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   ANNO PAOLINO 2009:
   PAOLO DI TARSO E LA CHIESA PRIMITIVA - 3

Le raccomandazioni alla Chiesa di Dio

Dopo aver visto negli altri articoli le idee che avevano guidato Paolo nella formazione delle diverse comunità cristiane, diamo ora uno sguardo alle sue preoccupazioni pastorali. Prendiamo in considerazioni quali furono le raccomandazioni che Paolo fece alle sue Chiese.
La prima è rivolta alla Chiesa che è in Roma.
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1). È la raccomandazione che Paolo rivolge ai cristiani di Roma, invitandoli a lodare Dio non solo con l’atto esterno del culto ma con tutta la vita. Lo stesso corpo per il cristiano è strumento per lodare Dio e ogni scelta comportamentale è occasione di preghiera o di lontananza da Dio.

La seconda alla comunità di Efeso.

“È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4,11-12).

Contro il rischio di chiusura in se stessi, presente nella comunità di Efeso, l’Apostolo raccomanda di mettere i propri carismi a disposizione della Chiesa, per poterla edificare e diffondere.
La terza concerne l’atteggiamento che deve avere il vero pastore.

Ai pastori piuttosto minimalisti, Paolo raccomanda la cura della propria preparazione, al fine di guidare in modo santo e sapiente la Chiesa di Dio:

“Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito. Rifiuta invece le favole profane, roba da vecchierelle” (1 Tm 4,6-7).

Ancora rivolgendosi alla comunità di Corinto, Paolo esprime il suo pensiero riguardo alla solidarietà.
Era, infatti, usanza presso i cristiani della comunità di Corinto ritrovarsi nell’appartamento di un credente per consumare il pasto “al sacco” con vivande portate da casa e poi celebrare l’Eucaristia. Questo creava una situazione paradossale tra la celebrazione dell’unità della Chiesa attorno all’unico altare e la spaccatura dei ceti sociali che si manifestava con la diversità di cibo che variava dai pochi legumi dei poveri, fino alle grasse vivande dei ricchi. Inoltre, in seguito a lauti pasti e brindisi tra amici, la celebrazione eucaristica avveniva spesso con evidente stato di ebbrezza di non pochi “fedeli”.

Paolo non poteva ammettere questa contraddizione e non risparmiò la sua raccomandazione ed il suo prono rimprovero:

Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!” (1 Cor 11,20-22).

I versetti che seguono sono il primo racconto scritto, precedente cronologicamente gli stessi Vangeli, riguardante l’ultima cena e l’istituzione dell’Eucaristia. Essa è proposta da Paolo come invito alla solidarietà e all’unità attorno alla Pasqua di Cristo.

“Mi sono fatto tutto a tutti”

Potrebbe essere questa espressione della Prima Lettera ai Corinti la sintesi del ministero e della personalità di Paolo. La lezione greca originale tois pàsin gégona pànta usa il verbo ghinomai che esprime il divenire di una situazione ed è usato per evocare il cammino di fede come il “divenire credente”. Il termine pasin deriva dall’aggettivo pas, il quale in modo ambivalente può significare “tutti”, inteso come collettività e “ciascuno”, inteso come insieme delle individualità. Parafrasando pertanto il versetto potremmo tradurre con la formula chiastica “per tutti sono diventato ciascuno e per ciascuno sono diventato tutti”.

L’Apostolo consumò così la sua vita, nel tentativo di essere utile a tutti e a ciascuno, suscitando la fede con istruzioni, raccomandazioni e rimproveri, al fine di modellare il volto sempre più armonioso e splendente dell’unica Chiesa di Cristo.   


Dalla missione alla morte

45-49: – Paolo compie il primo viaggio missionario, accompagnato da Barnaba. Tocca le regioni di Cipro, Perge, Antiochia di Pisidia, Licaonia, dove incontra una forte ostilità da parte di altri Ebrei. La causa della discordia era il parere contrario di Paolo sul fatto che i gentili, per diventare cristiani, dovessero passare attraverso l’ebraismo, facendosi circoncidere, e solo dopo ricevere il battesimo. Questo causa l’incidente di Antiochia, ovvero il dissenso con Pietro che a sua volta sosteneva il parere della sensibilità giudaica.
49-50: – Paolo è al Concilio di Gerusalemme. – Con l’editto di Claudio giudei e cristiani vengono espulsi da Roma.
49-52: – Paolo compie il secondo viaggio missionario. È il viaggio più importante: Paolo predica in Europa e tiene il discorso all’Areopago di Atene. – Si consuma la rottura con Barnaba, circa l’inclusione di Marco nella predicazione. Sila è il nuovo compagno di Paolo.
51: – Paolo è a Corinto dove incontra il proconsole Gallione. Questa è la sola data certa della biografia paolina, le altre sono ricavate da questa per estrapolazione. – Incontra Aquila e Priscilla che fanno il “medesimo mestiere... fabbricatori di tende” (At 18,1-3). – Fonda la sua chiesa principale: Corinto.
53-58: – Paolo compie il terzo viaggio missionario in cui fonda la chiesa di Efeso. – Compie la visita in Asia ed incontra Apollo, passa per la Macedonia e va a Gerusalemme via Tiro. – A Gerusalemme vuole dimostrare che i gentili sono perfettamente cristiani. – Arrestato e condotto davanti al Sinedrio: gli ebrei gerosolimitani ormai lo odiavano. – I Romani lo salvano trasferendolo a Cesarea: Felice, governatore, vuole un compenso in denaro ma Paolo non acconsente.
54-57: – Sosta a Efeso (cf Gal, 1-2 Cor e Rm).
58: – A Gerusalemme è arrestato e condotto in carcere a Cesarea, in custodia cautelare.
58-60: – Festo succede a Felice e riapre il processo a Paolo che si appella al suo diritto romano e chiede di essere giudicato da Cesare Nerone (cf At 22,28).
60-68: – Paolo compie il suo ultimo viaggio a Roma (cf Fil e Fm) dove è tenuto prigioniero fino alla condanna a morte per decapitazione, avvenuta nella zona delle Acque Salvie, dove oggi sorge, in sua memoria, la chiesa delle Tre Fontane.


                                                                                                            Fabio Ferrario


 IMMAGINI:
1-2 
L’Apostolo Paolo consumò la sua vita nel tentativo di suscitare la fede in tutti, fino a rendere ciascuno simile al Cristo crocifisso e risorto.

       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2009 - 6  
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