HOME PAGE | HOME PAGE - ITA | FORMAZIONE CRISTIANA  | FORMAZIONE MARIANA | INFO VALDOCCO  |


   VITA DELLA CHIESA:
   IL PAPA E I LEFEBRIANI

“Spero di contribuire in questo modo alla pace nella Chiesa”. È l’obiettivo della “Lettera di Benedetto XVI ai vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre”, datata 10 marzo 2009 e resa pubblica il 12 marzo. Il Papa tenta così di mettere fine alle polemiche che hanno accompagnato il provvedimento del 21 gennaio 2009, la remissione della scomunica agli ultratradizionalisti, «liberati dalla punizione ecclesiastica ma che non esercitano alcun ministero» fino a quando non accetteranno il Concilio Vaticano II. La vicenda è stata spiegata male e capita peggio. «Una situazione senza precedenti» l’ha definita «L’Osservatore Romano».

La remissione della scomunica ha suscitato, dentro e fuori la Chiesa, “una discussione di tale veemenza quale da molto tempo non si sperimentava”; molti vescovi erano “perplessi” su un evento “difficile da inquadrare positivamente”. Alla “disposizione del Papa alla riconciliazione” alcuni gruppi lo “accusavano apertamente di voler tornare a prima del Concilio” e scatenavano “una valanga di proteste”. Perciò serve “una parola chiarificatrice” che aiuti a comprendere “le intenzioni che hanno guidato me e la Santa Sede”.

Il caso Williamson

“Una disavventura per me imprevedibile” è stata la sovrapposizione del caso Williamson alla remissione della scomunica. “Il gesto discreto di misericordia verso i vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente, è apparso una cosa totalmente diversa”, come se fosse stata smentita la riconciliazione tra cristiani ed ebrei e come se fosse stato revocato ciò che il Concilio aveva chiarito. “Un invito alla riconciliazione si trasformò nel suo contrario: un apparente ritorno indietro rispetto a tutti i passi di riconciliazione tra cristiani ed ebrei”. Ratzinger deplora “il sovrapporsi di due processi contrapposti che ha disturbato la pace tra cristiani ed ebrei e la pace nella Chiesa”. Ammette che seguire le notizie su Internet avrebbe favorito “la tempestiva conoscenza del problema” e ne trae “la lezione: nella Santa Sede dovremo prestare più attenzione a quella fonte di notizie”. Ma è “rattristato dal fatto che anche dei cattolici abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco” e ringrazia “gli amici ebrei che hanno aiutato a eliminare il malinteso e a ristabilire l’amicizia e la fiducia”.

Scarsa comunicazione

“Un altro sbaglio, per il quale mi rammarico” è che il provvedimento “non è stato illustrato in modo sufficientemente chiaro”. La scomunica era ampiamente motivata perché “l’ordinazione episcopale senza mandato pontificio significa pericolo di scisma e mette in questione l’unità del collegio episcopale con il Papa” ma vent’anni di scomunica non ha spinto i quattro “al pentimento e al ritorno all’unità”. L’intervento mirava “a invitarli ancora una volta al ritorno dopo che avevano espresso il riconoscimento, in linea di principio, del Papa e della sua potestà di pastore, anche se con riserve sull’obbedienza alla sua autorità dottrinale e al Concilio”. Bisogna distinguere tra il livello disciplinare – la remissione della scomunica – e le questioni dottrinali: “ancora una volta” finché non saranno chiarite “la Fraternità San Pio X non ha alcuno stato canonico e i suoi ministri non esercitano in modo legittimo alcun ministero”.

La contromossa

Così “ho deciso” di collegare la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” – competente per coloro che vogliono tornare alla piena comunione – alla Congregazione per la dottrina della fede in quanto i problemi “riguardano soprattutto l’accettazione del Vaticano II e del magistero post-conciliare dei Papi”. La questione di fondo è proprio questa: i lefebvriani, anche dopo il perdono, hanno ribadito che non riconosceranno mai il Concilio né il magistero conciliare di cinque Papi: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Più scisma di così. E Ratzinger bacchetta: “Non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa al 1962” – l’11 ottobre iniziava il Vaticano II – ma invita anche “i grandi difensori del Concilio” a ricordare che “il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa e non si possono tagliare le radici di cui l’albero vive”.

La priorità

Il provvedimento era proprio necessario? Era una priorità? Non ci sono cose più importanti? “Certamente ci sono cose più importanti e urgenti, come ho evidenziato all’inizio del mio pontificato e la linea rimane inalterata”. Gesù indica la priorità a Pietro: “Tu conferma i tuoi fratelli”. E Pietro la indica ai cristiani: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. È la parte più incisiva della lettera: “In vaste zone della Terra la fede rischia di spegnersi come una fiamma senza nutrimento, bisogna rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio, non a un qualsiasi dio, ma a Dio che ha parlato sul Sinai e il cui volto riconosciamo nell’amore di Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e, spegnendosi quella luce, l’umanità è priva di orientamento, e gli effetti distruttivi si manifestano sempre più. Condurre gli uomini verso Dio è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa. Quindi dobbiamo avere a cuore l’ecumenismo e l’unità dei credenti perché la discordia e la contrapposizione mettono in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio. Tutti coloro che credono in Dio cerchino la pace, si avvicinino nel dialogo interreligioso, si dedichino con amore ai sofferenti, respingano l’odio e l’inimicizia”.

Le riconciliazioni

Se l’impegno per la fede, la speranza e l’amore costituisce la priorità per la Chiesa, allora ne fanno parte anche le riconciliazioni piccole e medie. “Che il sommesso gesto di una mano tesa abbia dato origine a un grande chiasso, trasformandosi nel contrario di una riconciliazione, è un fatto di cui dobbiamo prendere atto”. Era veramente sbagliato andare incontro al fratello e cercare la riconciliazione? Non deve anche la società civile prevenire le radicalizzazioni? È errato impegnarsi per sciogliere gli irrigidimenti? “Io stesso ho visto come il ritorno nella Chiesa abbia fatto superare posizioni unilaterali. Può lasciarci indifferenti una comunità con 491 sacerdoti, 215 seminaristi, 6 seminari, 88 scuole, 2 istituti universitari, 117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli? Dobbiamo lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa? E possiamo escludere i sacerdoti solo perché rappresentanti di un gruppo radicale?”.

“Mordere e divorare”

Esplicito l’affondo contro “le molte cose stonate, superbia e saccenteria, fissazione su unilateralismi” della Fraternità, anche se “ho ricevuto anche una serie di testimonianze commoventi di gratitudine”. Come esplicita è la critica “a qualche stonatura dell’ambiente ecclesiale” e all’abitudine di individuare “un gruppo al quale non riservare alcuna tolleranza e contro il quale scagliarsi con odio. E se il Papa gli si avvicina, perde anche lui il diritto alla tolleranza e può essere trattato con odio, senza timore e riserbo”. Chiude la lettera citando il monito di Paolo ai Galati 5,13-15: “Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”. Purtroppo “questo «mordere e divorare» esiste anche oggi nella Chiesa come espressione di libertà male interpretata”.

                                                                                            Pier Giuseppe Accornero


 IMMAGINI:
Il Papa ha voluto tendere la mano ai tradizionalisti. Il suo è stato un gesto di misericordia volto a recuperare la sincera fede di migliaia di fedeli.

       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2009 - 5  
       HOME PAGE | HOME PAGE - ITA | FORMAZIONE CRISTIANA  | FORMAZIONE MARIANA | INFO VALDOCCO  |

        
      Visita Nr.