Quando l'innamoramento,
"campione gratuito" d'amore, può trasformarsi
in un ingrediente capace di rifondare la vita? Ne abbiamo parlato
con don Ezio Risatti.
Tentare di
spiegare cosa sia l'amore è, forse, la "mission"
più "impossibile" dell'universo. Come provare
a descrivere il sapore dell'uva che, in questi giorni d'inizio
autunno, viene raccolta per essere servita in tavola o trasformata
in vino.
Solo chi ha la fortuna di vivere l'esperienza dell'innamoramento
e di abbandonarsi alla sua forza travolgente può avere
un saggio di cosa sia l'amore. Anche se non è detto che
si tratti di quello con la "A" maiuscola
Per provare a capirne di più ci siamo rivolti a don Ezio
Risatti, preside del corso di laurea in Psicologia della comunicazione,
che ha sede nella Scuola superiore di formazione "Rebaudengo"
di Torino.
Aprire il cuore
all'altro
Quando possiamo
dire di aver intrapreso un cammino di maturazione affettiva?
"Quando acquisiamo la consapevolezza che è innamorandoci
che impariamo ad amare. Quando, anche se la storia che credevamo
fosse "per sempre" è finita, diventiamo comunque
più capaci d'innamorarci. Il cammino verso la maturità
affettiva, infatti, consiste proprio nell'accrescere la capacità
di innamorarci delle persone che ci circondano in maniera sempre
maggiore e più profonda".
Come in una
specie di reazione a catena?
"Sì. Ogni amore comincia con un innamoramento e può
coinvolgere un numero illimitato di persone. Se il partner di
cui siamo innamorati ha - per esempio - un fratello e una sorella,
impareremo a innamorarci anche di loro. Si tratterà, naturalmente,
di un tipo d'innamoramento diverso da quello che proviamo per
il partner, ma che ne conserverà intatte le caratteristiche
essenziali: la caduta della barriera dell'incomunicabilità,
l'apprezzamento per il loro valore come persone al di là
dei difetti e dei limiti
Una persona affettivamente matura
vuole bene al partner, ai figli, ai parenti, ai vicini, ai colleghi
di lavoro: belli e brutti, ha imparato ad amarli tutti".
Un amore che
sembra non conoscere barriere
"La verità è che chi sa amare, ama le persone
più diverse. È come un bravo ritrattista, che sa
riprodurre le fattezze delle persone belle e di quelle brutte.
Ammirando gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina
notiamo che non raffigurano solo persone belle, ma non ci sogniamo
di affermare che egli non sapeva dipingere perché raffigurava
esseri brutti. La sua grandezza sta, anzi, nell'aver saputo riprodurre
anche la bruttezza. Allo stesso modo, la capacità di amare
spinge a innamorarsi non solo delle persone affascinanti, ma
anche di quelle che il fascino non sanno neppure dove stia di
casa. Leggendo la vita di molti santi scopriamo che amavano gli
ultimi, i poveri e i malati. E non li amavano certo perché
fossero belli, fascinosi e attraenti, ma perché erano
capaci di amare".
Un amore più
forte della morte
In linea teorica,
quanto tempo ci vuole per innamorarsi di una persona?
"Dipende. Mi emoziona sempre il capitolo diciannovesimo
del Vangelo di Matteo, quando Gesù, un giorno, incrociò
un giovane che gli domandò: "Maestro, che cosa devo
fare per avere la vita eterna?". E Gesù gli rispose:
"Osserva i comandamenti!". "Ma quali comandamenti?",
replicò il giovane. "Non rubare, non dire falsa testimonianza,
onora tuo padre e tua madre", continuò Gesù.
"Maestro, ma io queste cose le ho fatte fin da quando ero
piccolo!", affermò il giovane. E Gesù - racconta
Matteo - lo guardò e lo amò. Immaginiamo di cronometrare
quell'incontro: quanto c'è voluto perché Gesù
si innamorasse di quel giovane? Trenta secondi? Un minuto? Veramente
poco! La vita di Gesù è costellata di episodi simili".
Quali sono
le "conseguenze" della capacità di amare?
"Innanzi tutto la gioia della gioia dell'altro. In un'idea
di amore perfetto, se l'altro ha cento di gioia, io sento risuonare
dentro di me tutta la sua gioia: la sua gioia è la mia
più grande gioia e non c'è spazio per l'invidia.
San Francesco di Sales, a questo proposito, definisce l'amore
"qualcosa che esce da me e va verso l'altro" ed è
in questo senso che - nella realtà dell'amore - due persone
che si amano non hanno bisogno di nulla per essere felici: è
sufficiente per loro il fatto che si amino".
Ed è
per questo che si è disposti a compiere rinunce per la
gioia dell'altro?
"Sì. Essere consapevole che la gioia dell'altro rappresenta
per me una gioia più grande fa sì che io sia disposto
a compiere rinunce per procurare gioia. Se è rimasta una
pagnotta di pane e siamo in due ad aver fame, so che se la mangio
io sono contento e che se la mangia la persona che amo lo sono
ancora di più. E allora gliela lascio. Episodi simili
accadono tutti i giorni e possono giungere fino all'offerta della
vita. Non per nulla Gesù, nel Vangelo, dichiara che "non
c'è gioia più grande, non c'è amore più
grande, di chi dà la vita per i propri amici". E
lui, che di amore se ne intendeva, ha affrontato la passione
e la croce per una gioia più grande: la sua sofferenza
è stata immensa, ma era motivata dall'amore. Ed è
lecito pensare che se avesse scelto qualche "scorciatoia"
egoistica alla passione e alla croce avrebbe indubbiamente sofferto
di più".
C.
TAGLIANI