Facciamo
silenzio, parla la Sindone
Carissimi,
grazie. È
questa la parola che nasce spontanea nel mio cuore a pochi giorni
dallOstensione della Sindone. Grazie al Signore, innanzi
tutto.
Perché
limmagine dellUomo della Sindone, che richiama con
impressionante chiarezza la sofferenza patita da Gesù,
ci fa riflettere sul suo immenso amore verso ciascuno di noi.
Lapostolo
Giovanni scrive che Dio è Amore (1 Gv 4, 8)
e ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui ... abbia la vita eterna
(Gv 3, 16). Così la Sindone, testimone silenziosa del
dolore e dellangoscia patita da quellUomo, da un
lato può sbigottire, ma dallaltro ricorda a ciascuno
che Dio mi ama immensamente.
Grazie, poi,
a Papa Benedetto XVI. Come molti di voi, non dimenticherò
quel 2 Giugno del 2008, quando durante ludienza riservata
alla Diocesi di Torino, il Santo Padre ha manifestato il suo
consenso a una nuova Ostensione della Sindone e ha anticipato
che Se il Signore mi dona la vita e la salute, spero di
venire anchio.
Torino è
ben lieta di accoglierlo per la prima volta come Sommo Pontefice.
Grazie anche agli Enti pubblici e a quanti, a vario titolo e
spesso gratuitamente, sono impegnati nellorganizzazione
di questo evento. Evento che se è e resta religioso (e
qui penso anche al servizio che sarà offerto ai pellegrini
con la Cappella dellAdorazione e la Penitenzieria), non
da meno implica molti aspetti pratici: dallospitalità
allassistenza sanitaria, dallorganizzazione della
viabilità alla comunicazione. E dopo il grazie, il mio
benvenuto.
Benvenuto a
ciascuno di voi, che sosterete in riflessione e preghiera davanti
alla Sindone, a questa immagine, misteriosa per la scienza e
sfida per lintelligenza, come la definì Papa Giovanni
Paolo II, e che per noi credenti è segno della Passione
di Cristo. Non a caso, come tema di riflessione per questa Ostensione
ho proposto il motto «Passio Christi, passio hominis».
La Sindone è richiamo forte a contemplare, nellimmagine,
il dolore di ogni uomo, le sofferenze alle quali spesso non sappiamo
neppure dare un nome.
La contemplazione
della Passione ci aiuta a capire che la sofferenza umana non
può essere compresa se non a partire da quella del Signore,
pena il cadere nella disperazione e nel senso nichilistico che
non poca parte del pensiero moderno e contemporaneo ha evidenziato. La Sindone
presenta agli occhi e al cuore dei fedeli la figura di Cristo
sofferente che, contemplato a partire dallevento della
Risurrezione, evidenzia non soltanto la vittoria sulla sofferenza
e la morte del Figlio, ma anche sulla sofferenza e la morte delle
persone di ogni tempo e di ogni luogo.
Guardando la
Sindone, la fatica umana, la delusione, la sofferenza fisica
e morale, il lutto, la solitudine, lemarginazione, lingiustizia
sociale, il peccato la passio hominis, appunto
trovano motivi di conforto e di speranza. Speranza e proposito
di una vita rinnovata dallincontro con Gesù. Speranza
e testimonianza del Vangelo, la buona notizia per
eccellenza. Speranza e partecipazione alla sofferenza di tutti
gli uomini. Speranza e inventiva di iniziative di solidarietà
verso i poveri, gli ammalati, le persone in difficoltà,
gli immigrati, i sofferenti. Limmagine sindonica ci suggerisce
tutte queste cose proprio a partire da una condizione di silenzio
assoluto: il momento nel quale il Salvatore tocca il punto estremo
dellabbassamento e muore.
Non cè,
quindi, invito migliore a fare silenzio anche in noi, così
da lasciare spazio alle parole che giungono, quasi un sussurro,
da quel corpo martoriato, da quel volto sfigurato, da quegli
occhi chiusi eppure penetranti, e capire che come sulla Croce
il Salvatore toccando lestremo abbassamento dimostra di
essere il Figlio di Dio, così ciascuno di noi, pur provato
da fatiche e sofferenze, trova la forza per sperare e reagire.
Come Custode
Pontificio della Sindone, auguro a tutti che lOstensione
possa essere una grande opportunità per conoscere e amare
meglio il Signore Gesù, i fratelli e anche se stessi.
In una parola, per riscoprire la gioia di sentirci amati infinitamente
da Dio e per testimoniarlo al mondo. Vi attendo e per intercessione
di Maria, che a Torino imploriamo come Consolata e come Ausiliatrice,
invoco su di voi la benedizione del Signore.
Severino Card. Poletto,
Arcivescovo di Torino