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   OSTENSIONE DELLA SINDONE, TORINO 2010:


Facciamo silenzio, parla la Sindone

Carissimi,

grazie. È questa la parola che nasce spontanea nel mio cuore a pochi giorni dall’Ostensione della Sindone. Grazie al Signore, innanzi tutto.

Perché l’immagine dell’Uomo della Sindone, che richiama con impressionante chiarezza la sofferenza patita da Gesù, ci fa riflettere sul suo immenso amore verso ciascuno di noi.

L’apostolo Giovanni scrive che “Dio è Amore” (1 Gv 4, 8) e “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui ... abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Così la Sindone, testimone silenziosa del dolore e dell’angoscia patita da quell’Uomo, da un lato può sbigottire, ma dall’altro ricorda a ciascuno che “Dio mi ama immensamente”.

Grazie, poi, a Papa Benedetto XVI. Come molti di voi, non dimenticherò quel 2 Giugno del 2008, quando durante l’udienza riservata alla Diocesi di Torino, il Santo Padre ha manifestato il suo consenso a una nuova Ostensione della Sindone e ha anticipato che “Se il Signore mi dona la vita e la salute, spero di venire anch’io”.

Torino è ben lieta di accoglierlo per la prima volta come Sommo Pontefice. Grazie anche agli Enti pubblici e a quanti, a vario titolo e spesso gratuitamente, sono impegnati nell’organizzazione di questo evento. Evento che se è e resta religioso (e qui penso anche al servizio che sarà offerto ai pellegrini con la Cappella dell’Adorazione e la Penitenzieria), non da meno implica molti aspetti pratici: dall’ospitalità all’assistenza sanitaria, dall’organizzazione della viabilità alla comunicazione. E dopo il grazie, il mio “benvenuto”.

Benvenuto a ciascuno di voi, che sosterete in riflessione e preghiera davanti alla Sindone, a questa immagine, misteriosa per la scienza e sfida per l’intelligenza, come la definì Papa Giovanni Paolo II, e che per noi credenti è segno della Passione di Cristo. Non a caso, come tema di riflessione per questa Ostensione ho proposto il motto «Passio Christi, passio hominis». La Sindone è richiamo forte a contemplare, nell’immagine, il dolore di ogni uomo, le sofferenze alle quali spesso non sappiamo neppure dare un nome.

La contemplazione della Passione ci aiuta a capire che la sofferenza umana non può essere compresa se non a partire da quella del Signore, pena il cadere nella disperazione e nel senso nichilistico che non poca parte del pensiero moderno e contemporaneo ha evidenziato. La Sindone presenta agli occhi e al cuore dei fedeli la figura di Cristo sofferente che, contemplato a partire dall’evento della Risurrezione, evidenzia non soltanto la vittoria sulla sofferenza e la morte del Figlio, ma anche sulla sofferenza e la morte delle persone di ogni tempo e di ogni luogo.

Guardando la Sindone, la fatica umana, la delusione, la sofferenza fisica e morale, il lutto, la solitudine, l’emarginazione, l’ingiustizia sociale, il peccato – la “passio hominis”, appunto – trovano motivi di conforto e di speranza. Speranza e proposito di una vita rinnovata dall’incontro con Gesù. Speranza e testimonianza del Vangelo, la “buona notizia” per eccellenza. Speranza e partecipazione alla sofferenza di tutti gli uomini. Speranza e inventiva di iniziative di solidarietà verso i poveri, gli ammalati, le persone in difficoltà, gli immigrati, i sofferenti. L’immagine sindonica ci suggerisce tutte queste cose proprio a partire da una condizione di silenzio assoluto: il momento nel quale il Salvatore tocca il punto estremo dell’abbassamento e muore.

Non c’è, quindi, invito migliore a fare silenzio anche in noi, così da lasciare spazio alle parole che giungono, quasi un sussurro, da quel corpo martoriato, da quel volto sfigurato, da quegli occhi chiusi eppure penetranti, e capire che come sulla Croce il Salvatore toccando l’estremo abbassamento dimostra di essere il Figlio di Dio, così ciascuno di noi, pur provato da fatiche e sofferenze, trova la forza per sperare e reagire.

Come Custode Pontificio della Sindone, auguro a tutti che l’Ostensione possa essere una grande opportunità per conoscere e amare meglio il Signore Gesù, i fratelli e anche se stessi. In una parola, per riscoprire la gioia di sentirci amati infinitamente da Dio e per testimoniarlo al mondo. Vi attendo e per intercessione di Maria, che a Torino imploriamo come Consolata e come Ausiliatrice, invoco su di voi la benedizione del Signore.
                                                         
Severino Card. Poletto, Arcivescovo di Torino



IMMAGINE:
1 - Duomo di Torino
2 - Manifesto ufficiale del'Ostensione della Sindone Torino 2010     
        
     RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 4
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