Don Pascual Chavez Villanueva, nono successore di san Giovanni
Bosco, ci racconta i segni e i valori di un santo che sopravvivono
ancora oggi in tutto il mondo come punto di riferimento per i
giovani. Lo abbiamo incontrato il 31 gennaio in occasione della
festa di don Bosco a Torino.
Don Pascual
Chávez Villanueva, Lei è il nono successore di
un santo - Giovanni Bosco - che per Torino, ancora oggi, rappresenta
un punto di riferimento e che ha lasciato in questa città
un'immensa eredità, fatta di luoghi, persone e valori.
Quali sono i segni della presenza di don Bosco negli altri continenti?
"Innanzitutto
sono i suoi figli. Quello che è nato qui come un piccolo
seme - stando alla parabola del Vangelo - si è sviluppato
fino a convertirsi in un grande albero. Oggi siamo presenti in
130 paesi del mondo, quella che era stata l'intuizione originaria
di don Bosco, con la fondazione dei Salesiani e le Figlie di
Maria Ausiliatrice, si è sviluppata fino a dare origine
ad una famiglia di 30 gruppi appartenenti. Questo ha dato luogo
a molteplici espressioni di opere in cui si realizza la missione
salesiana impegnata nei campi dell'educazione, della promozione
umana, della comunicazione sociale e nell'evangelizzazione".
L'esempio di
un santo dell'Ottocento in grado di capire le esigenze dei giovani
di ieri, quanto è attuale oggi?
"Continua
ad essere molto attuale, direi. In fondo, anche se i giovani
sono differenti, culturalmente sono più sensibili a certi
valori e più restii ad altri, anche se sono eredi di esperienze
familiari di un tessuto sociale differente rispetto a ciò
che affrontava don Bosco, i bisogni assistenziali e gli interrogativi
sono sempre gli stessi. Ogni persona ricerca il senso della propria
esistenza, le risposte ai grandi interrogativi che non sempre
vengono esplicitati, restando latenti, e che richiedono una risposta.
Come diceva don Bosco, c'è un elemento chiave per entrare
in comunicazione profonda con i giovani: il sentirsi amati. Quando
don Bosco definiva l'educazione come "una cosa del cuore"
intendeva conquistare il cuore dei giovani, aprire le porte del
cuore per plasmarlo e orientarlo alla pienezza di vita in Cristo.
Da questo punto di vista la Missione Salesiana continua quindi
ad essere sempre valida oggi come 150 anni fa e forse ancora
di più".
Don Bosco e
San Francesco di Sales cosa direbbero oggi ai giovani che vivono
le difficoltà nella formazione, nell'orientamento e nel
lavoro?
"Alcune
cose dipendono da loro, dai giovani, altre dipendono dalla politica
di Stato. Esso ha la responsabilità, il dovere, di creare
opportunità di educazione e di lavoro. Non farlo è
una mancanza di responsabilità dello Stato, non è
un optional ma un suo dovere. È un dovere scommettere
sull'educazione con tutte le conseguenze che questo comporta.
I giovani, naturalmente, devono rendersi conto che non si può
prolungare indefinitamente l'adolescenza senza prendere decisioni.
Questo significa sprecare una fase della vita importante per
il futuro. Altre cose si possono recuperare, questo tempo no.
Si devono sviluppare i valori. Il valore supremo, infatti, non
è la libertà come ci viene presentata spesso oggi
ma è cosa fai con la libertà. Il valore supremo
- dirà Gesù - è l'amore: "Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli
uni per gli altri". Essendo libero da tutto, Gesù
ha potuto servire gli altri. Nello stesso tempo, fare esperienza
in sé non è il valore supremo ma il fare esperienza
di valori, altrimenti si rischia di passare da una sensazione
all'altra, senza viverne nessuna in pieno. Se invece cerco di
fare esperienza di quei valori che configurano e determinano
la mia personalità allora sto ricercando qualcosa di diverso,
facendo della propria vita qualcosa di grande. È importante
essere sempre in un processo di formazione della persona consapevoli
della responsabilità delle proprie scelte e non scelte.
La responsabilità dei giovani è prendere in mano
la propria vita ed essere architetti del proprio destino, altrimenti
non si costruisce nulla.
Giovanni Bosco a nove anni ha avuto un sogno e avere sogni orienta
la propria vita verso un disegno più grande. Anche questo
deve servire da esempio ai giovani che possano essere responsabili
come uomini, dalla formazione professionale all'impegno sociale
e civile e non solo mossi dalla realizzazione personale ma rivolti
al bene comune".
Quali valori
sono irrinunciabili oggi?
"Nel messaggio
che ho lanciato ai giovani del Movimento Giovanile Salesiano,
mi sono collegato all'esperienza della Giornata Mondiale della
Gioventù che ha messo in luce un tipo di giovani capaci
di rappresentare una promessa per il futuro. Non soltanto per
la chiesa ma per la società. Giovani altamente qualificati,
impegnati nel mondo del lavoro che vogliono manifestare la voglia
di incontrare il signore Gesù e la loro fede, convinti
che sia bello creare una società solidale e sensibile,
responsabile di se stessa, conscia quindi dei propri limiti,
delle proprie mancanze e responsabilità; è un segno
di speranza per questa società che a volte sembra disperata
e perduta. Appare spesso tutto legato all'economia, in questo
non mi ritrovo: l'economia non è un valore supremo ma
è al servizio della società e la politica deve
prendere in mano la sua responsabilità di regolare l'economia,
altrimenti siamo in mano a poteri che esistono e sono invisibili".
Un ultimo messaggio
da lasciare ai giovani?
"I giovani
devono aver voglia di essere felici, senza perdersi in fasulli
paradisi inconcludenti. Per fare questo è necessario vivere
la vita con responsabilità, senza farci guidare dagli
altri - come in una crociera, in una nave in cui siamo solo passivi
passeggeri - ma, come ho già detto, prendere in mano la
propria vita e rappresentare la novità".
Emanuele
FRANZOSO