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VALDOCCO | VITA DELLA CHIESA: ANNIVERSARIO DELLA MORTE di : DON PRIMO MAZZOLARI Cinquantanni fa, prima di morire il 12 aprile 1959, Don Primo Mazzolari ebbe due intimi momenti di gioia: il 25 gennaio 1959, Papa Giovanni annunciava il Concilio e il 5 febbraio il Papa bergamasco lo riceveva in udienza, a suggello di una «riabilitazione ecclesiale» alla quale aveva dato un contributo determinante il Cardinale Giovanni Battista Montini chiamandolo a predicare nella «Missione di Milano». Una riabilitazione ampiamente meritata se il Cardinale Carlo Maria Martini, afferma: «Don Primo fu profeta coraggioso e obbediente, che fece del Vangelo il cuore del suo ministero. Capace di scrutare i segni dei tempi, condivise le sofferenze e le speranze della gente, amò i poveri, rispettò gli increduli, ricercò e amò i lontani, visse la tolleranza come imitazione dellagire di Dio. Il suo è un messaggio prezioso anche per loggi». Con gli immigrati Primo Mazzolari nasce al Boschetto, periferia di Cremona, il 13 gennaio 1890 da una famiglia di contadini. A 10 anni con la famiglia si trasferisce a Verolanuova, nella Bassa bresciana, nel 1902 entra nel Seminario di Cremona e, dopo gli studi, il 25 agosto 1912 è ordinato sacerdote nella chiesa parrocchiale di Verolanuova dal Vescovo di Brescia Mons. Giacinto Gaggia. È lo stesso vescovo che il 29 maggio 1920 ordinerà Don Montini, di 7 anni più giovane di Mazzolari. Viceparroco a Spinadesco e al Boschetto, insegnante di lettere nel Seminario di Cremona, nellestate 1914 va in Svizzera, ad Arbon, per gli emigrati italiani rimpatriati dalla Germania. Infatti nel 1915 lItalia entra in guerra e Don Mazzolari è soldato semplice a Genova, poi caporale allospedale militare di Cremona, infine nel 1918-20 cappellano militare: delle truppe italiane in Francia, degli Alpini sul Piave, poi nellAlta Slesia in Polonia. Una vita di sofferenza e condivisione che lo segnano profondamente, come la morte al fronte del fratello Giuseppe e labbandono del sacerdozio dellamico Don Carletti. Al rientro, nel 1921 il Vescovo,
Mons. Giovanni Cazzani lo nomina parroco di Cicognara. Inflessibile
la sua opposizione al fascismo: nel 1931 gli squadristi sparano
tre colpi di pistola alla sua finestra. Nel 1932 è nominato
parroco di Bozzolo da dove inizia un percorso ecclesiale e pastorale,
letterario e sociale legato ai movimenti politici italiani. Dal
1941 partecipa a Milano al movimento clandestino neoguelfo contro
il nazifascismo e, dopo l8 settembre 1943, collabora alla
resistenza partigiana: arrestato e rilasciato tre volte, ricercato
dalle SS per un mandato di cattura, entra in clandestinità
e si nasconde a Gambara (BS) e poi a Bozzolo. Sempre nella Chiesa Don Mazzolari, nonostante le censure ecclesiastiche, non si sente fuori ma dentro la Chiesa con unincredibile capacità di profezia: avverte acutamente i passaggi della storia, le tensioni politiche, le sofferenze dei poveri, i dubbi dei lontani, le attese dei giovani. Dalla sua terra «nella Bassa» apre gli occhi sulla Chiesa nel mondo, con uno sguardo profetico che sa coniugare l«a­desso» e il «domani», il «già» e il «non ancora». Nella sua terra, sugli argini del Po, egli legge in varie occasioni «la Parola che non passa», il Vangelo, e recupera nei gesti e nelle parabole di Gesù alcune sollecitazioni che segnano profondamente il travaglio della sua coscienza e le sue scelte che passano sotto il segno dei chiodi. Nellascolto della Parola
di Dio, Mazzolari rilegge «la più bella avventura»,
quella del perdono di Dio al figliol prodigo e del giudizio del
fratello maggiore. Proprio la sua rilettura del perdono di Dio
lo farà cadere in disgrazia. Il libro, La più bella
avventura sarà condannato per «le idee erronee»
ma per Don Primo segna linizio del dialogo con i lontani,
fissa la distinzione tra errore ed errante che caratterizza
lesperienza e il magistero di Papa Roncalli gli
insegna la tolleranza. La parrocchia come casa In questa concezione di Chiesa aperta, attenta e in ascolto non cè spazio né per il clientelismo né per il clericalismo. Nella Lettera sulla parrocchia Mazzolari insiste sulla parrocchia come «casa»: «Nella parrocchia la Chiesa fa casa con luomo: la sua missione gerarchica, dottrinale e carismatica vi si inizia e vi si fissa, e luomo concreto nome, volto, cuore, fragilità e destino eterno si innesta e rifluisce nel corpo mistico del Cristo». In una casa così aggiunge «il parrocchiano ha diritto di incontrarvi il suo travaglio, la sua passione, la sua fatica quotidiana; non solo come spesso accade, attraverso lasprezza del pulpito o del bollettino, ma nella verità del giudizio cristiano, il quale mentre dà il criterio di ciò che dovrebbe essere, dà pure la forza di superare certe posizioni incomplete e false. Anche gli errori vi hanno voce poiché la Chiesa, pur condannandoli, rispetta ogni rettitudine di ricerca e ricapitola ogni briciola di verità». Il modello del prete Dalle sue pagine emerge un modello di prete che mette al centro della propria spiritualità lascolto di Dio e lincontro con luomo dentro e fuori la parrocchia. Di questa preoccupazione traboccano i suoi scritti, le pagine di Diario e alcuni articoli di Adesso sul quale il 5 giugno 1949 scrive: «Non conosciamo più le nostre pecore, non sappiamo chiamarle per nome una a una. Crediamo che possa bastare il generico, mentre cè un bisogno di essere capiti come siamo e di essere portati a spalla sulle­sempio del buon pastore. Ne viene di conseguenza che se non andiamo a cercarli dove sono, se non li comprendiamo come sono, se non li amiamo come sono, qualcuno lo potremo trapiantare nellorto del presbiterio, ma la massa resterà fuori anche quando un richiamo spettacolare ce la porterà in processione o in chiesa. La parola è spada e tritolo, che spacca e sommuove, sa urlare e imprecare; è una grazia che bisogna domandare, a costo di finire come di solito finiscono i profeti. Questa parola che non rende, che brucia e consuma chi la porta, è la sola che il popolo può ancora capire, perché lEvangelo è stato portato sulla terra per essere predicato al popolo». Da Bozzolo egli vede e scruta i «segni dei tempi» con il linguaggio della carità, indicato chiaramente nei due scritti Il samaritano e I lontani. Nella carità e nei poveri vede i «segni dei tempi» che interpellano la credibilità della Chiesa. Così nel volumetto La parrocchia rilegge questa istituzione in chiave di servizio dei poveri: «Una parrocchia senza poveri cosè mai? Una casa senza bambini, forse anche più triste. Purtroppo ci siamo così abituati a case senza bambini e a chiese senza poveri, che abbiamo limpressione di starci bene. I bambini scomodano, i poveri scomodano». Il compito dei giovani Ai giovani, che considera importanti in parrocchia e nella costruzione della città, dedica Impegno con Cristo la quarta edizione nel 1963 sarà dedicata a Giovanni XXIII, «parroco del mondo» , un manuale di educazione alla responsabilità civile e sociale. Scrive Mazzolari: «È mortificante la carità, che suggerisce a un giovane: basta che gli diate da mangiare per questa sera. Vi dico che basta ancor meno. Ma se voi ponete un limite di questo genere o di altro genere alla carità, se la riducete a unassistenza materiale, se impedite al mio occhio di vedere cieli nuovi e terra nuova, se mi togliete di arrischiare qualcosa di mio per questa novità che mi splende nel cuore, non so che farmene della vostra carità. Io voglio una carità che mi impegni mente, cuore, sogno: che mi invada con la sua pietà, la quale grida da ogni parte del mondo con il grido del Crocifisso: Perché mi hai abbandonato?. È mortificante ogni carità che vuole togliermi il dovere della rivolta verso un mondo che moltiplica linfelicità. Molti possono mangiare, bere, ruminare e divertirsi in pace, perché non sono straziati dalle voci del dolore. Cè ancora troppa gente che si illude che basterà una legge per regolare i guai di quaggiù, senza impegnarsi a fondo, senza impegnare la nostra coscienza contro il nostro egoismo». La prima e la seconda guerra mondiale, linterventismo e il patriottismo lo inducono a sposare con audacia la scelta dellobiezione di coscienza alle armi, che illustra in una serie di articoli in risposta ad alcuni quesiti sulla guerra e sul servizio militare posti da alcuni giovani della Fuci, e poi nel libro Tu non uccidere. Il volume, pronto nel 1952, fu pubblicato da La Locusta nel 1955, dopo che vari editori avevano rifiutato la pubblicazione: «Come cristiani dovremmo essere davanti nello sforzo comune verso la pace. Davanti per vocazione, non per paura, opponendoci a militari, politici e banchieri che sono i signori della guerra. Alcuni diranno che la nostra tesi sarà sfruttata dai comunisti. Noi crediamo che non sia una ragione valida tacere una cosa che si sente di dover dire perché può servire la tesi avversaria». Pier Giuseppe Accornero
IMMAGINI: 1-2 Don Primo Mazzolari espresse fin dallinizio del suo ministero pastorale la sua adesione convinta e libera alla Chiesa tanto da volerla libera da ogni costrizione e sottomissione ai regni umani. - 3 - Per Don Primo Mazzolari ogni parrocchia doveva essere la casa di tutti, accogliente e materna, sempre pronta a spalancare la porte a tutti coloro che si rivolgono a lei. HOME PAGE | HOME PAGE - ITA | FORMAZIONE CRISTIANA | FORMAZIONE MARIANA | INFO VALDOCCO | Visita Nr. |