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   ANNO PAOLINO 2009:
   PAOLO DI TARSO E LA CHIESA PRIMITIVA - 2

Le espressioni per indicare la Chiesa

Nell’Antico Testamento il termine edah esprimevala convocazione del popolo come unità politico-nazionale: persone unite dalla stessa lingua, moneta, religione. Mentre con il termine qahal s’indicava la convocazione militare.
Su questo secondo termine si appoggia il concetto di ‘ekklesia usato dal Nuovo Testamento. Tradotto in italiano con “Chiesa”; il termine deriva dal greco ek-kaleo, esattamente tradotto con “chiamare fuori” oppure “scegliere”. La Chiesa cristiana è quindi l’assemblea dei convocati da Dio per il combattimento della fede, nel nome di Gesù.
La voce ‘ekklesia risuona 114 volte nel Nuovo Testamento, di cui 62 solo nella letteratura paolina, ad indicare quanto l’edificazione della Chiesa fu un tema particolarmente caro a Paolo. Con lui divenne una realtà, secondo le intenzioni di Gesù.

Il contributo di Paolo

“Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace!” (1 Ts 1,1). Il concetto di Chiesa di Dio compare per la prima volta in questo passo, in cui Paolo, scrivendo ai cristiani di Tessalonica, li caratterizza come “essere in Dio”, in quanto convocati da Lui e dimoranti in Lui, nel Signore Gesù.

L’idea è ripresa nella prima lettera ai Corinti: “Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1 Cor 1,1-3). La Chiesa non è una comune convocazione sull’appello umano ma Dio stesso è il suo convocante. L’espressione “Chiesa di Dio” andrebbe tradotto, secondo la grammatica greca, con “Chiesa originata da Dio”. In tutta le lettere di Paolo, anche quando compare soltanto ‘ekklesia (Chiesa), è sempre da intendersi come tou Theou (di Dio).

L’Eucaristia dei primi secoli veniva celebrata in clandestinità, nelle case di cristiani che mettevano la loro abitazione a disposizione del culto. In questa cornice, Paolo definisce la Chiesa domestica, quando saluta i cristiani di Corinto con le parole: “Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa” (Col 4,5)#.1

Il passaggio da Chiesa domestica a Chiesa celeste con il riconoscimento di Cristo, capo del corpo della Chiesa, si ritrova nella Lettera ai Colossesi. “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Col 3,1-3). Dio fonda la sua Chiesa per mezzo di Gesù e le comunità cristiane sono comunità di Dio, in Cristo (cf 1 Ts 2,14; Gal 1,22; Rm 16,16).

Le immagini con cui Paolo rappresenta la Chiesa

La Chiesa Tempio. “Non sapete che siete Tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il Tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il Tempio di Dio, che siete voi” (1 Cor 3,16-17). La comunità di Corinto era divisa al suo interno tra cristiani benestanti e meno abbienti e le differenze sociali si esprimevano in particolare a tavola, dopo la celebrazione dell’Eucaristia, quando ciascuno consumava il pasto secondo le proprie possibilità. Paolo rimprovera prontamente i cristiani di Corinto ammonendoli per la faziosità della loro Chiesa che è Tempio, in quanto lo Spirito Santo è principio di unità. È Tempio in quando Dio abita in essa, non da essa separato ed il Tempio santo di Dio non va profanato con separazioni (cf 1 Cor 10,16-17).

Già l’Antico Testamento parlava di presenza di Dio in mezzo al suo popolo (cf Lv 26,12; Ez 37,27 e paralleli) ma ora, con l’avvento di Cristo, la sua presenza è reale “Noi siamo infatti il Tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (2 Cor6,16-17).

L’edificazione del Tempio di Dio non è prerogativa dei soli Ebrei ma anche ai Gentili, ovvero dai lontani dalla religione, a cui l’Apostolo rivolge lo stesso invito: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,20-22).

Nella dimora di Dio c’è posto per tutti e questo dà compimento all’antica promessa in cui il Tempio di Gerusalemme sarà luogo di convergenza di tutti i popoli (cf Is 2,1-5; Mi 4,1-5), sopra i quali le profezie annunciavano la signoria del Messia come pietra angolare (cf Is 28,16; Sal 118,22-23).

La Chiesa Corpo. Paolo pensa ad un corpo in graduale crescita, il quale, formandosi come il corpo di un bambino nella comunità locale, cresce fino alla maturità adulta con un corpo che accoglie tutta la Chiesa universale.
Così dalla figura del corpo descritta nella Lettera ai Romani: “poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri” (Rm 12,4-5); l’Apostolo arriva con la Prima Lettera ai Corinti ad estendere il corpo a tutti i credenti in Cristo: “e in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1 Cor 12,13).

Ancora contro la faziosità della comunità di Corinto, Paolo propone il Battesimo come principio di unità, orientato alla ricerca del bene comune. Con il Battesimo l’unità della Chiesa universale in un unico corpo, si esprime nella dialettica tra ciò che essa “già” costituisce, in vista del “non ancora” di ciò che sarà: “Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,1-6).

La Chiesa Famiglia. L’immagine familiare della Chiesa, in cui lo spirito di famiglia regola le relazioni interpersonali, ha attraversato la storia del pensiero cristiano, passando anche per San Giovanni Bosco, il quale proponeva alla sua chiesa domestica di Valdocco, di respirare l’aria della reciprocità di chi si sente a proprio agio quando vive nella propria casa.
Possiamo ritrovare nell’Apostolo il fondamento biblico di questa bella immagine, in cui Dio è Padre e i cristiani sono figli nel Figlio Gesù. Lo esprime ancora bene la Lettera ai Romani: “Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,15-17).
Nella Chiesa Famiglia la cura delle relazioni è fondamentale, a garanzia di stabilità e di reciproco amore: “Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli; le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza” (1 Tm 5,1-2).

La Chiesa Sposa. Per raffigurare il rapporto tra Dio ed il suo popolo, l’Antico Testamento usava varie immagini, tra queste il rapporto tra uno sposo ed una sposa, per esprimere l’intensità amorosa tra Dio e la comunità dei suoi amici. Su questa linea si muovono il Cantico dei Cantici e i profeti Osea, Ezechiele e Isaia.
Contrariamente alle osservazioni di qualche studioso, Paolo aveva grande stima nell’istituto del matrimonio e riprendendo l’antica simbolica sponsale afferma: “come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5,21-33).

Nella reciprocità di amore tra un marito ed una moglie, si manifesta l’amore tra Dio e la sua Chiesa e mentre il marito ha il compito di proteggere la propria moglie, fino a donarle la vita, così l’amore di Dio per la Chiesa è grande fino al dono totale della propria vita nella morte di Cristo.
D’altro canto, come la moglie è invitata a riconoscere l’amore oblativo del marito, così la Chiesa è invitata a lodare il suo Signore e a ringraziarlo per il dono totale del suo amore.

Il Cantico dei Cantici presentava una figura mediativa tra lo sposo e la sposa e questo è l’amico dello sposo che nella tradizione antica aveva il compito di mediare il messaggio d’amore tra i due innamorati. Paolo si propone alla Chiesa con questo stesso ruolo, come l’amico di Dio-Sposo, a Lui offre il ruolo di mediatore per inviare alla sua Chiesa-Sposa il grande messaggio di salvezza proclamato dal Vangelo di Gesù. Lo afferma nella Seconda Lettera ai Corinti: “Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo” (2 Cor 11,2).
Fabio Ferrario

1 La Chiesa primitiva non aveva ancora la possibilità di radunarsi in appositi edifici, che oggi comunemente chiamiamo chiese, in quanto la persecuzione anticristiana impediva la manifestazione esterna del culto e solo dopo l’editto costantiniano di Milano (317), iniziò l’edilizia cristiana.                                                                                                        Fabio Ferrario


 IMMAGINI:
Il tema della Chiesa fu particolarmente caro all’Apostolo Paolo, tanto che ne parla ben 62 volte nelle sue lettere.
2 Dopo la sua conversione, Paolo si dedicò interamente alla predicazione e alla fondazione delle Chiese, sviluppando un pensiero del tutto originale sulla natura e la funzione della Chiesa vista come famiglia, sposa e corpo di Cristo.
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San Paolo

       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2009 - 5  
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