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   OSTENSIONE DELLA SINDONE, TORINO 2010:
   L'OGGETTO PIU' MISTERIOSO DEL MONDO

1 - È un lenzuolo funerario di lino, tessuto a spina di pesce. È certamente molto antico: è lungo poco più di quattro metri (4,37 per l’esattezza) e largo un metro e dieci centimetri. Si trova in una splendida cappella del Duomo di Torino.

2 - Sulla Sindone si vede l’immagine tenue di un corpo umano maschile, di fronte e di schiena, perché il lungo lenzuolo sul quale fu adagiato supino gli fu poi ripiegato sopra, e probabilmente rincalzato ai piedi. L’immagine è stabile, dal punto di vista del colore e della chimica (vale a dire che non può essere cancellata, sbiancata, mutata dai normali agenti chimici) ed è insensibile all’acqua.

3 - Non è un dipinto e le tracce sono sangue umano del gruppo AB.

4 - La prima grande sorpresa è che si tratta di un negativo fotografico.

5 - La garanzia che non si tratti di un “falso” medievale sta nel fatto che ancora oggi nessuno è in grado di dire con certezza come si sia formata. E nessuno è in grado di riprodurla, con tutte le caratteristiche chimiche e fisiche presenti sul lenzuolo.

6 - Nell’impronta sindonica è codificata un’informazione tridimensionale. Con un analizzatore d’immagine si ottiene una forma tridimensionale del corpo proporzionata e senza distorsione. Applicando lo stesso procedimento a un dipinto o a una normale fotografia si ottengono invece immagini deformate.

7 - Oltre al fatto che nel Medio Evo non si sapeva più come avveniva la crocifissione romana (i chiodi erano sempre dipinti nel palmo...), che la composizione e la differenziazione del sangue (venoso, arterioso, siero ecc.) è stata scoperta e studiata alcuni secoli dopo che la Sindone di Torino era già nota, senza tener conto dei pollini e del resto.

8 - Tutti i segni che vediamo fanno pensare ad una cosa sola: quest’uomo ha subito uno dei supplizi più crudeli e disonoranti di tutti i tempi: la crocifissione.

9 - Una grossa macchia di sangue, segno di una ferita sul costato, invade la parte destra. Questa ferita è sicuramente mortale: nessun uomo che ha una ferita di questo genere può essere vivo. Il colpo fu inferto quando l’uomo era già morto.

10 - Il biologo Max Frei di Zurigo, scoprì sulla Sindone tracce di aloe e di mirra. Sostanze usate in Palestina per la sepoltura dei cadaveri. Max continuò le sue ricerche e scoprì microscopici granuli di polline appartenenti a specie vegetali che esistono solo in Medio Oriente.

11 - Papa Giovanni Paolo, non molti anni fa, davanti alla Sindone disse: “La Sindone di Torino è una sfida alla nostra intelligenza. La Chiesa affida agli scienziati il compito di continuare a investigare, così che risposte soddisfacenti possano essere trovate a tutte le domande. La Chiesa li invita ad agire con libertà interiore e un attento rispetto sia per la metodologia scientifica che per la sensibilità dei credenti”.
                                                             
 Bruno Ferrero - bruno-ferrero@31gennaio.net


       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 4
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