Individualisti o aperti
al bene comune? Nel pieno della crisi economica, gli italiani
si scoprono "affamati" di valori
"Perché
io valgo!", recita una nota pubblicità di cosmetici.
Uno dei tanti modi per esaltare l'individualismo nascosto in
ognuno di noi.
Ma forse la reclame non conta più come un tempo. In un
momento in cui ogni certezza dell'uomo moderno sembra "in
crisi", dal lavoro in fabbrica alle vacanze estive, gli
italiani si scoprono "affamati di valori".
Insomma, dopo il miracolo economico degli anni Sessanta, infatti,
la vera sorpresa di questi ultimi mesi è la ripresa della
ricerca di un sistema di valori oggi: dal bene comune alla famiglia,
al rispetto della legge, alla moralità e perfino alla
spiritualità.
È tutto documentato da una recente indagine del CENSIS,
che fotografa la nuova mappa dei riferimenti etici nel Belpaese.
Come si evidenzia nello studio, se negli anni '70 la crescita
generale del reddito destinato alla spesa offre il primo slancio
a "una società dei comportamenti individuali, dei
consumi come fattore caratterizzante degli individui", e
negli anni '80 l'individualismo diventa "lo straordinario
motore dello sviluppo di massa, ma anche il modo di essere, di
percepire la propria esistenza ovunque, non solo nell'economia
e nell'impresa", l'avvento della cosiddetta "società
liquida" ha eroso un poco alla volta il sistema di sicurezze
dell'uomo moderno, lasciando spazio alla precarietà ad
ogni livello. Compreso quello dei sentimenti e delle relazioni
tra le persone.
Così, a furia di svagarsi tra i negozi del centro commerciale
e i monitor lcd all'ultimo grido, chattando con mezzo mondo dal
chiuso di una stanza, in tanti hanno iniziato a percepire un
grande vuoto attorno, e nessun salvagente a cui aggrapparsi.
E sono corsi ai ripari, alla ricerca di un riferimento concreto.
Alla ricerca
di una boa nella società liquida
Il senso della
famiglia resta al primo posto tra i valori condivisi dalla popolazione.
Nell'oceano delle incertezze, le figure di mamma e papà
recuperano un'autorevolezza (e una responsabilità) che
sembravano destinati a perdere: il 65,4% degli italiani hanno
riscoperto l'importanza come modello delle figure genitoriali,
e in particolar modo del padre. Un sentimento più accentuato
al Sud e nelle isole (75,2%), meno al Nord Ovest (55,1%), ma
sempre molto alto.
Nel 1988, allo stesso quesito la risposta era sta totalmente
differente: meno del 15% vedeva il padre come esempio. Al più,
i modelli potevano essere uomini politici, rock star o supereroi.
Ma in generale, per quasi il 37% degli intervistati il vero modello
era se stesso. Oggi, invece, ad avere bisogno di un maestro ispiratore
è più del 59%.
È vero che la società liquida ha precarizzato anche
i legami affettivi, ma più del 90% della gente si dichiara
comunque soddisfatto delle relazioni familiari. Per il 76% degli
italiani il matrimonio è ancora considerato un'istituzione
ferrea, e il 54% gli riconosce il ruolo di garante della solidità
della coppia.
Nei rapporti con il prossimo, oltre la metà della popolazione
considera fondamentale la solidarietà: "una fiducia
reciproca di cui nessuno parla, fatta di piccole gentilezze,
ma anche di controllo sociale, di attenzione, di vigilanza -
spiegano gli esperti del CENSIS - È il bisogno di riscoprire
l'altro, iniziando dal più vicino. Anche se è un
processo ancora embrionale, emerge un desiderio di 'uscire' da
sé per andare verso gli altri è invece diffuso
e profondo, di ricominciare a "darsi del tu"".
Oltre l'umano
A sorpresa,
però, dopo il gusto per la qualità della vita -
chi non ha mai detto, almeno una volta: "se c'è la
salute c'è tutto"? -, sul terzo gradino del podio
dei valori la ricerca demoscopica mostra la ricerca di Dio.
Secondo quanto dichiarato al CENSIS, l'82% degli italiani è
convinto che al di là della realtà materiale deve
esistere qualcos'altro. E mentre parla, guarda per così
dire "in alto". Pensa cioè a una sfera trascendente.
Il dato potrebbe non stupire, considerato che l'Italia è
storicamente una nazione cattolica, vicina di casa del Vaticano.
Ma nel corso degli ultimi decenni la mentalità è
cambiata, complici il benessere e un forte impatto dei mass media.
Evidentemente aumenta il numero di chi sente il bisogno di porsi
le domande fondamentali sull'esistenza, rinunciando al primato
dell' "io", anche se - dopo anni trascorsi a lezione
dalla tv - faticano a individuare la via da percorrere.
Questo almeno sembra trasparire dai dati raccolti dal CENSIS:
mentre, infatti, il 66% di chi si è accorto dell'importanza
della sfera spirituale si dichiara credente (e il 16% lo pensa
pur non dichiarandosi osservante), la stessa percentuale dice
di non essere entrata mai in una chiesa, contro un 33% che sostiene
senza remore di recarvisi almeno una volta alla settimana.
Tuttavia, l'indagine evidenzia anche che il 68,9% degli intervistati
è convinto che la forza spirituale degli italiani sia
ancora accesa. Una sensazione che non ha età e coinvolge
perfino i più vecchi, che eravamo abituati a sentirsi
lamentare dei "valori di una volta che non ci sono più".