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   Editoriale RMA
   QUATTRO SFIDE PER L'EUROPA

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha accolto il ricorso presentato da una signora finlandese naturalizzata italiana nel 2002, che aveva chiesto di rimuovere il crocifisso dalle aule della scuola frequentata dai due figli.

Per la Corte, l’esposizione del crocifisso rappresenta «una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni».

La notizia, diffusa il 3 novembre scorso, ha suscitato dibattiti e polemiche. È un fatto isolato o un segnale di un fenomeno più ampio?
Che cosa sta accadendo?
L’Europa delle cattedrali, dei capolavori d’arte cristiana, della musica sacra, l’Europa dei santi, dei pellegrini e dei missionari è divenuta essa stessa “terra di missione”?

I figli di Don Bosco, la Famiglia Salesiana, i devoti di Maria Ausiliatrice (la Madonna dei tempi difficili) come si pongono dinanzi a questa situazione? Penso che dobbiamo guardare al volto dell’Europa oggi, amare questa terra, vincere le paure. Non possiamo essere indifferenti, assenti, ignari di cosa sta capitando. Lo Spirito Santo non smette di parlarci in questo tempo.

Indico quattro fenomeni che ci interpellano.

– Il primo: il cambio demografico, l’invecchiamento, la migrazione interna e l’immigrazione. Popoli nuovi entrano a far parte dell’Europa: sono giovani, molti sono cristiani, hanno bisogno di trovare famiglie e comunità cristiane accoglienti.
– Il secondo: la formazione e l’educazione subordinati all’economia e al mercato del lavoro. Anche qui, come Salesiani abbiamo molto da fare e da dire per riaffermare una visione integrale dell’educazione e dello sviluppo. Don Bosco esprimeva la sua missione con una formula semplice, ma ricca: “formare l’onesto cittadino e il buon cristiano”. L’uomo non è soltanto produttore o consumatore: “non vive di solo pane”!
– Il terzo: la secolarizzazione e il laicismo. Nella politica e specialmente nelle proposte di formazione e di educazione, si evita il riferimento alla religione, alle “radici cristiane” dell’Europa. C’è molto da fare per annunciare di nuovo il Vangelo, per spiegare nuovamente i simboli della fede di cui sono piene le nostre città, per raccontare la storia della fede cristiana delle nostre nazioni.
– Quarto: l’attenzione alla partecipazione attiva dei giovani. I giovani si muovono, si esprimono, si incontrano. Come Don Bosco, guardiamo a loro come a una risorsa preziosa per dare nuova vita al Vecchio Continente. Giovanni Paolo II, il giorno della prima celebrazione in piazza San Pietro, disse ai giovani: “Siete la speranza della Chiesa. Siete la mia speranza”. Questo è lo sguardo salesiano che rifiuta di gemere sul proprio tempo e coltiva attivamente la speranza.

La Congregazione Salesiana nel 26º Capitolo generale ha preso sul serio l’invito di Giovanni Paolo II a una nuova evangelizzazione per il nuovo millennio. E ha accolto la parola di Benedetto XVI che, prima e dopo l’elezione a Papa, ha rivolto particolare attenzione al recupero della identità cristiana dell’Europa. Riporto alcune parole dei confratelli capitolari.

“Si va indebolendo sempre più il riferimento alle radici cristiane che hanno contribuito alla identità del continente, ispirato pensiero, costume ed arte, orientato la storia dei popoli, arricchito la Chiesa di splendide figure di santità, nutrito per secoli lo slancio missionario in tutto il mondo.

In forza dell’interdipendenza tra i popoli, il destino dell’Europa, coinvolge il mondo intero e diventa preoccupazione della Chiesa universale. Si apre così una nuova frontiera rispetto al passato: per noi Salesiani è un invito a «rivolgere un’attenzione crescente all’educazione dei giovani alla fede»”.

È una sfida formidabile che vede in prima linea l’intera Famiglia Salesiana. A voi cari lettori e a tutti i devoti di Maria Ausiliatrice rivolgo l’appello a sostenere questo compito con la preghiera del Rosario. Ci accompagni Lei, Maria, l’Aiuto dei cristiani.

                                                                                     Don Pier Fausto FRISOLI sdb
                                                                           Consigliere Regionale per l'Italia e Medio Oriente


L’Italia è la più “vecchia” d’Europa

Ha anche più disoccupati tra i laureati. L’Italia è un Paese per vecchi, o in altre parole è lo Stato europeo con meno giovani e con uno dei tassi più alti di disoccupazione tra laureati. Lo rileva l’Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’UE. I giovani europei tra 15 e 29 anni sono, infatti, circa 95 milioni, il 19,5% dei cittadini, ma in Italia sono meno del 18%, con Regioni dove la percentuale è più bassa: 12% in Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana. I Paesi “più giovani” sono, invece, Slovacchia, Polonia, Irlanda e Cipro, con una quota superiore al 24%. Non solo: rispetto agli altri giovani europei, gli italiani sono quelli con il tasso di disoccupazione più elevato tra i laureati: la media UE è al 5,9%, ma l’Italia è al 9,6%, superata soltanto da Spagna (11,8%) e Grecia (11,7%). (Ansa, 10 dicembre 2009)


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       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 2  
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