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  VITA DELLA CHIESA: La persecuzione dei Cristiani nel mondo
     COMPLETO NELLA MIA CARNE...

È stato molto triste, il primo giorno dell’anno 2011, leggere della strage (22 morti e 80 feriti) di cristiani copti avvenuta in una loro chiesa ad Alessandria d’Egitto. Erano andati a ringraziare e a chiedere grazie al Dio della Vita per il nuovo anno e sono stati uccisi. Episodio simile in un’altra chiesa cristiana a Bagdad alcuni mesi prima. La matrice? Sempre la stessa: il terrorismo islamico (in questo caso Al Qaeda). Continua così la persecuzione dei Cristiani, nell’indifferenza dei governi di quei paesi e di quelli occidentali.

Pochi giorni dopo, il 7 gennaio 2011, ecco la ferma denuncia del presidente Sarkozy: “Non possiamo accettare quello che appare sempre di più come un piano particolarmente perverso di epurazione dei cristiani in Medio Oriente”. Finalmente qualcuno ha parlato chiaro, anche perché questa epurazione dei cristiani è già in atto da vario tempo in paesi musulmani (e non solo in Medio Oriente) dove vige la Legge islamica (la sha’ria), o dove si vuole imporla con la forza.
Non può non venire in mente la parola di Cristo: “Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi”. È proprio vero, anche oggi.

San Paolo, ben addentro nel mistero di Cristo Salvatore, ha scritto: “completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Che significa questo? Non certamente che il sacrificio di Cristo sia stato insufficiente ad operare la salvezza del mondo intero. Lui stesso morendo in croce disse “Tutto è compiuto” (Gv 17,4). Sacrificio infinito, perfetto. Ma senza la nostra libertà non ci si può salvare.

Per la nostra salvezza siamo dei veri collaboratori di Dio.

Tutto l’impegno serio e quotidiano, tutte le sofferenze sofferte insieme a Cristo Capo e nel suo nome, per noi stessi e per il prossimo sono un vero aiuto alla salvezza di tutta la Chiesa, di tutta l’umanità, poiché Cristo è morto per tutti.

Il pensiero del valore salvifico, per noi e per gli altri, delle nostre sofferenze, quelle volontarie e specialmente quelle involontarie come nella persecuzione, accettate in unione al sacrificio di Cristo, è stato formulato con forza da Pio XII nell’Enciclica sul Corpo Mistico (n. 42).

Perché questo? Semplice: Dio non ci salva come un “deus ex machina”, perché l’uomo non è un automa ma un essere libero e responsabile. Il Dio di Gesù Cristo aspetta anzi desidera la nostra collaborazione attraverso l’impegno quotidiano di lavoro fatto nell’amore, attraverso la sofferenza e la morte che accettiamo anche in favore degli altri.

E crediamo che anche le sofferenze, le persecuzioni e la morte violenta subite da tanti nostri fratelli e sorelle, autentici martiri, aiutino noi stessi a perseverare nella fede, a “salvare” questo nostro mondo rendendolo più vivibile.

                                                                                                        MARIO SCUDU sdb


“Ci stringiamo con profondo e solidale affetto ai fedeli di tutte quelle comunità cristiane, in Asia e in Africa, che in questo tempo rischiano la vita o l’emarginazione sociale a causa della fede. Vediamo qui realizzarsi lo spirito delle beatitudini del Vangelo per coloro che sono perseguitati a causa del Signore Gesù (Mt 5,11), (Benedetto XVI, Verbum Domini 98).

“Mistero certamente tremendo né mai sufficientemente meditato, come cioè la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni a questo scopo intraprese dalle membra del mistico corpo di Gesù Cristo” (Pio XII, MC 42).


IMMAGINE:
Il “Monte delle Croci” vicino a Šiauliai, in Lituania: ve ne sono deposte oltre 50 mila. Il luogo, simbolo dell’identità nazionale lituana, è stato visitato da papa Giovanni Paolo II il 7 settembre 1993.


         RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2011 - 2  
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