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        ATTUALITA' RELIGOSA:
        CONDIVIDERE LE GIOIE E I DOLORI
     
SINODO DEI VESCOVI DEL MEDIO ORIENTE

Un incontro «in cui abbiamo condivi- so le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le speranze dei cristiani del Medio Oriente. Abbiamo vissuto l’unità della Chiesa nella varietà delle Chiese presenti in quella Regione». Con queste parole lo scorso 24 ottobre, papa Benedetto XVI ha descritto, nell’omelia conclusiva, l’esperienza del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, che si è svolto in Vaticano.
Unità e diversità, fatiche e speranze, dialogo e testimonianza sono state le parole chiave di un confronto che ha riunito a Roma 185 padri sinodali, in rappresentanza di 5 milioni e 707 mila cattolici: l’1,6% della popolazione che vive in Arabia Saudita, Bahrein, Cipro, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria, Turchia, nei Territori Palestinesi e nello Yemen. Erano presenti al Sinodo anche i responsabili di 14 Dicasteri della Curia Romana e 19 Vescovi provenienti dai Paesi limitrofi all’area del Medio Oriente e dai Paesi europei e americani, dove sono presenti consistenti comunità cristiane originarie del Medio Oriente.

Due presenze salesiane

Tra loro, c’erano due presenze della Famiglia salesiana: mons. Ignazio Bedini, arcivescovo di Isphahan, in Iran, e don Piergiorgio Gianazza, vicario della comunità di Betlemme e docente al Centro Teologico Salesiano di Gerusalemme «Ratisbonne», che ha preso parte all’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo in qualità di «Adiutor Secretarii Specialis» o «Esperto».

All’Assemblea sinodale hanno inoltre partecipato come Delegati fraterni, i rappresentanti di tredici comunità ecclesiali, storicamente ben radicate nel Medio Oriente: «Un segno eloquente – ha sottolineato il Segretario Generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic – della volontà di proseguire il dialogo ecumenico che ha già dato tanti risultati positivi». Non sono mancati, infine, rappresentanti ebrei e dell’Islam.

Il tema del Sinodo era «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32)». Gli scopi: «confermare e rafforzare i cristiani nella loro identità mediante la Parola di Dio e i Sacramenti» e «ravvivare la comunione ecclesiale tra le Chiese». Finalità pastorali, queste, che il Sinodo ha ribadito, richiamando l’importanza di una rinnovata comunione a livello catechetico e di promozione umana.

Pregare per la pace

Tra i temi emersi dal dibattito, la centralità della Parola. «I nostri fedeli hanno grande sete della Parola di Dio», ha detto Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti, nella Relatio post disceptationem, la sintesi degli interventi, presentata il 18 ottobre. «Abbiamo bisogno – ha proseguito – che la Parola di Dio sia il fondamento di qualsiasi educazione e formazione, nelle nostre famiglie, Chiese, scuole».
Tra le sfide lanciate: la lotta all’emigrazione, alla mancanza di libertà religiosa, al fondamentalismo. Non poteva mancare un richiamo alla Vergine, aiuto e consolazione dei cristiani in ogni parte del mondo, ma anche figura rispettata dall’Islam e quindi, importante nel dialogo con i musulmani.
Un appello infine a lavorare per la pace e l’unità è stato ribadito con veemenza anche dal Papa nella celebrazione conclusiva: «Chiedete pace per Gerusalemme, ci dice il Salmo. Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo per la pace nel Medio Oriente, impegnandoci affinché tale dono di Dio offerto agli uomini di buona volontà si diffonda nel mondo intero».

                                                                                            Federica Bello
                                                              



      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2011 - 01  
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