Anno
nuovo, vita nuova, dice un proverbio italiano. E io, lo
dico subito, sono sicuro che questo 2011 sarà, comunque,
un anno diverso dai precedenti. Un anno in cui il Signore ci
chiede di essere più cristiani, testimoni
migliori. Testimoni non a parole ne sentiamo
troppe, e di ogni genere , ma con i fatti, con la nostra
vita quotidiana, con gesti talora piccoli, a volte soltanto con
un sorriso, che Dio ama immensamente ciascuno di noi.
Certo, ognuno di noi è chiamato a essere testimone in
modo diverso. Chi come sposa e madre di famiglia. Chi come lavoratore,
e quanto è difficile questa condizione in Italia negli
ultimi anni! Chi come suora o prete... pure salesiano. E poi,
vivere a Torino, nel quartiere del nostro caro Valdocco, è
diverso dal fare accoglienza ad extraeuropei nel centro salesiano
Santa Chiara a Palermo, così come essere suore
salesiane in Mongolia è diverso dallessere coadiutori
nel mio Messico. Limportante, però,
come dimostra tutta la vita del nostro Padre Don Bosco, è
dire di sì alla chiamata, alla proposta che Dio ha su
ciascuno di noi, al suo sogno su di noi. E a noi tocca semplicemente
dire di sì, e fare in modo straordinario le cose ordinarie.
Aiutare a capire
la vita
Un invito particolare lo rivolgo a chi, come me, ha superato
i sessantanni. Molti di voi si sono giocati
la vita come genitori e nonni, oppure come educatori negli oratori
e nelle scuole. Ebbene, proprio noi che abbiamo in più
il dono dellesperienza, dobbiamo essere più
testimoni per i giovani di oggi. Troppo semplice dire che sono
troppo diversi... Non li capisco più. Guardiamo
a Don Bosco. Anche lui ha conosciuto giovani difficili,
anzi i suoi primi ragazzi erano i più emarginati dalla
pur dignitosa Torino, e oggi il mondo (e noi salesiani per primi)
è sbalordito da quanto lui ha realizzato.
Come ho scritto nella mia Strenna, tocca a noi fare
nostra la sua esperienza a Valdocco, che crea un ambiente di
familiarità, di forte valenza spirituale, di impegno apostolico
ed accompagnamento spirituale, sostenuto da un intenso amore
alla Chiesa e al mondo. Tocca a noi, anche se non fossimo
sacerdoti e suore, manifestare la bellezza, lattualità
e la varietà della nostra vocazione salesiana: una vita
consegnata interamente a Dio al servizio dei giovani vale la
pena di essere vissuta. In una parola, tornare a Don Bosco
per vivere la propria vita ed aiutare a capire la vita
degli altri come vocazione e missione. Il tutto come un grande
dono vissuto nella centralità di Dio, nella fraternità
tra i consacrati e nella dedizione ai più poveri e bisognosi.
Testimoni di
chi non fa differenze
In altre parole, in famiglia, in parrocchia, negli oratori, nelle
scuole, dobbiamo creare, come a Valdocco, una cultura vocazionale,
caratterizzata dalla ricerca del senso della vita, nellorizzonte
della trascendenza, sostenuta e sospinta da valori profondi,
con carattere di progettualità, verso una cultura della
fraternità e della solidarietà. Poi, assicurare
laccompagnamento attraverso la qualità della vita
personale, leducazione allamore e alla castità,
la responsabilità verso la storia, liniziazione
alla preghiera, limpegno apostolico. Certo, mi dirà
qualcuno, nonostante lesempio, mio figlio ha compiuto
scelte opposte da quelle che desideravo. Però, laffetto,
lamore, il metodo preventivo prima o poi tornano
a galla. Ce lo ricorda Don Bosco, con i suoi primi ragazzi
di strada. Allora, che fare?, mi chiederà
quella persona. Rispondo: continuare a voler bene al figlio,
come ha sempre fatto, nonostante le difficoltà, anzi di
più, proprio perché ci sono difficoltà.
Insomma, il 2011 deve vederci tutti più cristiani
appassionati, amati da quel Maestro che ci ripete «Venite
e vedrete».
A margine,
una riflessione che riguarda la cara Italia. Questanno
il Paese festeggerà i 150 anni dellunità
nazionale. Ebbene Don Bosco si è sempre impegnato perché
i suoi ragazzi, spesso non originari di Torino, diventassero
onesti cittadini e buoni cristiani, e ha continuato
a farlo anche quando lui, buon cittadino del regno
di Sardegna è diventato cittadino di un regno dItalia,
non sempre amico della Chiesa. Ebbene, sul suo esempio, gli italiani
(e in particolare i salesiani, i cooperatori e voi lettori italiani)
devono essere testimoni di un unico Maestro, Gesù, e di
un Santo che non ha mai fatto differenze. Viviamo da salesiani
a Valdocco, a Bolzano o a Catania!
Un ricordo nella preghiera.
Don
Pascual Chávez Villanueva , Rettor Maggiore
IMMAGINI:
1 I giovani vanno amati così come sono
e non per come appaiono. - © Photoxpress.com - Foto Scott
Griessel e Yam