"Il regno
dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un
uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti
i suoi averi e compra quel campo". (Mt 13,44)
La parabola
ci presenta il fortunato scopritore del tesoro mentre lo nasconde
di nuovo e pieno di entusiasmo, fa i suoi conti e raccoglie tutte
le sue risorse per "investire" in quel terreno. Una
scelta che oggi definiremmo sanamente laica e cristiana. Per
l'uomo della parabola il campo è, infatti, quanto di più
prezioso possa possedere, e il tesoro potrebbe cambiargli la
vita: non gli pesa dover vendere "tutti i suoi averi"
per farne l'acquisto.
Il tesoro è nel campo: la presenza di Dio è già
nel campo della nostra piccola storia quotidiana come nelle grande
storia dell'umanità. Trovare il tesoro, allora, vuol dire
investire tutte le energie per farlo diventare proprio, cambiare
la vita, diventare donne e uomini di Dio "in questo mondo,
in questo tempo".
Il nostro "quotidiano", pieno di sacrifici e di possibilità
è, dunque, il "luogo teologico" della nostra
missione cristiana. Noi ci viviamo con simpatia, fiducia, accoglienza
e con una inedita "passione" per scoprirvi i segni
positivi della sua originale bontà nel progetto di Dio:
per quanto segnato dal peccato e dal male, il mondo ha ritrovato
la sua dignità nell'Incarnazione. Con l'"evento Cristo",
la salvezza fermenta la storia, si alimenta al tessuto stesso
della storia e dell'esistenza personale.
Riflettere
cristianamente sulle vicende umane
La missione
cristiana "dal di dentro del mondo" per trovare il
"tesoro" è la chiave per cercare con chi ci
sta accanto, originali cammini cristiani di discernimento nell'esperienza
quotidiana. In questo modo consentiamo e facilitiamo al nostro
ambiente di vita di dare e di mettere a fuoco tutte le potenzialità
di bene che possiede. Di assumere e perfezionare la propria identità
e funzione a vantaggio della gente a cui è diretto.
In particolare, contribuiamo alla realizzazione, al miglioramento
delle strutture in cui operiamo, o anche alla sostituzione delle
leggi. Prendiamo su di noi e condividiamo le responsabilità
civili ed ecclesiali negli organismi concreti di vita, con i
loro vantaggi e i loro limiti. Contestualmente nutriamo la consapevolezza
che il dedicare o l'aver dedicato la propria esistenza a farci
cristianamente carico delle situazioni e delle persone ha migliorato
e migliora anche noi e il nostro atteggiamento di fronte alla
vita.
Lo sforzo quotidiano di riflettere cristianamente sulle vicende
umane che ci sono affidate, ci insegna a pensare e giudicare
con rispetto, evitando la rigidità; talvolta è
più facile cadere nel luogo comune, nel pettegolezzo,
nel pregiudizio, ecc. In questi giorni il figlio di un commerciante
del borgo dove vivo, un ragazzo riccioluto e garbato, si è
presentato al bancone del negozio con la "rasta". I
commenti sono stati tanti e vari, e il ragazzo, dapprima divertito,
poi non ha più gradito le valutazioni. Anch'io, ignara
di quei commenti, ho voluto dire la mia: "Che cosa ci vuoi
comunicare con questa novità?". Il ragazzo mi ha
guardata stupito: "Lei è la prima che si è
accorta di me, di quello che anch'io posso pensare".
L'assunzione di responsabilità e l'interesse verso chi
ci sta accanto ci fa trovare il "punto su cui far leva"
per una comunicazione che può preparare a domande di senso
profondo ed anche all'incontro con Dio. È dare uno spazio
simpatico all'amorevolezza salesiana che ci fa vedere "in
positivo" realtà, comportamenti e la nostra stessa
vita; e ci porta a sottolinearne i valori più che i limiti,
in definitiva a vivere con ottimismo cristiano.
La bellezza della meta nulla toglie alla fatica per perseguirla.
Ogni sera ci trova riconoscenti al Signore per la sua fiducia
nell'averci affidato il campo di lavoro e di vita. Insieme alla
consapevolezza con cui ci rende responsabili di chi vive con
noi: "Se la sentinella non avrà suonato il corno,
io chiederò conto alla sentinella" (cf Ez. 33,6).
Questo mondo
è per noi il luogo della nostra santità
Infine, "c'è
gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n'è altra
che egli lascia nella moltitudine, che non ritira dal mondo [
]
gente che si incontra in una qualsiasi strada. Noi crediamo con
tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove
Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità".
(Madeleine Delbrêl, "Noi delle strade").
Essere persone libere per amare di più, per avere la possibilità
di provare interesse e solidarietà senza curarci del ritorno,
rende preziosa e soddisfatta la nostra vita: è la risposta
alla nostra ricerca del "tesoro nel campo" che ci realizza.
Nella Famiglia Salesiana le Volontarie di Don Bosco condividono
il comune sforzo umano di investire le energie apostoliche nella
ricerca della presenza di Dio dove vivono, nella scelta della
solidarietà al mondo, in una vera e propria "passione
per il mondo". Lì attualizzano la loro missione-consacrazione
professando i Consigli evangelici per la costruzione del Regno
di Dio e cui si riferisce la parabola "il regno dei cieli
è simile a un tesoro nascosto in un campo". E questo
come unica scelta di vita.
La novità di questo Istituto secolare salesiano è
nella scelta dei suoi membri di vivere nel mondo; ma è
soprattutto di riconoscere che dal mondo può scaturire
la salvezza, che il mondo custodisce il segreto: Dio è
presente, ha posto in esso i germi della sua redenzione. Dunque,
si tratta non soltanto di immetterveli dall'esterno, ma di scoprirli
dal di dentro, di esplorarne le possibilità latenti e
di darvi piena espansione e maturazione. È un nuovo stile
di incontro con il mondo, il campo in cui il tesoro è
già depositato, in cui e farlo riemergere in tutta la
sua attrattiva. Il tesoro è nel campo: rimaniamoci operosi!
(Orma Ricci)
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