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ATTUALITA' SALESIANA: VENERABILE D. GIUSEPPE QUADRIO
   
COMPIERE L'ORDINARIO
  CON AMORE STRAORDINARIO

Lo scorso 19 dicembre, per decisio- ne di Papa Benedetto XVI, alcuni “Servi di Dio” hanno assunto il titolo di “Venerabili”.

Tra loro, il salesiano don Giuseppe Quadrio. Eccovi in queste pagine una breve biografia (per maggiori informazioni, si veda il sito: www.sdb.org) e l’intervista a don Ferdinando Bergamelli* (il testo integrale è sul sito www.donbosco-torino.it).

* Don Ferdinando Bergamelli, quando e dove ha conosciuto don Giuseppe Quadrio?


– La prima volta avevo dodici anni. Era il primo di settembre del 1947: ero appena partito da casa ed ero giunto a Penango (Monferrato), nell’aspirantato salesiano. Abituato alle pareti domestiche, mi trovai sperduto e spaesato in mezzo a tanti ragazzi (circa 120).

Ero molto triste e sovente scoppiavo in lacrime. Un mattino mi si avvicinò don Quadrio. Mi colpì il sorriso e la tenerezza con cui si rivolse a me. È una piccola cosa consolare un bambino che piange, ma il sorriso di don Quadrio in quel giorno lontano mi è rimasto scolpito nel cuore.

* Per quanti anni ha potuto essergli vicino?

– Ho ritrovato don Quadrio nell’ottobre 1960, quando giunsi a Torino, nell’Istituto Internazionale Don Bosco (Crocetta). Proprio alcuni mesi prima gli era stato diagnosticato un linfogranuloma maligno; per lui cominciò un calvario durato tre anni. Io ho cercato di stargli vicino il più possibile.

Sono rimasto letteralmente stupito e commosso di fronte alla inesauribile pazienza, costanza, forza d’animo con cui egli sopportò questo male devastante. Non ho mai sentito uscire dalla sua bocca un benché minimo lamento. Mai.

Io l’ebbi per quasi tre anni mio confessore e direttore spirituale. E l’ho visto anche morire. Erano circa le 22,40 del 23 ottobre 1963. Egli giaceva supino sul letto e rantolava nell’agonia. Improvvisamente avvenne un potente sbocco di sangue, che lo soffocò. Nel mio piccolo notes, che conservo ancora gelosamente, annotavo: “È morto don Quadrio! Un sacerdote santo ed eroico! L’ho visto morire anche! Quale lezione! Un sacrificio cruento: uno sbocco di sangue!”.

* Quali erano le sue doti principali?

– Anzitutto una umanità ricca, profonda e coinvolgente, che lo portava istintivamente alla solidarietà ed alla condivisione. Nella formazione dei suoi chierici, insisteva moltissimo sulle virtù umane del sacerdote. Voleva che i futuri sacerdoti da lui formati fossero prima di tutto uomini autentici. Ma egli è stato anche, e soprattutto, un “uomo di Dio”, un “prete santo”. Realizzò nella globalità della sua persona armonica, l’incarnazione del “Cristo oggi”.

* Perché don Quadrio è da proporre come modello di sacerdote e di salesiano?

– Perché la santità caratteristica di don Quadrio è fatta di semplicità, di piccoli, apparentemente “minimi doveri”, come lui era solito chiamarli, da vivere però con fedeltà eroica nel quotidiano. Il Venerabile ha cercato di farsi santo nella verità della vita feriale, rifuggendo quasi istintivamente da eventi mistici straordinari, che avrebbero potuto prestare il fianco all’illusione e all’orgoglio, ma compiendo con amore straordinario l’ordinario di tutti i giorni. E sempre con quel sorriso luminoso sul volto, imparato da Don Bosco.
                                                                                       A cura di
Lorenzo Bortolin


IMMAGINE:
1 Venerabile D. Giuseppe Quadrio, salesiano - Disegno di NINO MUSIO, ELLEDICI
* Don Ferdinando Bergamelli è docente di Patristica presso la Pontificia Università Salesiana di Torino.

                                                                             



      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 3
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