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   PROBLEMI GIOVANILI:
   GIOVANI NELLO SPAZIO LIQUIDO

Dal 1º gennaio scorso Torino è Capitale Europea dei Giovani.

È un’occasione che la Famiglia Salesiana non può lasciarsi sfuggire per approfondire l’appartenenza alla spiritualità di Don Bosco, che fa dell’educazione giovanile la propria ragion d’essere.

La nuova decade del terzo millennio inizia una ventina d’anni dopo la nascita della globalizzazione e a quasi nove anni dal fatidico 11 settembre, data che segna l’inizio della grande paura del mondo occidentale. Tutta la società, e in modo particolare i giovani, vivono una crisi epocale: il vecchio mondo sta morendo, ma il nuovo non ha ancora emesso i primi vagiti.

In questo contesto, i giovani hanno voltato le spalle a tutto quello che sa di tradizionale (comportamenti, valori, credenze, religioni, forme di aggregazioni, istituzioni sociali e religiose...) e sono stati fagocitati in un’atmosfera esistenziale caratterizzata da “spazio liquido”, da confini indefiniti, che li fanno fluttuare in una società che non esiste, in una chiesa opaca di profezia e ricca di imposizioni, in una scuola rinunciataria, in una famiglia scossa dalla stessa crisi.
Orizzonti virtuali

Il 2010 si presenta carico di novità che possono aumentare i sentimenti di impotenza e di inadeguatezza degli adulti nel dialogare con i giovani.

Quest’anno, infatti, si prevede che il mondo giovanile sarà scosso dall’ennesima rivoluzione tecnologica, che squasserà la loro vita fatta di comunicazione istantanea: MySpace, Facebook e Twitter diventeranno strumenti obsoleti, oscurati da nuove “piattaforme” esistenziali, dove i ragazzi saranno chiamati ad interagire fisicamente ed in tempo reale da Interactive Live Video, che spalancherà loro gli indefiniti nuovi orizzonti della realtà virtuale.

Tutto questo ci fa toccare con mano la centralità e l’urgenza di conoscere le nuove realtà. Ne va di mezzo il futuro del nostro essere “salesiani”. Significativamente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di Capodanno, ha messo la realtà giovanile al centro delle sue preoccupazioni: il sistema Wordle, che misura la frequenza dei vocaboli in un discorso, ci assicura che la parola più usata da lui è stata “giovani”.

La storia di Sara

Ma chi sono i giovani? Ogni tentativo di risposta suona aleatorio ed azzardato, come ci insegna la storia di Sara. E chi è mai costei? È una adolescente frutto della borghesia milanese, una borghesia concreta, fatta di lavoro e di “danè”, di poco tempo dedicato alla famiglia, di latitanza educativa. Il tutto stemperato in un benessere da buoi grassi, compiaciuti ed annoiati, pronti ad essere sacrificati sull’altare del senso della vita. Sara gestisce i suoi giorni nella solitudine della sua cameretta, abitata solo da un computer, da un ipod, da un televisore sempre acceso e da comunicazioni in rete con i suoi coetanei via Messenger.

Fa circolare in “rete” sue foto, sempre meno vestita. La sua bellezza di adolescente attira l’attenzione di sconosciuti, e per la prima volta Sara prova l’ebbrezza di essere al centro dell’attenzione di qualcuno. Dal muto comportamento degli adulti ha imparato a “stare nel mondo” e così, senza pudori e senza paure, in cambio di bracciali d’oro, borse e vestiti firmati o di ricariche telefoniche, vende l’unica cosa che le appartiene: il suo corpo.

E questo avviene nella solitudine più totale e nella più assoluta libertà di accesso alle nuove tecnologie. Libera di fare quello che vuole, di prendere brutti voti a scuola, di uscire alla sera e di fumare qualsiasi cosa, Sara si è trovata immersa in un’escalation che l’ha portata ad essere soggetto di sguardi vogliosi, oggetto di pulsioni primitive. E come lei ci sono tanti altri giovani.

Di fronte alla brutalità ed alla crudezza delle notizie che ci provengono dal “continente giovani”, la censura, i sensi di paura e certi moralismi lasciano il tempo che trovano. Don Bosco, alla travagliata gioventù del primo Ottocento, ha saputo dare risposte concrete e non dettagliate analisi socio-culturali.

E noi? Siamo disposti alla fatica del “conoscere” il giovane per poi amarlo nelle sue esigenze? Forse anche oggi è indispensabile il “basta che voi siate giovani perché vi ami”.

Ma per amare, quanta fatica di cervello, prima che di sentimenti! Sarebbe triste che, presi dalle tante cose da fare, non trovassimo spazio per amare.                                                                                          Ermete Tessore sdb


Cara Sara, perdonaci

Noi abbiamo lasciato che tu, e tante, tantissime come te, perdessi il gusto della vita e ti avventurassi nell’abbaglio che vita non è. Perdonaci perché noi non siamo riusciti, con la forza del nostro semplice esempio, a convincerti della bellezza dell’esistenza “fuori” dal monitor, e noi abbiamo lasciato che tu ti convincessi, a poco a poco, che fosse meglio, quel mondo lì, finto, facile, persino divertente lì per lì. Perdonaci perché non siamo riusciti a comunicarti i valori veri, come la Bellezza, l’Amore, la Comunicazione, e abbiamo lasciato che tu considerassi valori l’apparire, l’avere, il sembrare...

Perdonaci e... dacci ancora una possibilità, quella di riprovarci, ricominciando con te a dare il giusto valore alle cose, a distinguere i valori veri da quelli “virtuali”, falsi, ma anche quella di avere il coraggio di difenderti, di non lasciarti in balia del tuo sacrosanto bisogno di attenzione e di affetto, insomma dacci ancora la possibilità non solo di amarti, ma di farti sentire quanto!
                                                                                                                     Manuela Robazza


IMMAGINI:
1 Torino 2010: capitale europea dei giovani.
2  I Vi sono giovani che vivono nella solitudine della loro camera comunicando con il mondo solo con il computer.


       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 2  
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