesso della libertà dell’uomo che, rifiutandosi alla fede in Cristo, si volge tutto alla ricerca dei beni della terra, sotto l’ispirazione del principe delle tenebre che organizza la lotta contro la verità e il bene per ingannare gli eletti e trarli a rovina».

Mette in guardia «dai vantaggi materiali e dal progresso della tecnica moderna che distraggono dalla ricerca dei beni superiori, infiacchiscono lo spirito, conducono al rilassamento della disciplina e del buon ordine antico, con grave pregiudizio di ciò che costituì la resistenza della Chiesa agli errori che portarono a divisioni fatali e funeste, a decadimento spirituale e morale, a rovina di Nazioni».

Con spirito ecumenico invita «i fedeli delle comunità separate a seguirci in questa ricerca di unità e di grazia, a cui tante anime anelano da tutti i punti della Terra».

Ora si attende dai cardinali «una parola intima e confidente che ci assicuri sulle disposizioni dei singoli e ci offra amabilmente dei suggerimenti». Ma l’annuncio è accolto dall’impressionante e impressionato silenzio dei cardinali, ammutoliti e sconvolti, e coglie di sorpresa la Chiesa, l’episcopato, i giornali.

Il primo comunicato stampa dice che, «nel pensiero del Papa», il Concilio ha due obiettivi: «Mira all’edificazione del popolo cristiano e vuol essere un invito alle comunità separate per la ricerca dell’unità, a cui tante anime anelano da tutti i punti della Terra».

In una nota personale commenta:

«Tutto ben riuscito. Io mantenni la mia continua comunicazione con Dio. Nel ritorno la festa dei romani da San Paolo a San Pietro... indimenticabile. Laus Deo, laus Deo».

Altro che Papa di transizione: «Chi si aspetta un Papa diplomatico, organizzatore o scienziato, si sbaglia: io sono il vostro fratello Giuseppe». I primi cento giorni sono una continua sorpresa. Abolisce «il bacio della pantofola» e lo sostituisce con l’abbraccio ai cardinali. La sera dell’elezione nomina Mons. Domenico Tardini Segretario di Stato, carica vacante da 14 anni.

Il 15 dicembre impone la berretta ai primi 23 cardinali superando la cifra di 70 fissata da Sisto V (1585-1590): il primo è l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini. Induce i cardinali di Curia, con un cumulo di cariche, a scegliere un solo incarico. Il 22 dicembre riceve i parroci di Roma e dichiara che «tanto mi piacerebbe visitare le parrocchie», cosa che inizia a fare dalla Quaresima del 1959.

Nel pomeriggio di Natale ’58 visita i malati negli ospedali «Santo Spirito» e «Bambin Gesù» e a Santo Stefano i detenuti di «Regina coeli».

L’eco sui media è enorme. Annota: «Tutto rientra nella festiva carità del Natale. La stampa non solo italiana, ma di tutto il mondo, continua a magnificare il mio gesto di visita alle carceri. E fu per me così semplice e naturale».

Dopo tre anni di preparazione, l’11 ottobre 1962 avrà la gioia di aprire il Concilio Vaticano II.

                                                                                            Pier Giuseppe Accornero


 IMMAGINI:
Il 25 gennaio 1959, dopo solo tre mesi dalla sua elezione, Giovanni XXIII indice il Concilio Vaticano II, sorprendendo tutti i Cardinali e il mondo intero.
2 Dopo tre anni di preparazione, l’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII aprì il Concilio Vaticano II..
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Nell’indire il Concilio, il Papa era preoccupato per la desolazione dell’uomo che usava la tecnica solo per
ricercare i beni materiali, impoverendo il suo spirito.

       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2009-3  
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