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   PROBLEMI EDUCATIVI        ...........................................................................       Lettere a Suor Manu
   GRAZIE ....MA DI CHE?


"Mia figlia quattordicenne mi ha fatto una scenata incredibile: «Uffa mamma sei sempre lì che dici grazie, grazie, grazie... ma finiscila! Grazie di che? Le persone fanno il loro dovere, tu sempre lì a ringraziare... il postino, il negoziante, il vigile, il professore... ringrazi persino me... Basta, sei patetica!».
Mi ha un po’ spiazzata. Non so bene perché, ma ringraziare, per me, è un bisogno, ho imparato così dai miei genitori, ma forse non sono riuscita a insegnarlo ai miei figli...
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Nelle case salesiane la fine dell’anno scolastico prevede sempre la festa del Grazie. L’aveva inventata Don Bosco stesso e secondo me ebbe un’idea veramente geniale. In effetti saper dire grazie significa saper riconoscere i doni che si ricevono, significa avere uno sguardo positivo sulla vita e sulle persone, e questo sguardo positivo è proprio un po’ il segreto del sistema educativo salesiano.

Un uomo e una donna si sposarono in tarda età e con grande loro gioia e sorpresa ebbero un figlio. Lo allevarono con tutto l’amore e la cura possibili e, pur essendo molto poveri, lo mandarono alla scuola di un saggio perché crescesse nello spirito. Tornato a casa, il ragazzo aveva un unico desiderio: sdebitarsi in qualche modo con i suoi genitori. “Che potrei mai fare” chiese loro “di realmente gradito per voi?”. “La cosa più cara che abbiamo sei tu, figliolo” risposero i due anziani. “Se però vuoi proprio farci un regalo, procuraci un po’ di vino. Ne siamo golosi, e sono tanti anni che non ne beviamo un goccio...”.

Il ragazzo non aveva un soldo. Un giorno, mentre andava nel bosco a far legna, attinse con le mani l’acqua che precipitava da un’enorme cascata e ne bevve: gli parve avesse il sapore del vino più dolce e schietto. Ne riempì un orcio che aveva con sé e tornò in fretta a casa. “Ecco il mio regalo” disse ai genitori, “Un orcio di vino per voi”.

I genitori assaggiarono l’acqua e, pur non sentendo altro gusto che quello dell’acqua, gli sorrisero e lo ringraziarono molto. “La prossima settimana ve ne porterò un altro orcio” disse il figlio. E così fece per molte settimane di seguito. I due anziani bevevano l’acqua con grande entusiasmo ed erano felici di vedere la gioia fiorire sul volto del figlio. Avvenne così un fatto meraviglioso: i loro acciacchi scomparvero e le loro rughe si appianarono. Come se quell’acqua avesse qualcosa di miracoloso. È il miracolo del “grazie”.

Educare a ringraziare significa educare ad accorgersi di quanto è bella la vita, di quante persone sono un dono per noi, di quante meraviglie ci circondano.
Chi sa ringraziare sa riconoscere la presenza di Dio nelle tracce infinite del suo amore: i volti, il creato, i sentimenti del cuore. La domanda non è “Perché ringraziare?”, ma piuttosto: “Perché non ringraziare?”.

                                                Manuela ROBAZZA fma


IMMAGINE:
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       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2010 - 6  
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