Lo scrittore
Robert Musil, nel suo capolavoro Luomo senza qualità,
ci descrive una realtà umana che può aiutare a
capire la situazione esistenziale di tanti giovani di oggi. Ulrich,
il protagonista del romanzo, non avendo ereditato o definitivamente
acquisito qualità umane, deve conquistare qualunque qualità
da lui desiderata in un mondo impregnato di segnali sconcertanti,
repentini ed assolutamente imprevedibili. Finisce per cadere
in un modo di vivere con poco senso.
Un tempo la
società, come quella in cui è vissuto Don Bosco,
era ben strutturata, lenta e compassata nei cambiamenti. In essa
ognuno aveva un ruolo ben definito: Dio, re, religione, patria.
La famiglia si radicava nei valori e nelle tradizioni tramandate
dagli antenati. Le funzioni interne erano ben delineate. Nulla
era lasciato al caso.
I giovani dovevano
semplicemente assimilare, volenti o nolenti, i valori che venivano
loro proposti senza la possibilità di interloquire. In
questo contesto le parole ragione e religione assumevano valori
rassicuranti. Il termine di Don Bosco amorevolezza, invece, finiva
per suonare un po strano e contro la comune prassi educativa
costruita sullimposizione autoritaria, povera di relazione
amorevole. Lamore in famiglia cera, ma ben mimetizzato
dietro una ruvida scorza di autoritarismo, che esigeva unobbedienza
non certo dialogata. Chi non accettava queste usanze era emarginato.
Ora la situazione
è completamente ribaltata. Ulrich non è più
leccezione, ma la regola. La ragione e la religione, nellattuale
contesto giovanile, sono state duramente messe alla prova dallo
straripante nichilismo figlio di Nietzsche e del consumismo.
Lamorevolezza, invece, è diventata lautentica
sfida educativa salesiana di oggi, soprattutto se vissuta come
tenerezza robusta, presente, matura e maturante.
Nuove tribù
Il sociologo
Zygmunt Bauman parla nei suoi scritti della moderna società
definendola liquida. Secondo lui, lattuale
modo di vivere ha finito per liquefare nel mondo dellindifferenza
indefinibile non soltanto la società ed i sentimenti,
ma anche la gioventù. Le famiglie si sciolgono, le religioni
evaporano lasciando una struggente nostalgia di senso ultimo,
la politica ha abbandonato le rive del servizio per approdare
allutilitarismo individualista, i giovani, in grande maggioranza,
hanno perso il senso della bellezza della relazione per blindarsi
in una solitudine caratterizzata da una presenza ossessiva di
tecnologia, musica, chat, twitter, face book e relazioni virtuali.
Sono spuntate
nuove tribù di giovani. Sul palcoscenico della vita giovane
troviamo gli hikikimori di estrazione giapponese,
ma ormai presenti in tutto il mondo, che vivono da moderni eremiti,
chiusi nelle loro camere con la sola compagnia dei loro computer
trasformatisi in autentica paranoia. Ci sono i giovani balconing
che per dimostrare agli altri il loro coraggio, si divertono
a buttarsi nelle piscine dai piani alti degli alberghi, talora
lasciandoci la pelle o subendo gravi menomazioni. Ci sono i giovani
tutto rave party, tutto ketamina ed alcool, che spesso
finiscono per trovare la morte o seri danni cerebrali.
Ci sono i fumatori
ed i bevitori, che cercano un senso alla loro noia
nello spinello e nelletilismo. Ci sono i papa boy
che riempiono le piazze, ma lasciano deserte le chiese. Ci sono
quelli che si sbattono per un mondo più giusto, quelli
che pregano e quelli che sprangano, quelli che curano e quelli
che feriscono, quelli che vivono e quelli che vegetano... E poi
ci sono i componenti della famiglia salesiana che davanti a questa
realtà così poliedrica, si pongono il sempre attuale
interrogativo di Lenin: Che fare?.
Cuori coraggiosi
Un grande salesiano,
definito dal Bollettino Salesiano luomo delle Ande,
don Ugo De Censi, consiglia di proporre ai giovani non ciance,
ma testimonianza di vita, fatta di presenza continua in mezzo
a loro; di trasmettere il gusto dellimpegno gratuito e
sacrificato; di vivere in modo moderno, aggiornato ed essenziale;
di essere robusti, sinceri e leali nella relazione educativa;
di incarnare unautentica passione per Gesù; di ricordare
loro che nulla è dovuto, ma tutto deve essere guadagnato
con fatica e sudore; di non organizzare eventi, ma di vivere
un grande amore; di insegnare che la vita è unarte
alimentata dalla bellezza e dallarmonia.
Certo, è
un andare controcorrente rispetto alla mentalità di oggi.
Ci vuole un grande cuore coraggioso: quello del nostro Padre
Don Bosco: ancora attuale, ma così disatteso!
Ermete Tessore sdb
IMMAGINI:
1 I giovani vanno amati così
come sono e non per come appaiono. - © Photoxpress.com -
Foto Scott Griessel e Yam